Di Alessandro Mella
Questa vicenda è una di quelle tante piccole storie assai rappresentative del proprio tempo. Nel senso che ciò che accadde a questa persona si verificò nella vita di centinaia d’altre in maniera simile se non uguale.
A permettermi di raccontarla con maggior facilità c’è un vincolo lontano, perso nel tempo, eppure straordinariamente vivo. Il protagonista, infatti, appartiene alla storia del mio nome e quindi, più o meno direttamente, mia personale per secolari cuginanze.
Giovanni Carlo Mella nacque a Mongrando, oggi in provincia di Biella ed a questa antica città assai vicino, il 4 aprile del 1782 figlio di Bartolomeo Mella, detto “Bucino”, e di Anna Maria Vineis (1).
Il nostro venne al mondo in una famiglia di tessitori ben inserita nella società locale e considerata a pieno titolo tra i notabili della comunità. Aveva due sorelle, Giulia Chiara classe 1789 e Agata Maria classe 1780, ed un fratello di nome Francesco Antonio classe 1775 (2).
Egli crebbe nel suo bel paesello mentre attorno a lui la storia correva e cambiava le prospettive del medio e breve termine. Dopo le guerre tra il Regno di Sardegna e la giovane Repubblica Francese, infatti, il Piemonte era stato annesso nel 1802 alla Francia allora retta dal primo console Napoleone Bonaparte (3).
I giovani piemontesi, quindi, furono soggetti alla coscrizione militare obbligatoria prevista dall’ordinamento francese ed il nostro “Jean Charles Mella” fu quindi preso, obtorto collo, e convocato dal Dipartimento del Sesia per l’avvio al servizio militare sotto la bandiera tricolore. Il suo incorporamento avvenne l’8 pratile anno XII cioè il 28 maggio 1804.
Lasciò Mongrando sicuramente con un nodo in gola e non senza qualche preoccupazione dal momento che la sua destinazione l’avrebbe condotto lontano da casa e dalla famiglia.
E così fu perché, qualche tempo dopo, il nostro si ritrovò, come cacciatore di fanteria, inserito nel 13° reggimento di fanteria leggera dell’armata, ove militavano molti biellesi e vercellesi per sua fortuna, nel 2° battaglione, 4a compagnia, accampato a poca distanza dal Passo di Calais al celeberrimo campo di Boulogne.
Da qualche tempo, infatti, Napoleone aveva disposto l’armata lungo le coste che si affacciavano sul canale della Manica con l’idea di varcarlo, sbarcare, sconfiggere gli inglesi in una poderosa battaglia campale e quindi dettare le condizioni per una duratura pace con il nemico di sempre.
Un progetto ambizioso, difficile, non impossibile ma certo molto rischioso al punto che, in specie dopo le sconfitte marittime ed i movimenti militari verso est, naufragò.
Verso la fine di agosto del 1805, era il 7 fruttidoro cioè il 25 agosto, il nostro protagonista si sentì tanto male che si rese necessario ricoverarlo all’ospedale militare posto nella municipalità di Marquise.
Quale malessere colse il nostro bravo soldato francopiemontese? Difficile a dirsi, le carte del tempo parlano generalmente di febbri ed anche i riscontri ottenuti dal Ministero della Difesa francese non hanno prodotto particolari approfondimenti pur contribuendo a classificare con sicurezza l’identità del militare (4).
A quel tempo con la “febbre” in senso generico si classificava qualunque malessere la comportasse senza darsi troppa pena di comprenderne a pieno le ragioni in specie se la motivazione serviva solo per completare il certificato di decesso.
La situazione andò rapidamente peggiorando e pochi giorni dopo, l’11 fruttidoro cioè il 29 agosto, lo chassuer Jean Charles Mella de Mongrande – Département du Sesia si spense stroncato dal malessere ormai insostenibile per il suo corpo:
Dipartimento della Guerra – Ospedale Militare
Stato nominativo dei militari ed altri malati in carico ai differenti servizi dell’Esercito, deceduti all’Ospedale Militare di Marquise durante il mese di Fruttidoro (18 agosto – 16 settembre) Anno Tredicesimo: (Precedono altri nomi che per praticità si omettono nda)
13° Reggimento leggero, 2° Battaglione, 4ª Compagnia. Jean-Charles Mella, Grado cacciatore, nato a Mongrando, Dipartimento Sesia, Malattia febbri, Ricoverato il 7 fruttidoro (24 agosto nda), deceduto l’11 fruttidoro (28 agosto). (Seguono altri nomi che per praticità si omettono nda)
Io sottoscritto, economo dell’ospedale militare di Marquise, certifico che quanto scritto è veritiero e conforme al registro dei decessi tenuto in ospedale.
Marquise, il 1° giorno complementare dell’anno tredicesimo. Firmato Clairbout
Noi, sindaco del comune di Marquise, certifichiamo la firma su estesa come autentica e genuina e lo stato che precede conforme al registro come da statuto.
Reso a Marquise, il 1° giorno complementare dell’anno tredicesimo. Firmato Halgou (5).
Morì solo, lontanissimo da casa, in faccia all’oceano, senza vedere l’Inghilterra e senza nemmeno poter seguire il suo reggimento nella partenza improvvisa per andare a vincere la gloriosa battaglia di Austerlitz ove certamente avrebbe combattuto se la febbre non l’avesse ucciso pochi mesi prima.
Non ci fu nulla di epico in questa storia, nulla di eroico, niente di glorioso. Eppure, questa vicenda ne racconta tante e riassume, comunque, la tragedia delle guerre europee con migliaia di uomini e spesso donne mandati a morire lontano dalle persone amate, da casa, dai luoghi del cuore.
Costretti a lasciare lavoro, territori e famiglie per andare a massacrarsi su campi di battaglia dall’altra parte, per loro, del mondo.
Anche se sfortunato, anche se morì solo in una branda d’un ospedale da campo, Jean Charles, Giovanni Carlo, Mella fu un soldato italiano in divisa della Grande Armata di Napoleone I. Uno dei tanti, ma a me più vicino di molti altri.
Alessandro Mella
Note
(1) I Mella Bucino erano stati fedelmente riportati dai sacerdoti nello “Stato delle Anime” accanto ai “normali” Mella. Ad indicare una vicinanza dal punto di visto abitativo e certamente una parentela, senz’altro una cuginanza. Emblematico fu proprio il caso di Jean Charles Mella figlio di Bartolomeo Mella “Bucino” che, soldato napoleonico, fu registrato dalla macchina burocratica militare francese con il solo cognome originale. A riprova che quel “Bucino” era certamente un soprannome dato ad uno dei Mella mongrandesi e trasmesso ai figli nella tradizione locale ma non nella fiscale amministrazione pubblica franconapoleonica. Probabilmente il soprannome parzialmente “cognomizzato” deriva dalla parola “bocin” (si legge però “bucin”) che in lingua piemontese indica il vitello e, per estensione del concetto, persone corpulente e di una certa prestanza fisica. Nacque così, come spesso accadeva con i cognomi fin dal medioevo, il ramo curioso dei Mella Bucino.
(2) I dati della famiglia furono ricavati alcuni anni fa dall’autore nel corso di ricerche genealogiche presso l’Archivio di Stato di Biella e quelli della parrocchia di Ceresane e San Lorenzo di Mongrando. In quest’ultimo caso grazie alla cortesia e benevolenza di don Stefano Vaudano a cui volentieri l’autore desidera rinnovare i propri ringraziamenti.
(3) A riguardo si veda: Viva l’Imperatore – Viva l’Italia – Le radici del Risorgimento – Il sentimento italiano nel ventennio napoleonico, Alessandro Mella, Bastogi Edizioni, Roma, 2016, pp. 33-42.
(4) Lettera del comandante Karine Perrissin Faber, Ministère dès Armées, Archivio Storico di Vincennes, 8 giugno 2018.
(5) L’Hopital Militaire Ambulant de Marquise, Emile Detertre, Imprimerie G. Hamani, Boulogne Sur Mer, 1911, p. 36.
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