Luigi Cabrino: “E se togliessimo le spese sanitarie dal patto di stabilità?”
Si sa, il tema della sanità è estremamente delicato e sentito dai cittadini, coperte( di bilancio ) sempre più strette stanno portando i cittadini, di fronte a tempi non accettabili di accesso a prestazioni sanitarie, ad optare per le strutture private o a rinunciare alle cure.
Al tempo stesso soggetti privati svolgono il loro business all’interno di strutture pubbliche per la cronica mancanza di operatori sanitari e medici.
L’ultima “grana” in tema di sanità è relativa alla mancanza di adeguate cure domiciliari.
La denuncia arriva dal sindacato Ugl salute.
“La profonda crisi che incombe sul SSN si è abbattuta anche sulla silenziosa schiera delle persone non autosufficienti. Sono numeri da brividi – dichiara il segretario nazionale della UGL Salute Gianluca Giuliano – quelli che ruotano attorno a una realtà che vede coinvolti i pazienti ma anche le famiglie, vittime loro malgrado, di un sistema in tilt. Oggi sono poco meno di 3 milioni i cittadini over 65 che necessitano di cure domiciliari in tal senso e solo 1milione e 998mila quelle che hanno beneficiato di assistenza presso la propria abitazione.
Si calcola che su un panorama complessivo di cittadini che nel 2030 avranno oltre 65 anni saranno 5 milioni coloro che avranno bisogno di assistenza presso la propria abitazione. Nel 2023 gli anziani in difficoltà hanno ricevuto una media di 18 ore totali di affiancamento. Se si pensa che gli standard europei prevedono 248 ore annuali, 20 ore mensili minime di assistenza, siamo al vero e proprio dramma sociale.
Il perché è ben noto nella sanità italiana: la carenza degli organici, che coinvolge figure cardine quali fisioterapisti, logopedisti, infermieri, medici. Così, messe spalle al muro, le famiglie italiane si indebitano ricorrendo ai privati che troppo spesso non troppo spesso non sono sinonimo di cure adeguate.
Nonostante i buoni propositi che prevedono l’utilizzo dello stanziamento previsto dal PNRR per circa 3 miliardi di euro – conclude Giuliano – si è molto in ritardo. Per riuscire a rilanciare il SSN in maniera adeguata anche in questo ambito bisognerà intervenire con la solita ed unica terapia: assumere personale nei vari ruoli per garantire assistenza e cure di qualità” .
La via di uscita da questo ginepraio sanitario sta in forti investimenti nel settore pubblico che possano fare tornare appetibile la sanità pubblica ai professionisti del settore che oggi trovano migliori condizioni di lavoro, non solo economiche, nel privato.
Ma questi investimenti sono difficili per i paletti di spesa imposti dal patto di stabilità UE.
Forse sarebbe il caso di considerare le proposte avanzate in questi mesi relative all’esclusione delle spese sanitarie dai vincoli UE.
Avviene già per le spese per armi da guerra.
Forse la nostra salute è più importante.
Luigi Cabrino
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