Scartabellando tra i 55 anni dell’uomo che non è spuntato a caso come nuovo premier.
Quando il 1º agosto 2018 le porte di palazzo Chigi si sono spalancate a Giuseppe Conte, pareva un nuovo personaggio senza retroterra politico, pescato nell’Olimpo dei giusti e presentato agli italiani come nuovo premier, dando l’idea d’essere solo un pendolo tra i due giganti: Matteo Salvini e Luigi di Maio.
Oggi, ripercorrendo la pur breve legislatura e intravedendo la prossima, per i delusi, anzi, i feriti dalla triste fine del governo giallo-verde, è doveroso ficcare il naso per saperne di più.
Giuseppe Conte è nato nel 1964 a Volturara Appula, piccolo paese della provincia di Foggia, si trasferisce poi a San Giovanni Rotondo, contesto nel quale si è formata la sua cultura in ambito giovanile, fino al conseguimento del diploma presso il liceo classico di San Marco in Lamis, e, dopo aver frequentato il collegio universitario “Villa Nazaret”, nel 1988 si laurea in giurisprudenza presso l’Università La Sapienza di Roma.
Cattolico praticante e devoto di padre Pio, sposato, padre di Niccolò, quindi separato, la sua attuale compagna è l’affascinante Olivia Paladino. Dichiaratamente da sempre uomo di sinistra, dal 2000 è professore di diritto privato, dal 2002 è professore ordinario presso l’Università degli studi di Firenze. Già avvocato civilista, dal 1992 è iscritto nell’albo degli avvocati cassazionisti (quelli che hanno l’ultima parola).
Conte entra in politica nel settembre del 2013, (governo Letta PD), eletto alla Camera dei deputati, come componente laico del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa. Nel febbraio del 2018 Luigi di Maio lo presenta come candidato al ministero della pubblica istruzione in caso di vittoria del M5S.
Il 21 maggio 2018 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo propone come Presidente del Consiglio, quindi gli conferisce l’incarico di formare il nuovo governo. Il 31 maggio Giuseppe Conte diventa Presidente del Consiglio dei ministri nella 65ª legislatura del governo italiano, annunciandosi come “l’avvocato di tutti gli italiani”.
Il resto è storia recente che non si conclude con le dimissioni del 20 agosto 2019, ma è ancora tutta da scrivere con la prospettiva di un nuovo incarico.
Luci e ombre in un imprecisato curriculum
Poiché siamo alla ricerca di notizie che riguardano il percorso di Giuseppe Conte, si segnala una laurea honoris causa dall’Università di Buenos Aires nel novembre 2018. Alcuni, singolari dubbi risalgono invece al maggio 2018, quando il presidente Mattarella lo propone come candidato premier. Il New York Times, indagando su presunte frequenze estive indicate sul curriculum, presso la New York University, scrive di non averne trovato traccia. Dubbi simili già si presentarono nei confronti di un periodo di studi in Francia presso l’Università la Sorbona.
Stranezze poi, riguardo un altro articolo del NYT, riportato dalla Associated Press, dove, sebbene sia confermato che Giuseppe Conte vi tenesse delle lezioni, non vi sono tracce dello stesso negli archivi dell’Università di Pittsburgh e in quella di Malta. Intrecci, ambiguità e rapide smentite a suo tempo giunte al vaglio anche in Italia.
Agli occhi della Chiesa cattolica che conta, Giuseppe Conte rappresenta una garanzia, personaggio ben conosciuto, formatosi ai tempi di Villa Nazareth, alla scuola del già potentissimo cardinale Achille Silvestrini, maestro dell’ala sinistra della Chiesa cattolica tracciata da Papa Wojtyla.
La formazione presso Villa Nazareth è stata punto di incontro con importanti personaggi della sinistra cattolica, quali Romano Prodi, Luigi Scalfaro, Leopoldo Elia, e lo stesso Mattarella. Un giro di conoscenze che gli ha permesso di presentarsi in modo assai meno anonimo di quanto la società italiana è stata portata a immaginare, presso i più influenti politici quali: Teresa Merkel, Donald Trump e ovviamente, Papa Bergoglio.
Dopo l’incontro con Papa Bergoglio, la posizione di Giuseppe Conte si è apertamente materializzata come un velato anti Salvini, soprattutto in merito di politica dei migranti. Cosa si saranno detti? E soprattutto, da quel momento il ruolo di Conte ha acquisito spessore, spalleggiato da tutta l’area catto-vaticana di sinistra.
Quindi, quel Giuseppe Conte che pareva privo di retroterra, lentamente si è manifestato come un catto–progressista di area PD. Un insieme “non ufficiale” al quale appartengono molte punte di diamante del potere economico, bancario, politico e della magistratura. Ma alla luce degli ultimi accadimenti, è lecito immaginare che è legittimo cambiare, ipotizzando un trasloco del premier verso il riformista movimento grillino?
Continuando a indagare, si incontra un Giuseppe Conte d’area gesuita, appoggiato dal medesimo potere decisionale che pilotava Giulio Andreotti. La curiosità vien leggendo e l’accenno alla stessa parola “potere” come potenza concentrata in poche mani, rende tutto credibile, poiché ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che la parola “governo” non è fatta per il bene del popolo, ma per servitù al potere. La prova è che ogni governo, una volta insediato, puntualmente non mette in atto il programma prefissato, ma segue una strada già segnata dai governi precedenti. Chi comanda?
L’unica arma contro il potere occulto è il risveglio della coscienza popolare, un Illuminismo nuovo capace di pensiero autonomo. Chi comanda non può permetterlo. E qui ritorna la figura di Achille Silvestrini, discepolo del cardinal Calderoli, potere occulto del Vaticano, già fautore di Giulio Andreotti. I due destini dello storico e dell’ultimo premier, qui si incontrano e il singolare rispetto di Conte da parte di molti premier stranieri, inizia ad aver senso.
Oggi la figura più potente dopo Papa Bergoglio, al Vaticano è monsignor Pietro Parolin, colui che inveiva contro le iniziative di Matteo Salvini (forse si delinea un perché aggiunto dietro il distacco di Salvini dal governo?).
Conte dunque non è solo l’amico di Bonafede giunto al governo quasi per caso, ma una figura di spicco spinta da poteri ben radicati. Dunque il filo-gesuita Giuseppe Conte, non sarà stato chiamato per far risorgere il filo-gesuita Matteo Renzi e il PD, opera maxima di Romano Prodi, un po’ in sofferenza? Così da tornare a marciare insieme verso l’Europa delle banche e delle alleanze socio progressiste? (Da Fausto Carotenuto, analista in forza ai servizi segreti italiani e della Nato)
In conclusione
Poiché la piattaforma Rousseau ha dato il benestare al Conte bis & 60.000 follower si sono appropriati del detto di Jean-Jacques: “La sovranità è di tutto il popolo”, un nuovo governo non votato dal popolo, prenderà forma. Lo spread scende, l’UE sorride, e gli italiani?
Se buona parte di quanto emerso da questa breve indagine, l’affermazione di Conte: “se cade il governo non mi candiderò per una seconda legislatura” sentita di persona a un Tg qualche mese fa, non solo è già decaduta, ma dell’avvocato di tutti gli italiani, certamente avremo la sua distinta assistenza molto a lungo.
Alcune fonti:
https://www.libreidee.org/2019/08/dietro-al-gesuita-conte-il-clan-occulto-che-gestiva-andreotti/
https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Conte#Onorificenze