
Alla Reggia di Venaria (TO), fino al 16 febbraio 2025
La mostra dedicata allo scrittore britannico John Ronald Reuel Tolkien, che presenta oggetti, libri e lettere, il tutto accompagnato da immagini e supporti digitali, è un viaggio alla scoperta del narratore della Terra di Mezzo. Sarà visitabile, sino al 16 febbraio 2025, alla Reggia di Venaria Reale (TO).
Uomo del suo tempo, linguista, filologo e infine romanziere, il Professore di Oxford viene raccontato nella sua complessità artistica e umana attraverso tre sezioni:
L’Uomo, attraverso riproduzioni fotografiche, lettere autografe, oggetti e schede informative, narra la vita privata dello scrittore, dagli affetti agli studi, all’esperienza della Prima Guerra mondiale;
Il Professore ne fa conoscere il ruolo di accademico, tra i più giovani a ottenere la cattedra all’Università di Oxford, autore di studi e pubblicazioni ancora oggi fondamentali nello studio della letteratura in antico e medio inglese;
L’Autore è una sezione più ampia che descrive il narratore e le sue due più importanti opere: Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli. Sono presenti alcune prime edizioni, gli acquerelli realizzati da Piero Crida per la prima de Il Silmarillion e due non utilizzate per i Racconti Incompiuti e Le avventure di Tom Bombadil; circa 900 edizioni dello Hobbit e de Il Signore degli Anelli, pubblicate in 51 nazioni; la ricostruzione, infine, di un angolo dello studio privato di Tolkien nella sua abitazione al 20 di Northmoor Road, Oxford, dove scrive Lo Hobbit e parte de Il Signore degli Anelli.
In conclusione, una sezione ripercorre l’eredità dello scrittore che ha rappresentato un caposaldo del genere letterario fantasy, per tutto ciò che ha ispirato nell’arte, nella musica e nel mondo dei fumetti.
Vi è spazio anche per gli adattamenti cinematografici, dal film d’animazione di Ralph Bakshi alla trilogia de Il Signore degli Anelli del regista Peter Jackson.
Promossa dal Ministero della Cultura in occasione dei cinquant’anni dalla scomparsa di Tolkien, con la collaborazione dell’Università di Oxford, la mostra è realizzata da C.O.R. Creare Organizzare Realizzare, con la curatela di Oronzo Cilli e la co-curatela e l’organizzazione di Alessandro Nicosia.
La rassegna su Tolkien ha avuto un naturale compagno di viaggio, è il caso di usare questa espressione, in William Blake, ad accomunare due sognatori e due visionari. L’occasione culturale di riscoperta del poliedrico artista inglese è stata da me raccontata queste colonne il 26 gennaio scorso: https://civico20-news.it/cultura-e-spettacolo/blake-e-la-sua-epoca-viaggi-nel-tempo-del-sogno/26/01/2025/
Iniziamo la visita alla mostra su J.R.R. Tolkien.
La sua infanzia precaria si può leggere in mostra, come in un sunto, nella lettera 306.
L’amore della sua vita sarà Edith Bratt, nata da una relazione proibita e figlia illegittima. Lei ha tre anni più di lui, il loro amore sarà osteggiato. Si sposano durante la Quaresima, con una cerimonia sobria per imposizione liturgica del tempo. Verranno sepolti insieme, nel cimitero di Wolvercote, ad Oxford.
Il baule di viaggio di Tolkien (1896), qui esposto, fa pensare alla nascita di un viaggiatore, nella realtà e con l’immaginazione. Coevo alla morte del padre, in seguito alla quale la famiglia Tolkien non tornerà più in Africa: come non pensare a Karen Blixen, a La mia Africa, e a quella stagione di colonialismo che ha avuto anche pagine felici?
Un ruolo importante nella formazione di Tolkien lo giocherà il T.C.B.S., un gruppo informale di amici, formatosi alla King Edward’s School di Birmingham. L’acronimo T.C.B.S. sta per “Tea Club, Barrovian Society”, in quanto i suoi membri erano soliti prendere il tè o nella biblioteca della scuola, dove prestavano servizio come bibliotecari, o presso il Barrow’s Stores, da cui il nome. I suoi membri principali saranno gli “immortali quattro”, come amavano definirsi: J.R.R. Tolkien, Geoffrey Bache Smith, Christopher Wiseman, e Robert Gilson. Qui nasce un’idea dell’arte, all’interno di un sodalizio destinato a morire nella tragedia della imminente guerra mondiale.
Tolkien è stato accademico e docente, prima che scrittore, lo dimostra l’età in cui arrivare a pubblicare: Lo Hobbit a 45 anni, Il Signore degli Anelli a 62. Nel suo percorso di studio, nel quale fonda club e circoli, egli matura la ricerca di lingue sorelle e antiche, arriva al punto di inventare parole e lingue, come il linguaggio degli elfi. Sono tanti, quasi innumerevoli, i suoi allievi o sodali; fra gli italiani, se ne possono annoverare due.
Tommaso Gallarati Scotti. Nato a Milano il 18 novembre 1878 dal duca Gian Carlo e da Luisa Melzi d’Eril, allievo e amico di Antonio Fogazzaro, conosce e apprezza Tolkien durante la sua permanenza a Londra, come diplomatico, in cui si caratterizza per la rivalutazione dei rapporti fra i due Stati:conferenza al Circolo italiano di Oxford, 19 maggio 1949; apertura dell’Istituto italiano di cultura, 18 maggio 1950; riapertura dell’ospedale italiano di Londra, 19 giugno 1950; mostra e visita del teatro alla Scala, 15 settembre 1950; incontri con il Circolo italiano di Oxford; mostra Italia-Inghilterra nel Risorgimento, dicembre 1951.
Alessandro Passerin d’Entreves. Nato a Torino il 26 aprile 1902 da Ettore Passerin d’Entrèves et Courmayeur, di antica e nobile famiglia valdostana, e da Maria Gamba. Dal 1945 al 1956 tiene a Oxford la cattedra di studi italiani (Serena Professor of Italian); risalgono a questi anni i suoi studi su Dante, Machiavelli, Guicciardini, Alfieri e Manzoni.
Torniamo a Tolkien. Mentre studia la mitologia nordica e finnica comprende che il mito e la leggenda sono nelle antiche storie, da qui nasce la sua ispirazione di Beowulf.
Il suo Viaggio in Italia – in due riprese, nel 1955 e nel 1966, sulle orme di tanti viaggiatori che lo hanno preceduto – trova in Venezia e Assisi i suoi momenti più alti. Egli visita Venezia, con la moglie, e Assisi, con la figlia Priscilla, dove dorme nel monastero delle clarisse francesi di Santa Colette, ancora oggi aperto all’ospitalità. Queste due esperienze di viaggio e di scoperta avvengono in pieno Novecento, quando la modernità e il progresso tendono a cancellare i segni di quel che c’era prima (e sembra vecchio e desueto in quel frangente storico) e che non serve più, alla stregua di qualcosa da rottamare in nome dell’evoluzione della civiltà. Il professore inglese, invece, si immerge nella storia dei luoghi e cerca di trarne lo spirito del passato e della storia.
J.R.R. Tolkien è anche un riferimento per gli scrittori di oggi e di sempre, con le loro aspirazioni e sogni. Basti pensare che la casa editrice Mondadori rifiuta la pubblicazione a Il Signore degli Anelli (in mostra si può leggere la lettera in inglese); lo scrittore non si scoraggia, l’opera verrà accolta da Astrolabio, ma sarà un insuccesso. La fortuna editoriale in Italia si deve a Edilio Rusconi che, grazie al suo collaboratore e direttore editoriale Alfredo Cattabiani, ne percepisce il valore, non solo mitologico. Dall’anno 2000 le opere di Tolkien passano all’editore Bompiani, che sta realizzando la prima edizione italiana della monumentale La Storia della Terra di Mezzo.
Non è stato semplice, per la narrativa di Tolkien, entrare a far parte del patrimonio culturale condiviso. Egli è stato bollato inizialmente con una nomea di conservatore o reazionario, fra il 1968 e il 1977, in quanto non si occupava di “impegno sociale”. La sua narrazione era vista come un qualcosa di altro o lontano dalla realtà ed è stata sottoposta ad una «implacabile censura» (Alfredo Cattabiani). Questa è una diatriba del tutto ideologica, senza nessun riferimento letterario, che oggi appare lontana o poco comprensibile ai giovani che non hanno vissuto la stagione culturale e politica del Sessantotto e del Settantasette.
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