Il ricordo di un grande che andrebbe riscoperto
Viviamo volenti o nolenti in una società che, anche nel mondo della musica cosiddetta d’arte, sembra crearsi degli idoli destinati a “disintegrarsi” dopo appena un biennio di fama.
Siamo in un mondo che divora a tempo di record opere e personaggi, per troppo poco tempo assurti a mito.
È facile pertanto che ci si dimentichi di quelle figure che realmente hanno creato un “modus pensandi”, una filosofia, un credo da difendere sempre e ovunque in ottemperanza alla propria coerenza.
Personaggi come Victor de Sabata, che a distanza di anni si erge come un monolite alto e possente, incurante del tempo e delle mode, del tutto incorruttibile.
Magari qualcuno dirà: “De Sabata? Chi era costui?” Presto detto.
Victor de Sabata è stato uno dei grandi interpreti della partitura: volutamente non uso il termine direttore di orchestra, sarebbe limitativo ed offensivo in una realtà come quella moderna dove tutti sono dottori e maestri.
De Sabata appartenne alla grande scuola italiana, quella formata per intenderci, da Toscanini, Cantelli, Vernizzi, Molinari Pradelli e Gavazzeni: da personaggi cioè che crearono un pensiero ed uno stile interpretativo basato sulla ricerca della cantabilità e del bel suono, ponendosi in contrapposizione con la scuola tedesca dell’epoca.
“Eroi” della bacchetta mi verrebbe da scrivere, che nonostante grandi sacrifici e a volte vite avventurose, sono riusciti ad imporsi in un momento storico che ancora riconosceva il valore dell’individuo e faceva della meritocrazia un valore tangibile.
Oggi purtroppo non è più così: “apparire” è più importante di “essere” e un bel sorriso, ostentato su un poster o su riviste specializzate, permette anche a un men che mediocre musicista di diventare un eroe. O tempora, o mores!
Tornando a De Sabata, di questo “esteta” dell’interpretazione dall’apollineo “gesto” vi esorto ad ascoltare tutte le registrazioni effettuate, oggi facilmente reperibili anche su CD.
Sono naturalmente versioni storiche, ma anche interpretazioni intense, tutte tese a porre in evidenza il più piccolo elemento sia ritmico che melodico della partitura, messo a fuoco con la maestria, la pazienza e l’eleganza di un grande sarto, sempre intento a preparare il più bell’abito della sua vita.
Insomma, cari amici, si tratta di una buona “boccata” di ossigeno, in un mondo corrotto dallo smog… si tratta, per dirla meglio, di assaporare gusti che oramai sono andati perduti e che purtroppo molti giovani non hanno mai conosciuto.
Paolo Paglia
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