“Basta con la sottomissione all’Islam!” è l’urlo di dolore dell’Associazione per la Difesa dei Valori Cristiani.
“Civico 20 News”, basandosi sui fatti di cronaca, ha spesso parlato del rischio di sottomissione islamica che il nostro Paese sta correndo.
Lo ha fatto dando voce a quanti – con coraggio – hanno avuto l’ardire di contestare una società sempre più multietnica e sempre meno conscia delle proprie tradizioni.
Questa volta l’allarme arriva dall’Associazione per la Difesa dei Valori Cristiani che sul sito web “Pro Italia Cristiana” ha lanciato una Petizione indirizzata al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Il titolo dell’accorato appello è inequivocabile: “Basta con la sottomissione all’Islam!”.
Il promotore di tale atto – parlando al Capo dello Stato – scrive: “Negli ultimi tempi, abbiamo assistito a una serie di eventi che dimostrano una preoccupante resa all’islam nel nostro Paese. Abbiamo visto istituzioni religiose e educative piegarsi alle pratiche e alle festività islamiche, compromettendo la nostra tradizione cristiana”.
Parole molto forti che trasudano il dolore e la sofferenza di chi le ha scritte.
In Italia, ormai, sembra quasi vietato essere Cristiani e, quando si manifesta la propria sequela a Gesù Cristo, si viene tacciati di essere bigotti, fondamentalisti o, addirittura, “xenofobi di ultra destra”.
Questo avviene perché l’Italia è una Nazione laica ma, soprattutto, perché i vertici della Chiesa Cattolica sono tarlati dal modernismo e da un dialogo interreligioso mal interpretato e mal gestito.
Basti pensare all’Arcivescovo di Bologna, Cardinale Matteo Maria Zuppi, che il 9 aprile 2024 ha ben pensato di scrivere alla Comunità Islamica di Bologna: “Carissimi fratelli e sorelle musulmani, kull ‘am wa-antum bi-khayr, “state bene per tutto l’anno”. Desidero rivolgervi il mio augurio in occasione della fine di Ramadan, usando la formula tradizionale che voi tanto amate e che utilizzate in questi giorni”.
Evidentemente il Cardinal Zuppi, che è anche Presidente dei Vescovi Italiani, non sa che la Comunità Islamica presente in Italia non ha mai voluto siglare un documento d’intenti con il Ministero dell’Interno per regolarizzare la sua posizione sul suolo nazionale.
Probabilmente all’ignaro porporato sfuggono le tante, troppe, donne maltrattate, picchiate (ed addirittura uccise) per via dei dettami islamici e delle sue applicazioni.
Eppure la storia di Saman Abbas, la diciottenne di origini pakistane uccisa dai familiari perché si è rifiutata di accettare il matrimonio combinato islamico che le era stato imposto, è avvenuta a Novellara, in quell’Emilia-Romagna in cui Zuppi svolge il ministero arciepiscopale.
Il “peccato originale”, se così si può dire, ancora una volta può essere attribuito a Jorge Mario Bergoglio che il 4 febbraio 2019 ha avuto l’idea di siglare, assieme all’Imam sunnita, Ahmad al-Tayyib, la cosiddetta “Dichiarazione di Abu Dhabi”, semplificazione di “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”.
In tale pamphlet Bergoglio ha voluto sottolineare come si debba rifuggire e rifiutare il “concetto di minoranza” che – a detta del “falso Papa” – “invita alla segregazione”. Secondo l’inquilino di Casa Santa Marta, il “concetto di minoranza” va sostituito con “concetto di piena cittadinanza”.
Con questi postulati è più che normale vedere i Vescovi asservirsi alle comunità islamiche presenti sul loro territorio.
Dal 2013 ad oggi è chiaro a tutti – perlomeno a quanti non hanno gli occhi foderati di prosciutto – che se si vuole “far carriera” all’interno del Vaticano si deve compiacere Bergoglio sempre e comunque, soprattutto quando è in errore.
Chi non lo fa viene espulso, attaccato, ostracizzato, scomunicato e ridotto allo stato laicale. Chi si oppone alle teorie sincretiste, eretiche, blasfeme di Jorge Mario Bergoglio viene cacciato quasi fosse un lebbroso.
I casi citabili sono molti. Tra questi ricordiamo quello di don Alessandro Maria Minutella, scomunicato per eresia e scisma e ridotto allo stato laicale, don Enrico Bernasconi, scomunicato e ridotto allo stato laicale, don Ramon Guidetti, scomunicato per aver “rifiutato la sottomissione al Sommo Pontefice e la comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti”, Monsignor Carlo Maria Viganò, scomunicato per scisma.
Per questi la “misericordia” tanto predicata da Bergoglio è arrivata inesorabile, come la scure di un boia.
Mentre invece a Casa Santa Marta sono sempre graditi e ampiamente apprezzati presuli come l’Arcivescovo di Palermo, Monsignor Corrado Lorefice, che, parlando alla Comunità Islamica del capoluogo siculo, ha espresso la sua “personale vicinanza spirituale e quella della Chiesa cattolica palermitana”.
Peccato che moltissimi fedeli dell’Arcidiocesi di Palermo non fossero d’accordo con lui e che si siano sentiti offesi dal fatto che il vescovo li abbia inclusi in una “vicinanza” da loro non sentita.
Ma nella “Chiesa di Bergoglio” funziona così: si “attacca lu ciuccio andò vole lu padrone” che tradotto significa: “Lega l’asino là dove il padrone esige”.
Ecco perché la Petizione dell’Associazione per la Difesa dei Valori Cristiani assume un valore importante, nodale e altamente concreto.
E’ bene che gli italiani possano esprimere dissenso verso il Vescovo di Bergamo, Monsignor Francesco Beschi, che ha “invitato i propri fedeli a partecipare al Ramadan, unendosi alle preghiere ed anche ai pasti iftār della comunità musulmana”.
E’ sacrosanto che il Presidente Mattarella dia conto del fatto che “il sindaco di Cantù, Alice Galbiati, è stato condannato al pagamento delle spese legali sostenute dal centro (stimate intorno ai 500 euro) per aver negato all’associazione Assalam il permesso di usufruire del capannone di via Milano per festeggiare il Ramadan”.
Come dicono gli attivisti di “Pro Italia Cristiana”: “Tutto questo non è dialogo, non è rispetto, è sottomissione a falsi dei. Oggi sempre di più sono gli italiani, che, come noi, alzano la testa per dire “basta” a queste prese in giro!”.
Come direbbe il Generale di Divisione Roberto Vannacci: siamo in un “mondo al contrario” dal momento che i Vescovi Cattolici se la intendono con gli Imam e che lo Stato laico sanziona un Sindaco se decide di non concedere un capannone per una celebrazione religiosa.
Con molta probabilità torneremo a trattare questo tema perché – va detto – sono sempre di più gli italiani preoccupati per l’evidente sottomissione ideologica all’Islam e sono migliaia i Cattolici Romani che hanno aderito al “Piccolo Resto Cattolico” guidato da don Alessandro Maria Minutella.