Un nome che nasce dalla epica battaglia del 1706
Questo territorio era anticamente coperto di boschi e terreni, utilizzato a scopi agricoli e per lo sfruttamento boschivo. A partire dal Seicento compaiono case e cascinali come la Cascina Fossata, situata tra la via omonima e via Randaccio, ma la vera nascita del Borgo Vittoria risale al 1706.
Nella parte sud dell’attuale quartiere, in quell’anno, vengono combattute diverse battaglie durante lo svolgimento dell’Assedio di Torino, che vede contrapposte le truppe sabaude (sotto la regia del Principe Eugenio, cigno del Duca Vittorio Amedeo II) e quelle franco-spagnole, che alla fine saranno respinte.
Il nome del borgo si deve ad una delle battaglie risolutive dell’Assedio di Torino, combattuta il 7 settembre 1706. Il tragico teatro di questa scena di guerra è soprattutto la zona sud dell’attuale borgo, allora situata in piena campagna e lontana dalle mura fortificate della città; in seguito, quando l’espansione urbana raggiunge questa zona periferica, alcune vie e piazze vengono intitolate a situazioni, luoghi e personaggi che, ancora oggi, evocano quei lontani avvenimenti.
Mettiamoci con il naso all’insù, senza perdere di vista il terreno, e leggiamo i nomi, per entrare in confidenza con questa storia, che è stata la base di partenza per la trasformazione del Ducato di Savoia in Regno di Sicilia e poi Regno di Sardegna.
Via Vittoria e Piazza della Vittoria fanno riferimento all’esito della battaglia che determina la sconfitta delle truppe del Re Sole.
Via Vibò celebra la figura di Michele Antonio Vibò (Torino, 27 settembre 1630 – 12 febbraio 1713I); il 27 novembre 1690 è nominato Arcivescovo metropolita di Torino, carica che regge sino alla morte. Sotto il suo episcopato si apre uno scontro fra poteri: il 20 marzo 1700 Mons. Vibò fa affiggere un editto con cui pretende di annullare i pronunciamenti del 1697 e del 1699 in materia tributaria, i quali impedivano che nuovi beni godessero delle esenzioni spettanti ai chierici e si richiedeva che il placet per i nuovi chierici dovesse dipendere dall’approvazione dell’autorità tributaria, allo scopo di commisurare il numero degli ecclesiastici alle esigenze delle parrocchie. Il 17 agosto il Senato ordina di strappare i manifesti vescovili e dichiara nullo ogni provvedimento dell’Arcivescovo. Inizia un aspro conflitto, che si risolverà soltanto fra il 1727 e il 1728.
Via Principe d’Anhalt ricorda il prussiano Leopoldo I di Anhalt-Dessau, stratega, al servizio del Principe Eugenio. Nel 1705 Leopoldo viene inviato in Italia, dove il 16 agosto combatte nella battaglia di Cassano d’Adda. Nell’Assedio di Torino è il primo ad entrare negli accampamenti nemici (7 settembre 1706).
Via d’Allery evoca, indirettamente, l’assedio del 1704-05 alla rocca di Verrua Savoia, difesa in un primo momento dal Conte Pietro de la Roche d’Allery, la cui tenace resistenza rallenta l’avanzata delle truppe franco-spagnole, facendo guadagnare tempo prezioso per apprestare le ultime fortificazioni a Torino; il d’Allery continuerà poi il suo servizio durante l’Assedio del 1706, come Governatore della Cittadella.
Via Daun è dedicata al feldmaresciallo austriaco Wirich Philipp Lorenz von Daun (Vienna 1669 – Vienna 1741), diviene maggiore generale dell’esercito austriaco nel 1701. Nel 1706 scrive la sua pagina militare più alta, mantenendo il controllo della cittadella, di cui è comandante, sino al 7 settembre, quando Torino sarà liberata dall’arrivo del principe Eugenio. Gli verranno conferiti i titoli di Conte di Teano e Marchese di Rivoli.
Alcune vie di piccole dimensioni riportano alla memoria di quell’epoca e dei fatti militari accaduti qui.
Via degli Approcci: gli “approcci” erano camminamenti infossati realizzati a supporto delle linee fortificate.
Via dei Fornelli si chiama così per i “fornelli” costruiti nel 1706, utili a far esplodere le mine preparate per la difesa e collocate al disotto del livello del terreno.
Via del Ridotto è la prima trasversale di via Chiesa della Salute, da corso Venezia a via Stradella 48. Il nome ricorda le opere di fortificazione, difesa ed offesa che costellavano le campagne intorno alla città assediata.
La chiesa e santuario di Nostra Signora della Salute prospetta su piazza Chiesa della Salute, occupa il quadrilatero formato dalla piazza omonima, via Vibò, piazza Vittoria e via Villar; la sua costruzione inizia il 21 maggio 1895, con la posa della prima pietra, su progetto dell’architetto Giovanni Angelo Reycend (1843-1925). La costruzione del complesso religioso avrà uno sviluppo irregolare e assai lento; la sua intitolazione a Maria, “salute” della Patria, fa riferimento al trionfo di Vittorio Amedeo II e del Principe Eugenio di Savoia-Soissons, immortalati nei bassorilievi in facciata.
Nel 1927 il complesso passa alla “Congregazione di San Giuseppe” (o Giuseppini), nata su ispirazione di san Leonardo Murialdo (1828-1900) e fondata a Torino il 19 marzo 1873, nel Collegio Artigianelli, di cui egli è rettore. Due anni dopo, alla morte di Monsignor Carlo Giaume, il rettore che ne ha promosso l’edificazione, la chiesa della Salute è ancora un’opera incompiuta. Sotto l’impulso della Congregazione di San Giuseppe, i lavori riprendono con maggior vigore: nel 1934 viene completata la cupola; nel 1937 si edifica l’altare della Madonna, dove viene posizionato il dipinto di Enrico Reffo (1831-1917) “Nostra Signora della Salute”, risalente al 1890.
Il 6 giugno 1971 dalla chiesa di Santa Barbara (ubicata in via Perrone 11, sempre a Torino) le spoglie mortali di Leonardo Murialdo sono traslate e poste in una nuova cappella, inaugurata il 24 ottobre 1992.
All’esterno della chiesa, una cripta completata nel 1959 conserva l’ossario dei caduti durante la Battaglia del 1706 nel territorio di Borgo Vittoria.