Le case popolari sono diventate un problema non da poco. Le Agenzie che ne hanno la responsabilità e la gestione chi le controlla?
Dopo il pregnante Discorso alla Città, fatto dall’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, molti lettori hanno sottolineato come il tema dell’emergenza abitativa sia cocente e quanto mai attuale.
I colleghi di “Sky Tg24” a tal proposito dicono che “in Italia sono 650mila le famiglie in attesa di ricevere una collocazione in un alloggio popolare, mentre un terzo di quelle in affitto è costretto a riporre il 40% dei propri guadagni per potere sostenere le spese domestiche”.
Numeri che fanno rabbrividire e venire la pelle d’oca. Le famiglie sono sempre più povere e, pur lavorando, sono ridotte “in braghe di tela” perché avere un tetto sulla testa, oggi, può essere ben più che costoso.
Questo quadro è inquietante se si pensa che l’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) dice, con chiarezza, “bisogna poi favorire una nuova sinergia tra pubblico e privato, una partnership che induca i privati ad investire di più e, in tal modo, garantire alla popolazione italiana un’offerta abitativa più varia”.
La soluzione non risiede nel partenariato tra pubblico e privato ma nella presa di coscienza da parte di comuni, province e regioni di un’emergenza abitativa che le famiglie italiane affrontano ormai da troppi anni.
In campagna elettorale tutti i politici parlano di sostegni alla famiglia, di incentivi per le politiche dell’abitare, … ma sono sempre e solo parole vuote, vacue, demagogiche e inconcludenti.
Il Governo centrale, in virtù delle capacità decisionali sulla spesa pubblica, deve assicurare dei fondi e delle risorse – strutturali e non estemporanee – “per ridurre i costi sia di produzione sia di vendita degli immobili”.
Sul tema – non si capisce perché visto che è Ministro degli Esteri – è intervenuto Antonio Tajani, “Forza Italia”, che ha detto: “Il nostro alto debito e i limiti di bilancio ci obbligano ad una particolare oculatezza nella gestione della spesa pubblica”.
Essere oculati nella “gestione della spesa pubblica” è corretto, anzi, doveroso.
Moltissimi italiani però si domandano, a ragione, se non sia il caso di tagliare i fondi e le spese per l’accoglienza di immigrati che, fondamentalmente, non ci portano nulla di concreto, se non una mole incalcolabile di reati.
Il Ministro Tajani, comunque, aggiunge che “in questo contesto non semplice, abbiamo confermato il bonus casa al 50% per le ristrutturazioni della casa”.
Iniziativa lodevole del Governo Meloni per sostenere quanti devono mettere a posto case che non sono propriamente in perfetto stato. L’Esecutivo, infatti, “starebbe già lavorando ad una nuova Legge che aiuti il settore edile (ed altri) a ricominciare”.
La speranza che hanno molti cittadini della Provincia di Brescia è che il “bonus casa” venga destinato dal Governo anche alle realtà che gestiscono l’edilizia popolare.
Tra queste sarebbe bene che venisse inclusa anche l’Azienda Lombarda per l’Edilizia Residenziale (ALER) visto che – come scrive Jennifer Riboli di “Brescia Today” – “gli inquilini sono in stato di agitazione da settembre per contestare le mancate manutenzioni di Aler”.
Di ALER ne sta parlando da moltissimo tempo anche il giornalista Paolo Del Debbio che, attraverso “Dritto e Rovescio”, dà voce ai tanti residenti stanchi di vivere in appartamenti non manutenuti.
Secondo Jennifer Riboli, infatti, “l’insufficienza degli alloggi è solo uno dei problemi. Un altro, sempre più pressante, è dato dalle condizioni in cui vive chi lo ottiene: i complessi popolari sono fatiscenti e chi li abita deve fare i conti con calcinacci, infiltrazioni, cavi scoperti, piccoli (per ora) crolli”.
Quadro preoccupante quanto drammatico.
La referente dei condomini degli alloggi ALER di Via Carpaccio, a Brescia, Cinzia Comelli, ha spiegato che “nonostante le promesse, vari sopralluoghi e l’impegno profuso dall’Assessore Fenaroli, nessun lavoro è mai partito e anzi, la situazione è peggiorata”.
Un’altra residente dello stabile aggiunge che “manca la luce sulle scale da 15 giorni, ora siamo anche al freddo”.
Il tema è noto al Comune di Brescia, che è stato interessato nella persona dell’Assessore Marco Fenaroli, e all’ALER, nella persone di Luigi Troina, ai quali i residenti hanno “chiesto un intervento manutentivo”.
Paolo Del Debbio, in un puntuale articolo pubblicato da “Panorama” il 9 agosto 2024, ha detto che “manca qualche centinaio di migliaia di case popolari. Del resto, stando ai dati Ocse, questo tipo di abitazioni sono il 3.8 per cento del totale in Italia, mentre nei Paesi Bassi rappresentano il 37 per cento, in Danimarca il 21 per cento, nel Regno Unito il 17.6 per cento e in Francia il 16.8 per cento”.
Con questi dati una riflessione è d’obbligo.
Com’è possibile che la confinante Francia ha 16 appartamenti di edilizia popolare ogni 100 esistenti e l’Italia solo 3 ogni 100? La risposta dovrebbe darla chi ha competenza in materia. Noi ci limitiamo a dire, con Del Debbio, che “siamo il Paese con il più basso numero di case popolari in Europa”.
E’ abbastanza inquietante dal momento che il numero di poveri cresce a dismisura e che quello della casa è un diritto fondamentale per qualunque cittadino. Eppure mancano le case popolari e, quando ci sono, ci si trova dinanzi ad appartamenti non manutenuti, fatiscenti, assolutamente inabitabili.
Ha ragione il conduttore di “Dritto e Rovescio” quando dice che “il problema andrebbe affrontato in sede nazionale con un adeguato piano di edilizia pubblica popolare, forse accompagnato da un piano di rigenerazione delle periferie che rendesse a questi cittadini l’orgoglio di vivere nei loro quartieri finalmente considerati, curati e manutenuti come tutto il resto della città”.