Di Alessandro Mella
La Grande Guerra fu tante cose terribili in un turbinio di violenze. Inghiottì milioni di vite, ne stravolse tante altre, distrusse un continente, spazzò via più imperi e non a caso il pontefice Benedetto XV volle definirla “inutile strage”.
L’Italia vi entrò nel maggio 1915 con la speranza di completare il Risorgimento attraverso la liberazione di quelle terre irredente poste ancora sotto il giogo asburgico. Ma quella rivendicazione ebbe un costo enorme, spropositato, poiché da ogni comune, contrada e borgata d’Italia partirono soldati per il fronte. Con i figli chiamati, ad un tratto, a dare il cambio ai padri in trincea. Con un’intera generazione spazzata via lasciando ferite profonde nella società italiana.
Tuttavia, a lato di questi aspetti non trascurabili, vi è da dire che emersero anche figure da ricordare per il loro valore, il coraggio, la tenacia e l’umanità dimostrate nel corso di un conflitto difficile anche per la natura spesso impervia dei territori oggetto di contesa.
Tra gli innumerevoli caduti, spesso eroici, vi fu un trentenne di Santena, vicino Torino, di nome Michele Fiandino.
Nel corso della tarda primavera ed estate del 1916 furono numerosi gli scontri sul fronte dolomitico. Ed in quel quadro non mancarono numerosi combattimenti per la presa di Punta Berrino nei quali il nostro soldato fece di sé un eroe. Gli austriaci, infatti, avevano tentato una prima sortita con una colonna di fanteria il 9 luglio quando, dopo un pesante bombardamento d’artiglieria, per tre volte avevano dato l’assalto al loro obiettivo. Sempre fallendo, sempre respinti. Tenaci, i nemici ripresero i tentativi con un nuovo attacco il 12 agosto. Tentativo fermato dalla reazione dei nostri alpini accortisi all’istante di quanto stava accadendo.
In questi episodi bellici si trovò a combattere anche il nostro Michele inquadrato nel 3° alpini, 230a compagnia del battaglione Val Chisone.
Alcune fonti sostengono che l’episodio che lo riguarda sia avvenuto nel corso dell’attacco del 9 luglio ma la motivazione della sua decorazione e la stessa epigrafe mortuaria confermano come invece ciò fosse accaduto nei combattimenti del 12 agosto 1916.
Fiandino era stato posto come vedetta, nel corso della notte, presso uno dei varchi aperti ed indeboliti dai colpi dei cannoni austriaci. Non cedendo al sonno ed alla stanchezza fu tra i primi a scorgere i segnali dei movimenti nemici. Dato l’allarme, in seguito all’avvistamento dei soldati in avanzata verso le posizioni italiane, decise di reagire come poteva iniziando a lanciare le bombe a mano di cui disponeva contro il nemico. Disperatamente, ostinatamente, solo contro tutti, poi un primo colpo di moschetto lo ferì e poco dopo un secondo ne stroncò il disperato coraggio lasciandolo esanime in terra.
Il suo animo indomabile, tuttavia, aveva permesso ai suoi commilitoni di reagire a loro volta e quindi di respingere l’ennesimo tentativo di prendere quella Punta Berrino che rimase così in mano italiana.
Passò del tempo ma la memoria di quel gesto coraggioso non si perse nei suoi superiori e nei suoi compagni di guerra e pur terminata la terribile vicenda bellica finalmente venne il momento di rendere onore a quel santenese eroico.
Fu deliberata, infatti, la concessione della medaglia d’argento al valore militare di cui fu data notizia in attesa dell’emissione del relativo regio decreto. (1)
La motivazione della decorazione alla memoria così riassumeva i fatti che condussero al ben meritato conferimento:
FIANDINO Michele, soldato 3 reggimento alpini. Di vedetta notturna in punto debole di posizione sconvolta da recente bombardamento, segnalava sollecitamente l’improvviso avvicinarsi d’un plotone nemico, mediante lancio di numerose bombe a mano, lancio che continuava calmo ed imperterrito, quantunque ferito, fino a quando non cadeva esanime per una seconda ferita.
Punta Berrino, (Piccolo Lagazuoi), 12 agosto 1916. (2)
Michele Fiandino fu uno dei tanti eroi di quella terribile guerra di un secolo fa.
Un uomo coraggioso, tenace, con un vivo senso del dovere. La cui memoria merita di essere conservata e perpetuata. Nella speranza che nessuno sia mai più chiamato a rinnovarne l’esempio prezioso.
Alessandro Mella
NOTE
1) Bollettino Ufficiale, Ministero della Guerra, Dispensa 46, 28 luglio 1922, p. 1717.
2) Archivio Istituto del Nastro Azzurro tra Decorati al Valor Militare.
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