“Non vive solo di pane l’uomo. Io, se avessi fame e fossi indifeso per strada, non chiederei un pane; chiederei mezzo pane e un libro. E io attacco violentemente da qui coloro che parlano solo di rivendicazioni economiche senza mai nominare le rivendicazioni culturali, che è ciò che i popoli chiedono. È bene che tutti gli uomini mangino, ma che tutti gli uomini sappiano. Che godano tutti i frutti dello spirito umano perché il contrario è trasformarli in macchine al servizio dello Stato, è renderli schiavi di una terribile organizzazione sociale.
Io provo molta più pena per un uomo che vuole sapere e non può, che per un affamato. Perché un affamato può facilmente placare la sua fame con un pezzo di pane o con qualche frutto, ma un uomo che ha voglia di sapere e non ha mezzi soffre di una terribile agonia perché sono libri, libri, molti libri che ha bisogno e dove sono questi libri?
Libri! Libri! Ecco una parola magica che equivale a dire “amore, amore” e che i popoli dovrebbero chiedere come chiedono pane o come desiderano la pioggia per le loro sementere. Quando l’insigne scrittore russo Fódor Dostoevskij, padre della rivoluzione russa molto più di Lenin, era prigioniero in Siberia, lontano dal mondo, tra quattro mura e recintato da desolate pianure di neve infinita, chiedeva aiuto in lettera alla sua lontana famiglia, diceva solo: “Mandatemi libri, libri, molti libri affinché la mia anima non muoia!”. Avevo freddo e non chiedevo fuoco, avevo una sete terribile e non chiedevo acqua, chiedevo libri, cioè orizzonti, cioè scale per salire in cima allo spirito e al cuore. Perché l’agonia fisica, biologica, naturale di un corpo per fame, sete o freddo dura poco, molto poco, ma l’agonia dell’anima insoddisfatta dura tutta la vita.”
—FEDERICO GARCIA LORCA—
Ho trovato questo brano di Federico Garcia Lorca (1898-1936) particolarmente illuminante.
Associare l’Amore alla Conoscenza è sicuramente un atto pieno di coraggio. In un momento storico come questo, in cui si tendono a svalutare entrambi i termini, quasi fossero concetti obsoleti e svuotati di contenuti, appare forse pleonastico riportarli sotto i riflettori, porli in un contesto di pubblico confronto.
Garcia Lorca ci dice: “Che godano tutti i frutti dello spirito umano perché il contrario è trasformarli in macchine al servizio dello Stato, è renderli schiavi di una terribile organizzazione sociale”.
Quello che oggi, con una vena di timore e di malcelata ironia viene definito Deep State, ovvero l’insieme di quei presunti organismi, legali o no, che grazie ai loro poteri economici o militari condizionano l’agenda degli obiettivi pubblici a prescindere dalle strategie politiche degli Stati del mondo, sembra non essere interessato a tenere alta l’asticella della cultura delle popolazioni, in molti casi, come vediamo anche nel nostro Paese, tale barra sembra quasi appoggiata per terra.
Come ben sappiamo la cultura viene considerata un nemico da combattere da tutti coloro che desiderino evitare il contradditorio e il dialogo per poter esercitare senza problemi il proprio potere autoritario.
Secondo questa visione coloro che sono in grado di pensare autonomamente rappresentano il nemico, l’avversario pericoloso che potrebbe mettere in discussione i progetti e le varie agende puntualmente programmate.
Coloro che pensano, esercitano un contropotere tale da mettere in crisi coloro che si comportano da burattinai istillando ogni forma di paura e di falsi messaggi, attraverso tutti i mezzi di comunicazione disponibili.
George Orwell nel romanzo 1984 descrive la dittatura del pensiero unico: “al regime non basta mantenere il potere ed esercitarlo a proprio piacimento. No, vuole manipolare la mente dei cittadini, pretendendo non solo la loro sottomissione fisica, ma anche quella psicologica”.
La manipolazione risulta indispensabile per raggiungere l’Effetto Sonno, ovvero la completa privazione di un pensiero critico in grado di mettere in discussione le decisioni più gravi, concordate per instillare idee e attivare comportamenti contrari ai noti principi di libertà.
Il grande Maestro spirituale armeno Georges Ivanovič Gurdjieff (1866-1949) ammoniva spesso i propri discepoli, facendo loro notare che la maggior parte dei comportamenti erano dettati dall’abitudine e dagli automatismi: essi si comportavano come automi privi di consapevolezza, corpi di morti che non sanno neppure di esserlo…
La visione di Gurdjieff è sicuramente molto spietata, ma contiene una grande parte di Verità.
La politica non smentisce sicuramente queste filosofiche osservazioni, producendo esempi di potere occulto e di palesi manipolazioni che appaiono sempre più evidenti.
Molti Governi che si definiscono democratici agiscono proprio determinando e alimentando tali inganni, con il risultato che il cittadino crede, illusoriamente, di essere protagonista della propria dimensione politica, quando non gli è neppure concesso di scegliere i propri candidati.
Garantire un alto livello culturale alla popolazione può essere altamente controproducente per i sopracitati motivi. Questo spiegherebbe la scarsa attenzione verso la classe insegnante, indiscutibilmente malpagata, poco considerata e poco preparata ad affrontare e gestire le difficili dinamiche delle nuove generazioni di studenti.
Garcia Lorca cita il valore dei libri e la sete di conoscenza che potrebbero placare il desiderio di leggere tra le righe quanto avvenga nel mondo; queste sue parole sembrano stridere con la realtà dei fatti della situazione odierna dove durante la serata finale del Premio Strega 2023, l’ex Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano (Governo Meloni – 22 ottobre 2022 al 6 settembre 2024) ha fatto intendere di non aver letto i libri finalisti, pur avendoli votati.
La leghista Lucia Borgonzoni (dal 23 marzo 2018 senatrice della Repubblica per la Lega per Salvini Premier e dal 1º marzo 2021 sottosegretaria di Stato al Ministero della cultura nei governi Draghi e Meloni) nella squadra dell’esecutivo Draghi disse: “Non leggo un libro da tre anni“.
Le cose non sembrano migliorare valicando le Alpi:
Il 30 Ottobre del 2014 il ministro francese della Cultura, Fleur Pellerin (esponente del Partito Socialista), partecipando come ospite ad una trasmissione televisiva, nel corso di un’intervista ha parlato dello scrittore francese Patrick Modiano, il quale, all’inizio del mese, è stato insignito del premio Nobel per la letteratura. Pellerin ha detto di aver partecipato ad un “meraviglioso pranzo” in compagnia di Modiano poco dopo l’assegnazione del premio di quest’anno. Quando però le è stato chiesto quale dei libri scritti da Modiano fosse il suo preferito, il ministro ha ammesso di non averne letto nemmeno uno…
Torniamo a Garcia Lorca:
“Libri! Libri! Ecco una parola magica che equivale a dire “amore, amore”.
Il poeta e drammaturgo spagnolo ponendo in relazione i libri con l’amore, compie, come si è detto, un gesto leggendario in grado di scuotere l’anima del lettore.
Questa ardita associazione sembra collegare un concetto concreto come un libro al più profondo sentimento che essere umano possa provare.
Spesso un buon Maestro si distingue proprio per essere in grado di sviluppare una naturale empatia con i propri allievi, trasmettendo loro il proprio amore per la conoscenza.
Se Fódor Dostoevskij, durante la lunga prigionia, chiedeva libri piuttosto che cibo, significava che la sete del sapere era diventata inestinguibile e i libri erano l’unico strumento per restare in vita, per far vivere la propria anima.
È desolante scoprire che solo pochissime persone, anche giovani, leggano più di un libro all’anno, preferendo trascorrere ore davanti al proprio cellulare o alla televisione, assorbendo passivamente valanghe di messaggi e di notizie.
La cultura appare percepita esclusivamente come pedante nozionismo, o meglio come algido strumento necessario a superare esami o concorsi.
Dissociare l’amore dalla conoscenza significa inaridire la propria anima, o peggio non comprendere gli sforzi immani che illustri intellettuali hanno compiuto nei secoli per aprire la mente dei futuri lettori.
Quando viene a mancare la curiosità, o il desiderio di andare oltre le nozioni per accedere alle fonti del Sapere, la conoscenza stessa perde il proprio fascino e l’evoluzione dell’individuo termina drasticamente.
Domandarsi perché troppe persone siano prive di curiosità e si accontentino di subire passivamente quanto viene propinato loro dai media, senza alcun spirito critico, significa aver preso coscienza del problema, ma non significa averne trovato la soluzione.
Forse l’attuale appiattimento intellettuale è solo dovuto a una innata pigrizia o ad una apatia verso argomenti profondi o lontani dai propri interessi.
Non darei la “colpa” esclusivamente alla famiglia o alla scuola: il disinteresse e la mancanza di curiosità sono insite nei singoli individui, individui che sono assolutamente responsabili della propria evoluzione personale.
La “esigenza” di conoscere o di sapere non la si può ricevere dall’esterno: deve maturare in ognuno di noi, esattamente come il sentimento d’amore verso l’altro o verso qualsiasi aspetto della vita.
La magica alchimia che fonde conoscenza e amore risulta essere indissolubile. Senza amore la conoscenza diventa solo espressione di un pallido nozionismo che si accontenta di raccogliere e memorizzare informazioni, senza appropriarsi intimamente del vero significato. Senza desiderio di conoscenza l’amore si manifesta come infatuazione momentanea, o come una spolverata di temporaneo benessere, pronto a dissolversi al primo refolo di vento.
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Perfettamente d’accordo su tutto e apprezzo molto lo scritto come al solito. Rimango però dell’idea che ci sono molte persone studiosissime che continuano a non capire niente quasi che non fosse rimasta nessuna traccia nella loro esistenza di tanta cultura
Molto azzeccati il tema e il momento. Quel che stanno combinando CGIL e UIL sono proteste che esulano dal pensiero della maggioranza, ma richiedono riflessioni anche “culturali” sul futuro della ns società
Penso che l’ ignoranza non abbia colore politico, collocazione geografica o dimensione razziale. Se siamo intellettualmente onesti dobbiamo guardare la realtà per quella che è e non farci mai condizionare dalle ideologie o dal colore delle fonti dalle quali cogliamo le informazioni. La manipolazione è dietro l’angolo e lo sforzo che dobbiamo fare è proprio quello di liberarci dai luoghi comuni e dalle ideologie create per renderci succubi.
Questo articolo e molto importante, da far leggere nelle scuole
Grazie! Mi fa molto piacere sentirtelo dire (scrivere)
Mi farebbe anche piacere sentire le reazioni dei ragazzi… 😉