Di Alessandro Mella
Percorrendo il lungolago, a Laveno Mombello in provincia di Varese, si possono scorgere magnifiche vedute sul Lago Maggiore.
Ma, come spesso succede in giro per l’Italia, è possibile anche incontrare frammenti e testimonianze della storia nazionale e locale. Soprattutto i monumenti ai caduti della Grande Guerra, quelli che si diffusero negli anni ’20 un po’ in tutti i comuni.
Anche Laveno realizzò il proprio il quale merita qualche istante d’attenzione. Posto su di un basamento con pietre, si innalza su quattro colonne marmoree. Alla base sono poste le lapidi con i nomi dei morti nelle due guerre mondiali.
In origine in capo alle stesse colonne era posta un’aquila in bronzo con le ali spiegate che, tuttavia, poco tempo dopo venne modificata ponendo tra le zampe un fascio littorio. Anche questa versione ebbe breve durata perché finì per essere fusa nel 1941 per sopperire alla penuria di materie prime in tempo di guerra. Per cui le colonne restarono prive della parte superiore per diversi anni.
Solo nel 1953 si restituì l’aquila al complesso sostituendo quella perduta con un’altra dalle più modeste ali chiuse.
La prima versione fu così descritta all’epoca:
L’aquila bronzea che pare spicchi il volo per librare sull’azzurro del lago, ben racchiude nel suo simbolo di audacia e di forza, tutto il sacrificio dei Lavenesi caduti e resterà, nel piccolo paese che diede così generoso contributo di Figli alla grande guerra, a ricordare il sublime valore di tanti nobili soldati! (1)
L’inaugurazione avvenne nell’estate del 1921 quando l’Italia viveva una stagione di grandi lacerazioni sociali e politiche pienamente percettibili dalle cronache del tempo. Si arrivava, del resto, dal biennio rosso e dalla violenta contrapposizione tra le sinistre e lo squadrismo fascista:
Magnificamente, per numero di intervenuti e per vivacità di entusiasmo è riuscita domenica l’inaugurazione del Monumento ai Caduti. Non si ricorda in Laveno una giornata di così schietto patriottismo, di così vasto sorriso tricolore.
Intervennero rappresentanze di Società, di Combattenti, di Fascisti da Milano, Varese, Como, Luino, Besozzo, Omegna, Pallanza, Intra, Suna, ecc.
Alla scopritura del monumento – opera in vero assai pregevole – parlarono l’avv. Belli di Varese, il Nazionalista Alcide Fruttini di Milano e Amedeo Belloni. Nessun incidente. Auguriamo che la buona semente di Domenica dia nella rossa Laveno, frutti di rinascente vittoriosa italianità. (2)
La tensione dove essere piuttosto alta perché, in previsione della cerimonia, non mancarono i velati appelli ad accantonare le divisioni partitiche in favore di un momento di raccoglimento voluto per ricordare i morti con dignità e pietà cercando di evitare spiacevoli incidenti:
Se la manifestazione di domenica riuscirà solenne per concorso di popolo, nella più perfetta tranquillità, e se, in una prossima domenica, la Giunta socialista di Laveno la quale ha incaricato la minoranza consigliare di ricevere in consegna il Monumento, e che intende pure commemorare dal canto suo i morti della guerra, portando una corona al loro Monumento, potrà svolgere tale sua cerimonia senza provocare e senza essere provocata, Laveno allora potrà ben dire di aver saputo commemorare degnamenti i Figli diletti, dando esempio a tutti di reciproca tolleranza, di civismo e di vero cordoglio e di sincero amor patrio.(3)
Oggi il monumento si mostra con il suo fascino immutato seppur con la patina inevitabile e pur fascinosa lasciata dal passaggio degli anni. E racconta tante pagine di storia, tanti momenti diversi e spesso difficili della storia locale e nazionale. Tenendo vivi i nomi di chi lasciò quello scorcio incantevole di lago per sacrificarsi sul Piave, sul Carso, sull’Isonzo e sui tanti fronti di quel conflitto sanguinoso. Del resto, il ricordo di questi martiri resta un dovere morale.
Alessandro Mella
NOTE
(1) La Gazzetta del Lago, 55, Anno III, 24 luglio 1921, p. 3.
(2) L’Unione, 30, Anno XXXVI, 30 luglio 1921, p. 2.
(3) La Gazzetta del Lago, 55, Anno III, 24 luglio 1921, p. 3.
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