Testimone della vita
La recente visita di Papa Francesco in Lussemburgo e in Belgio ha suscitato un acceso dibattito in merito alla questione dell’aborto e delle donne. Tutto inizia all’Università Cattolica di Lovanio, dove il Papa viene attaccato sui temi delle donne e dell’omosessualità. Il primo attacco lo riceve dal rettore dell’università, seguo il racconto di Nico Spuntoni da Lanuovabussola.it (Il viaggio apostolico. Belgio, i progressisti attaccano il Papa. E lui elogia Baldovino, 30.9.24) Il rettore Luc Sels, gli ha rimproverato in faccia di trattare la «questione della diversità di genere in modo così rigido e ha chiesto alla Chiesa «una maggiore apertura verso la comunità Lgbtq+» e finanche il sacerdozio femminile.
Poi l’incidente alla Université Catholique, con la lettera critica di studenti e docenti su donne e omosessualità di fronte alla quale il Papa non si è tirato indietro, dicendo ‘no’ alle ideologie che pretendono di decidere ciò che è femminile e aggiungendo – probabilmente in risposta a chi lo ha incalzato sull’ordinazione femminile – che è «brutto quando la donna vuole fare l’uomo». Certo sarebbe interessante capire chi comanda all’università Cattolica. Il secondo attacco arriva da alcuni studenti che hanno volantinato un loro comunicato di contestazione, quindi ancora prima di ascoltare il Papa che giustamente si è risentito e ne ha parlato sul volo per Roma, spiegando che il comunicato di protesta «è stato fatto nel momento in cui io parlavo. È stato pre-fatto e questo non è morale». Quello descritto dal Pontefice è un vero e proprio “agguato”, incomprensibile da parte di un’università cattolica. Perché hanno scelto di invitare il Papa per l’anniversario?Si chiede Spuntoni.
“Per contestarlo davanti al mondo intero rinfacciandogli di aver difeso gli insegnamenti di sempre della Chiesa? Francesco, in ogni caso, si è comportato egregiamente in Belgio. Alla Chiesa locale ultra-progressista ha voluto ricordare quali sono le vere sfide che è chiamata ad affrontare, dicendo che «il processo sinodale dev’essere un ritorno al Vangelo; non deve avere tra le priorità qualche riforma “alla moda”, ma chiedersi: come possiamo far arrivare il Vangelo in una società che non lo ascolta più o si è allontanata dalla fede?”.
Comunque sia il viaggio in Belgio del Santo Padre verrà ricordato soprattutto per il suo omaggio al Re Baldovino, il sovrano cattolico fervente, che regnò dal 1951 fino alla morte nel 1993, noto per aver abdicato per trentasei ore nel 1992 pur di non firmare la legge sulla legalizzazione dell’aborto. Il Pontefice, dopo l’Incontro nella Basilica di Koekelberg con vescovi, sacerdoti, religiosi e consacrati, si è recato nella cripta reale, sottostante la Chiesa di Nostra Signora di Laeken, dove sono raccolte le tombe di molti membri della Casa Reale del Belgio. Accolto dal re Philippe e dalla regina Mathilde, il Papa si è fermato davanti alla tomba di Re Baldovino in silenziosa preghiera.
Successivamente, informa la Sala Stampa vaticana, davanti al Re e ai presenti, il Pontefice “ha elogiato il coraggio” di Baldovino, quando scelse di “lasciare il suo posto da Re per non firmare una legge omicida”. Questo gesto, secondo il Pontefice, rappresenta un raro esempio di integrità e di fedeltà ai propri principi in un contesto politico sempre più complesso e relativista. Papa Francesco ha sottolineato come l’atto di Re Baldovino, seppur controverso, sia un esempio di rara coerenza tra convinzioni personali e responsabilità pubblica.
“In un’epoca in cui spesso si cede alle pressioni politiche o sociali”, ha affermato il Pontefice, “Re Baldovino ci ricorda che vi sono valori non negoziabili, che la vita umana, soprattutto quella più fragile e indifesa, deve essere sempre protetta e tutelata”. Inoltre, “Il Papa ha esortato i belgi a guardare a lui in questo momento in cui si fanno strada leggi criminali”. Un riferimento alle leggi pro aborto ed eutanasia, pratiche già legali da anni in Belgio.
Ancora il Papa al termine della Messa nello stadio, ha auspicato che “proceda la sua causa di beatificazione”. Chiedo che i vescovi belgi si impegnino a portare avanti questa causa». “Un discorso non casuale – scrive Spuntoni – perché il Papa conosce bene le resistenze che la beatificazione di Baldovino per la sua coerenza di sovrano cattolico potrebbe incontrare non solo tra i politici laicisti ma anche nello stesso episcopato belga. Infatti, una giornalista sul volo ha subito parlato di “stupore” per le parole papali sul re morto nel 1993”.
E qui sull’aereo il Papa è stato chiarissimo: «Il re è stato un coraggioso perché davanti a una legge di morte, lui non ha firmato e si è dimesso. Ci vuole coraggio, no? Ci vuole un politico “con pantaloni” per fare questo. Ci vuole coraggio. Anche lui con questo ha dato un messaggio e anche lui l’ha fatto perché era un santo. Quell’uomo è santo e il processo di beatificazione andrà avanti, perché mi ha dato prova di questo».
Alla stessa giornalista che ha tirato in ballo quello che ha definito «il diritto delle donne ad avere una vita senza sofferenze», il Papa ha ribattuto con nettezza che «le donne hanno diritto alla vita: alla vita loro, alla vita dei figli». Ancora più nettamente, Francesco ha continuato: «Un aborto è un omicidio. La scienza ti dice che al mese del concepimento ci sono già tutti gli organi… Si uccide un essere umano. E i medici che si prestano a questo sono sicari. Sono dei sicari. E su questo non si può discutere. Si uccide una vita umana. E le donne hanno il diritto di proteggere la vita».
Papa Francesco ha collegato l’eroismo di Re Baldovino al contesto contemporaneo, esortando i leader di oggi a non avere paura di andare controcorrente per difendere la vita. Il Pontefice ha fatto appello affinché, come Baldovino, anche i politici e i governanti contemporanei abbiano il coraggio di prendere posizione su questioni fondamentali come la difesa dei più vulnerabili, invitandoli a non cadere nel compromesso quando si tratta di principi morali fondamentali.
L’elogio di Papa Francesco nei confronti di Re Baldovino ci invita a una riflessione più profonda sulla coerenza tra fede, etica e responsabilità pubblica, offrendo una testimonianza di coraggio morale che trascende i confini del tempo e della politica. In un mondo spesso dominato dal pragmatismo politico, l’esempio di Baldovino, ribadito da Papa Francesco, richiama tutti a riflettere su quali siano i valori davvero non negoziabili, anche quando la posta in gioco è alta e le conseguenze possono essere pesanti.
Qualche anno fa avevo recensito un ottimo libro sul re belga, del cardinale Leo Jozef Suenens, “Re Baldovino. Una vita che ci parla”, (Società Editrice Internazionale, 1995, Torino) Il cardinale con questo testo rivela un profilo autentico e per certi aspetti sconosciuto, del defunto re Baldovino del Belgio, anche perché Suenens gli è stato vicino per oltre trent’anni. Infatti, qui vengono pubblicate pagine del diario di Baldovino e corrispondenze inedite che ci permettono di scoprire la personalità, la sua umanità, la profondità della vita religiosa del re, valori molto rari in un uomo di Stato. Il libro è stato pubblicato qualche anno dopo la morte del re, avvenuta il 31 luglio 1993.
Nell’omelia il cardinale Danneels disse a proposito di Baldovino: “eravamo in presenza di uno che era più che un re; era un pastore del suo popolo”. E’ probabile che il testo non è più in commercio, pertanto per chi è interessato può leggere la mia presentazione che trovate in questo blog.
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