
Di Alessandro Mella
Nota dell’autore
Negli anni ’10 di questo secolo chi scrive fu autore di molte opere ed articoli relativi alla storia dei servizi antincendi italiani. Nel 2014, per ragioni personali, egli scelse di non dedicarsi più al tema e di non produrre, progressivamente, più testi ex novo. Il molto materiale prodotto all’epoca, tuttavia, fu caro a molti lettori, i quali hanno più volte espresso il desiderio di riaverlo fruibile. Alcuni articoli datati, dunque, vengono riproposti a loro beneficio confermando che, lo scrivente, non si occupa più, con nuovi studi, dell’argomento. Limitandosi a riutilizzare quanto scritto nel passato onde evitare che quel patrimonio vada disperso.
Premessa
La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, com’è noto, fu “de facto” un esercito parallelo agli ordini diretti del regime durante il Ventennio. Corpo armato dello stato, con compiti militari e di polizia, esso venne creato nel 1923 al fine di risolvere un problema che si faceva sempre più sentire.
Da pochi mesi il Partito Nazionale Fascista era diventato una forza di governo e Mussolini non tollerava più l’eccessiva libertà con cui i vari “Ras” manovravano le squadre d’azione di camicie nere. Incendi, violenze ed altre azioni, un tempo alla base dello squadrismo, non erano più accettabili nel quadro del nuovo momento in cui il fascismo guidava il paese in un clima politico già piuttosto rovente.
Proprio per porre fine alle indisciplinate scorribande dello squadrismo si optò per irreggimentarlo e farne un corpo armato dalla struttura e dell’organizzazione paramilitare con ampia e capillare diffusione sul territorio. Se la milizia si avvaleva di specialità e milizie speciali per assolvere i compiti di vigilanza e di polizia che ricevette, è pur vero che nel locale le singole “legioni” presero varie iniziative anche di pubblica utilità.
Fu durante gli anni ’20 ed i primi anni ’30, quando ancora i servizi antincendi erano organizzati dalle amministrazioni comunali (con gravi carenze la dove i bilanci dei comuni non potevano permettere il mantenimento di un tale servizio), che alcuni reparti della milizia di dotarono di sezioni o piccoli gruppi dediti al servizio antincendi.
Sono poche le notizie giunte fino a noi su questi trascurati reparti ed in queste pagine vogliamo tentare di raccontare quanto oggi si sa, grazie alle cronache del tempo, andando a colmare una grave lacuna nella storia militare italiana. È indubbio che questi furono poche decine di uomini ma si dotarono perfino di un fregio specifico che il collezionismo di militaria non conosceva fino a pochi anni fa.

La 107° Legione “Francesco Rismondo” di Zara
La sezione della 107° Legione fu costituita a Zara. La stessa era dedicata al celebre patriota irredento Rismondo. I militi si organizzarono in seguito ad un momento di crisi dei pompieri locali.
Le cronache del tempo specificavano che tale istituzione non era stata sciolta per inefficienza od inadeguatezza (tanto che molti suoi militi si erano spostati nella sezione oggetto di questo paragrafo), ma poiché bisognosa di un nuovo impulso.
Nel 1930 si tenne nella caserma, già dei vigili del fuoco zaratini, una solenne cerimonia per ricordare il primo anniversario di fondazione della sezione MVSN. Il comandante parlò ai suoi militi incitandoli a mantenere ben vive le tradizioni dei volontari loro predecessori complimentandosi per l’opera svolta nel loro primo anno di vita.
Al capo squadra Armando Negri, in occasione dei suoi 40 anni di servizio, fu offerta una medaglia d’argento dal comandante ed altre furono date ai militi per ricordare l’anniversario.
Una medaglia d’oro fu invece offerta per mano del capo squadra Ernesto Bellini, ed a nome di tutti i componenti del reparto, al seniore Martini comandante della legione, al centurione Mandel comandante la coorte servizi ed al capomanipolo Battistella comandante la sezione stessa.
Un vino d’onore chiuse la cerimonia.
Le notizie del tempo non ci fanno sapere quando la sezione fu sciolta. Certamente nella seconda metà degli anni’30 il corpo pompieri di Zara risorse diventando poi, dal 1939 al 1946, il 94° corpo vigili del fuoco “Zara”.
I militi della 107° legione portavano, si presume sulla spalla come i genieri antincendi, un fregio specifico il cui unico esemplare noto è quello appartenuto all’allora seniore (poi console enerale) Martini comandante la legione. Il fregio era ricamato in raion rosso con finiture in canottiglia su panno verde. Al centro del tondino, in vellutino rosso, era ricamata in canottiglia la sigla “MVSN”.
Al momento non è dato sapere se la “truppa” avesse un fregio di diversa e meno curata fattura ma considerati i numeri limitati del reparto viene da pensare che la produzione sia stata “locale” e forse unica. Al momento non sono note, infatti, circolari o fogli d’ordini o veline di interesse nazionale su questo tema.

Altri casi ed esperimenti similari
La legione di Zara, come abbiamo detto, organizzò un vero e proprio reparto dedito all’attività pompieristica ma non fu il solo e sono noti altri esperimenti grazie alle notizie lasciateci dal mensile “Il Pompiere Italiano”.
Un primo caso fu quello del 1934 quando a Reggio Emilia i pompieri, agli ordini del geom. Bergonzi, su disposizione del prefetto Montani, organizzarono un corso di formazione per i militi della 79° Legione “Cispadana” della MVSN.
Le istruzioni furono effettuate sull’uso di attrezzature ed automezzi, sulle tecniche di soccorso ed approccio all’incendio e su tutti gli aspetti più importanti della professione per un totale di sei mesi di corposa attività formativa.
Dicono le cronache del tempo che i militi al termine di detto corso: “Saranno in possesso di importanti cognizioni in materia di estinzione incendi e saranno pure in grado di fronteggiare i sinistri che potessero eventualmente verificarsi nelle caserme, nei magazzini militari, ecc.., ed essere pronti per collaborare, in particolari contingenze del paese, coi corpi razionalmente organizzati per una efficace difesa antincendi”.

Un altro interessante caso degno di nota ed interesse è quello della 55° legione alpina friulana della MVSN di Gemona del Friuli (UD).
Fu per merito del console cav. uff. Liuzzi, folgorato dall’intensa attività del comandante dei pompieri di Udine cav. Cavalletti, che in seno a detta legione si costituì un manipolo di militi attrezzato con una moderna autopompa ed una motopompa.
Formati dal Cavalletti e dai suoi uomini, e dotati appunto di un ottimo parco mezzi, i militi si fecero grande onore sia nei sinistri che negli allora frequenti concorsi pompieristici come quelli di Padova, Treviso, Trento e Belluno.

Secondo le cronache del 1935 la squadra, che con cinque o sei camicie nere anticipava i corpi pompieri nei centri della provincia più distanti, s’era dimostrata efficiente, efficace e provvidenziale in almeno una quarantina di importanti incendi.
Altre sezioni pompieri furono costituite dalla Milizia Portuaria per il servizio nei porti del regno ma le notizie a riguardo sono minime e limitate ad uno scatto fotografico. Altre squadre furono organizzate dalla Milizia Forestale tanto da risultare iscritte al concorso pompieristico di Torino del 1928. Si presume che la Milizia Nazionale Forestale le avesse create soprattutto per la difesa dagli incendi boschivi data la particolare natura delle mansioni ad essa affidate.
Alessandro Mella