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Un progetto ambizioso che avrebbe potuto creare un colosso e il primato della chimica italiana
Coloro che desiderano approfondire il vissuto politico ed economico del nostro Paese, dovrebbero essere grati a Carlo Sama che, con distacco e precisione ci presenta le vicende di una famiglia di imprenditori importanti, i Ferruzzi di Ravenna, con le evoluzioni di un settore industriale che purtroppo, nel momento dell’affermazione e crescita lede involontariamente gli interessi dei grandi maneggioni della finanza italiana e poi cade sotto la scure di “Mani Pulite”
Carlo Sama, rispettando la cronologia parte dal 1993, anno che segue la scia di “mani pulite”, quando l’inchiesta del pool era ormai entrata nel vivo e il sistema economico italiano (così come l’avevamo conosciuto, con la partecipazione significativa dello Stato) stava per eclissarsi; nel giro di poco sarebbe arrivata la stagione un po’ selvaggia delle privatizzazioni.
In questo contesto storico-sociale, si colloca la storia familiare, ma anche imprenditoriale del gruppo Ferruzzi che prende una piega improvvisa, drammatica, perfino tragica. Carlo Sama, marito di Alessandra Ferruzzi, in passato braccio destro di Raul Gardini, ricostruisce in un libro di memorie (La caduta di un impero, Rizzoli editore) uno snodo cruciale della storia di un grande gruppo industriale del Paese.
Le date, innanzitutto. Dal 1979, l’anno della morte di Serafino Ferruzzi, al 1993, l’anno in cui Raul Gardini si uccide nella residenza di Palazzo Belgioioso a Milano, trascorrono esattamente quattordici anni. Gardini, nel frattempo, dopo la morte del suocero Serafino (ha sposato la figlia Idina), diventa di fatto il leader del gruppo.
Sama nella ricostruzione della crescita di Ferruzzi che arriverà ad acquisire anche Montedison fino all’operazione Enimont che sarà una ferita profonda, mai rimarginata (non solo per i conti), traccia la parabola di un gruppo industriale nato dall’ingegno di Serafino Ferruzzi che segnerà per sempre l’economia italiana.
E allo stesso tempo, per aver vissuto fianco a fianco con Gardini, soprannominato “il contadino” negli ambienti finanziari, evidenzia anche l’espansione dello stesso gruppo, non tralasciando anche i lati oscuri del cognato imprenditore.
Con l’acquisizione di Montedison, Sama ricorda nel suo libro come il quartier generale fissato a Ravenna, il centro da cui Serafino Ferruzzi prima e Gardini poi si erano mossi per rendere sempre più forte il gruppo, si sposti a Milano.
Sama nel raccontare il primo giorno di Gardini a Foro Buonaparte (la sede di Montedison, all’epoca presieduta da Mario Schimberni), siamo nel 1987, rivela già di come si sta trasformando lo stesso Gardini, forse anche perché si rende conto che non ha la possibilità di incidere (come avrebbe voluto) in Montedison.
C’è un passaggio particolare e successivo nelle memorie di Sama – quando già si è entrati nella discussione della grande fusione Eni-Montedison, cui non dedica nel merito troppe pagine – che vale la pena leggere, ma anche approfondire: “Quante volte – scrive Sama – con Alessandra abbiamo ripensato a quell’ennesima occasione perduta di Raul. Se invece di infilarsi nel tunnel senza sbocco di Enimont e di volere fare il chimico a tutti i costi si fosse concentrato sulla vecchia Ferruzzi e su ciò che sapeva fare, forse il suo e i nostri destini sarebbero stati diversi”.
Il racconto che ne viene fuori – senza reticenze – è davvero molto complesso e in alcuni casi tormentato, perché agli affetti familiari, ai legami di parentela, s’intreccia anche il destino di un gruppo che si ritrova a un certo punto nell’occhio del ciclone.
Non solo per le inchieste giudiziarie. Emerge, anche se con misurati accenni il ruolo negativo esercitato da Mauro Schimberni, che Gardini, forse ingenuamente mantenne nella gestione della Montedison, dopo la cessione della proprietà al gruppo Ferruzzi.
Sulla figura non certo cristallina di Schimberni troviamo una corposa testimonianza nella lunga intervista che Cesare Romiti aveva rilasciato a Giampaolo Pansa e publicata nel libro. “Questi anni alla Fiat” nel 1988, su fatti avvenuti sin dl 1981.
In alcuni passaggi Sama ricorda come una riappacificazione con Gardini (dopo il suo addio al gruppo) sia stata cercata da entrambi. E qui si arriva al 1993, quando Sama stava cercando di risanare il gruppo Ferruzzi-Montedison, confrontandosi con Mediobanca.
“In quel periodo – scrive – io e Raul ci eravamo già riavvicinati, con mio grande piacere, da qualche settimana. Ciò mi spinse ad attivarmi per ricompattare la Ferruzzi originaria. E con il supporto di Goldman Sachs fu predisposto un eccellente piano di ristrutturazione e consolidamento”.
Purtroppo, le cose non andarono nella direzione sperata. Raccontare la storia d’Italia, compresi i suoi punti oscuri, passa anche per la lettura di libri di memorie come questo. Di chi visse in prima persona quegli anni, per provare a gettare un po’ di luce su quell’amara e difficile stagione.
La vicenda del colosso agroindustriale creato dal nulla da Serafino Ferruzzi è un elemento fondamentale della storia economica d’Italia (e non solo): l’ascesa nella produzione e nel commercio mondiale delle materie prime agricole, la tragica morte del fondatore in un incidente aereo, l’espansione durante la gestione di Raul Gardini, l’acquisto della Montedison, il fallimento dell’operazione Enimont, la tempesta di Mani pulite, il suicidio di Gardini, la dispersione del gruppo.
Questo appassionato memoriale presenta la versione della famiglia Ferruzzi attraverso la voce di Carlo Sama, una versione che celebra i fasti, ma mostra anche i lati oscuri del Gardini imprenditore, e rivela il ruolo dell’establishment economico-finanziario guidato da Mediobanca nella fine dell’azienda.
Un’azienda gravata di debiti ma con un motore industriale in piena efficienza che la collocava ai primi posti in Europa e nel mondo nella produzione e lavorazione di zucchero, amido, semi oleosi, proteine di soia ma anche penicilline semisintetiche; un’azienda che avrebbe potuto essere risanata con cessioni mirate delle attività non strategiche; un’azienda che disponeva di un piano di rilancio, elaborato da Sama e dal suo gruppo dirigente con l’aiuto di banche internazionali, per svolgere un ruolo da protagonista globale nei settori chiave dell’agroindustria e dell’energia verde.
Questo libro è l’amaro racconto di una storia che avrebbe potuto essere e non è stata, e di una Nazione – l’Italia – che ha distrutto le opportunità di un futuro migliore.
I lettori più accorti potrebbero agevolmente inserire i nominativi deleteri, ma determinanti nelle caselle mancanti e trarre le conclusioni, anche crude, ma veritiere sui timonieri della politica e della finanza di quegli anni, con i ben noti referenti internazionali.
Ma perché in Italia, ogni intuizione o impresa visionaria e vincente ha dovuto soccombere alla morsa dei potentati finanziari e agli interessi sovranazionali?
Carlo Sama
La caduta di un impero, 1993 Montedison Ferruzzi Enimont
€ 18 Rizzoli editore