
Bergoglio è ormai senza freni. Ora critica i giornalisti e insegna loro come devono lavorare.

Jorge Mario Bergoglio, approfittando della 59esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, si è permesso di attaccare i giornalisti e gli organi di stampa dicendo loro che “troppo spesso oggi la comunicazione non genera speranza, ma paura e disperazione, pregiudizio e rancore, fanatismo e addirittura odio”.
Parole che lascerebbero il tempo che trovano se non fosse che il mainstream dell’informazione continua a dare importanza e credito ai discorsi di Bergoglio.
Incredibile che nessun sindacato dei giornalisti abbia avuto nulla da dire rispetto al fatto che, per Bergoglio, l’informazione “semplifica la realtà per suscitare reazioni istintive; usa la parola come una lama; si serve persino di informazioni false o deformate ad arte per lanciare messaggi destinati a eccitare gli animi, a provocare, a ferire”.

Come si permette Bergoglio di insultare in questo modo un’intera categoria? Perché nessun giornalista nel mondo ha avuto il coraggio di dire che queste ingerenze dell’Inquilino di “Casa Santa Marta” sono indecenti ed intollerabili?
Ma non basta. Bergoglio, che non è giornalista, si permette anche di dare una lezione ai professionisti dell’informazione, dicendo loro cosa devono fare e come devono farlo.
Nel suo discutibilissimo messaggio ha incalzato: “Vi incoraggio perciò a scoprire e raccontare le tante storie di bene nascoste fra le pieghe della cronaca; a imitare i cercatori d’oro, che setacciano instancabilmente la sabbia alla ricerca della minuscola pepita. E’ bello trovare questi semi di speranza e farli conoscere”.
Purtroppo Bergoglio non sa che i giornalisti devono raccontare ciò che accade e se nel mondo accadono omicidi, stupri, casi di pedofilia nei seminari e nelle parrocchie, i professionisti dell’informazione sono tenuti e diffonderne i contenuti.

E’ angosciante che dalla Città del Vaticano si sentano in diritto, e in dovere, di criticare i giornalisti e le redazioni che, ad ogni ora del giorno e della notte, sono per strada, nei luoghi più degradati delle nostre città, nei contingenti di guerra, …
E’ vergognoso che gli Stati non abbiano il coraggio di dire, una volta per tutte, a Jorge Mario Bergoglio che non ha il diritto di insultare chi non dice, non scrive, e non fa quello che vuole lui.
In Italia, così come in decine di altri Paesi, ci sono decine di giornalisti che sono stati ammazzati nell’esercizio della loro professione e, a tutt’oggi, molti professionisti dell’informazione vivono sotto scorta perché minacciati dalla criminalità organizzata.
Perché Bergoglio non ha espresso parole di stima, vicinanza e apprezzamento per costoro? “Rai Vaticano” non ha nulla da dire rispetto alle vergognose parole del vescovo vestito di bianco?