
L’opinione di un cultore di storia sulle diverse mafie che soffocano l’Italia
Le opinioni della collettività, in merito alle cause storico-economiche che hanno originato le varie forme di criminalità organizzata in Italia, sono le più varie e fantasiose, ma tutte risentono di una sostanziale incertezza documentale. Pertanto, rebus sic stantibus, nell’immediatezza ci si limita a prendere atto dei crimini odiosi e intollerabili che continuano a vessare in particolar modo certe fasce della società civile.
Le “mafie” (’Ndrangheta, Camorra, Cosa Nostra, Sacra Corona Unita, ecc.), in ogni caso, sono un cancro che continua subdolamente a metastatizzarsi in tutti i settori della società civile e nelle istituzioni dello Stato, con un progetto che sembra volersi sostituire a questo.
La stragrande maggioranza dei cittadini è turbata e nello stesso tempo sfiduciata per la scarsa determinazione dello Stato (anche per la evidenti complicità e connivenze della politica) nella volontà di eliminare definitivamente questo secolare “fenomeno criminale”.
E’ in questo contenitore-incubatore di insicurezza e di delusione, che nascono le diverse “opinioni-convinzioni” sulle storie delle mafie.
Tra le tante ne segnaliamo una, pubblicata da un collaboratore (Giorgi Atanasov) di Quora – (piattaforma- forum, settembre 2023) che ci sembra decisamente significativa.
Buona lettura.
Bella domanda. La mafia l’abbiamo inventata noi e poi esportata in tutto il mondo.
Camorra, Sacra Corona Unita, ‘Ndrangheta e Cosa Nostra hanno tutte un unico comune denominatore: il Regno delle Due Sicilie.
Nacquero tutte in antitesi al potere borbonico che esercitava la giustizia a suo capriccio. Ma che cosa succedeva se un contadino subiva un torto?
Il tribunale dava ragione al nobile e il contadino si rivolgeva alla mafia, sempre molto potente e infiltrata. La mafia quindi non nasce come organizzazione criminale, ma come società nell’ombra che vendicava i torti arrivando dove la giustizia non poteva arrivare.
La mafia garantiva protezione ai propri fedelissimi che però dovevano giurarle eterna fedeltà. Chi tradiva l’Onorata Società veniva punito con la morte.
La polizia ci mise molto a capire chi ne faceva parte e quando finalmente il prefetto Mori riuscì a sgominarne l’organizzazione fu messo a tacere. Decenni dopo ci provarono Falcone e Borsellino tramite il ”tradimento” del primo pentito, ma furono anch’essi messi a tacere.
Questa la storia di Cosa Nostra ma le altre sono simili. Allora perché erano così tante?
Perché il potere della mafia era fondato su base locale: se la popolazione non tradiva, avrebbe continuato a godere della sua protezione. Durante il periodo borbonico nacquero tutta una serie di società segrete che rivendicavano i propri territori di appartenenza.
Mi sembra normale che ci fossero più organizzazioni rivali tra loro, ciascuna padrona nel proprio territorio. Da lì l’attuale suddivisione della mafia.
Negli altri Paesi la mafia non era così sentita a parte la Russia dove la mafia ha sempre speculato e fatto comunella con gli oligarchi, sia quando c’era il comunismo che dopo.
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Le mafie continueranno ad esistere fintanto che esisterà l’omertà. E l’omertà continuerà ad esistere fintanto che i cittadini non parleranno e non denunceranno i mafiosi per timore della incolumità propria e/o della propria famiglia. Ne deriva che per sconfiggere le mafie lo Stato dovrebbe incutere molto più timore, nelle pene per chi delinque e per chi non denuncia, delle mafie stesse. Ma uno Stato che si dice “democratico” non lo farà mai. Quindi continueremo a subirci le mafie.
Contrariamente a quanto pensano le anime belle che si nutrono di ingenua utopia, la grande maggioranza degli individui non obbedisce alle leggi per civile convinzione, ma per paura delle conseguenze. Purtroppo.