
Le notizie riguardanti l’Ufologia sono spesso contrastanti e richiedono sempre seri approfondimenti.
Volendo affrontare in modo serio e documentato la vexata quaestio dell’Ufologia saremo costretti, da una forma di onestà intellettuale, ad essere particolarmente cauti e critici verso ogni aspetto di questo spinoso argomento.
Credere a tutto è da ingenui, non credere a nulla per partito preso, è quantomeno non corretto.
La strada che abbiamo deciso di intraprendere è quella della ricerca seria e documentata, ricerca che dovrebbe aiutarci ad evitare sia le facili conclusioni che il rischio di gettare nel fiume il bambino con l’acqua sporca.
Riportiamo una testimonianza di Roberto D’Amico, profondo conoscitore dell’argomento che ebbe un ruolo molto rilevante nel settore ufologico torinese.
La sua dichiarazione, relativa ad un caso verificatosi negli anni ’70 a Torino. è riportata integralmente da Civico20-news.
Di Roberto D’Amico
Verso la metà del 1973, a Torino iniziarono a giungere a giornali, ricercatori ed associazioni che si occupavano di ufologia circolari spedite da un sedicente “Sidereal Intercontacts Centre” (SIC) nelle quali si parlava di riunioni tenute a San Giusto Canavese, di conferenze, di avvistamenti e atterraggi di Ufo e del Gran Maestro di nome Absu Imaily Swandy, un extraterrestre di 256 anni.
Quotidiani, settimanali e riviste specializzate (Il nostro tempo, La stampa, La Gazzetta del Popolo, Il Corriere della Sera, Panorama, Pianeta, Il Giornale dei Misteri, gli Arcani, per citarne alcuni) se ne occuparono a più riprese.
Il SIC sembrava far parte del filone di sette, associazioni e organizzazioni che, grazie ad una serie di invasati “contattisti” e alieni predicatori, mescolando ufologia e religione in un cocktail pseudo-spaziale, inneggiavano alla pace, benedicendo tutti “in pace e fratellanza cosmica”.
Nelle circolari dattiloscritte dei suoi membri il SIC attaccava violentemente e personalmente chiunque non ne riconoscesse la realtà. Nella nostra città i più odiati furono Renzo Rossotti, giornalista e scrittore, e Gianni Settimo, fondatore e direttore del Gruppo Clypeus di cui in quel periodo ero membro molto attivo. Per questo ebbi l’“onore” di ricevere un paio delle loro circolari. Tralasciando quella piena solo di insulti personali, allego quella del novembre del 1974 come esempio per far capire quale fosse la qualità e il tono delle comunicazioni che venivano diffuse.
In città iniziò a circolare la voce che la fantomatica figura di Absu Imaily Swandy girasse indisturbata per il centro di Torino. L’amico Rossotti, da bravo giornalista, indagò per trovare delle testimonianze.
Si scoprì che il signor Arduino Albertini lo aveva addirittura ricevuto a casa sua nel 1973, anche se non gli si era presentato come extraterrestre ma con un nome italiano le cui iniziali erano G. D..
Un gestore di un bar di via Po, vedendo la sua foto, lo riconobbe senza esitare, mentre un altro torinese, certo A. C., disse di averlo incontrato per ben tre volte e di aver persino scambiato con lui qualche parola.
Da tutti Absu veniva descritto come alto, dal passo sciolto, quasi marziale, certamente non aveva l’aspetto di un barbone o di un povero vecchietto. Qualcuno mise in giro la voce che girasse in una Bentley nera…
Nei vari locali di via Po, molte altre persone intervistate fecero dichiarazioni più vaghe, ma furono in tanti ad affermare che sì, forse lo avevano visto passare e di ricordarne gli occhi vividi ed un fare misterioso… Forse ad un certo punto la suggestione prese piede…
Un episodio rimasto nella storia di questo caso esprime bene l’atmosfera che si respirava in quegli anni. Sulla Gazzetta del Popolo del 31 gennaio e del 1° febbraio 1975 due lettere annunciarono che Absu Imaily Swandy, proveniente da Carachi, la sera del 1° febbraio avrebbe tenuto una conferenza sul tema “Come salvare il pianeta Terra” nella sede del SIC di via Rossini 3.
Sapevamo tutti che in Via Rossini non c’era nessuna sede del SIC, ma per quanto scettico per dovere di cronaca, in rappresentanza del Gruppo Clypeus, quella sera mi recai a quell’indirizzo. Ricordo che arrivarono anche Arduino Albertini, Renzo Rossotti, Ito De Rolandis, alcuni fotoreporters e qualche appassionato curioso. Sul portone chiuso, trovammo affisso un cartello scritto a mano che informava che la conferenza era stata trasferita in via Po 5. Ci spostammo al nuovo indirizzo, ma trovammo un altro portone chiuso.
Come tutti gli altri, mi sentii uno stupido nell’essere consapevolmente caduto in quello “scherzo”. Ovviamente non ci fu nessuna conferenza… ma, a completare la beffa, il 6 febbraio, la “Gazzetta del Popolo” ospitò fra la corrispondenza dei lettori una lettera che, a nome del SIC e di Absu, ringraziava per la riuscita serata!
Nel frattempo, il SIC aveva annunciato la creazione di un ufficio-stampa che pubblicò anche tre fotografie che anche per l’epoca erano di bassissima qualità, come per altro lo erano i messaggi dattiloscritti (molto grezzi e poco extraterrestri).
La fotografia di Absu, già nota, con camicia bianca e una giacca in elegante tessuto gessato (non certo una tuta spaziale…), sembrava malamente ritoccata a mano.
La seconda foto era di un disco volante. La didascalia diceva: “Un disco tipo Llion, di quelli frequentemente usati da Absu per i suoi spostamenti. È in grado di coprire lo spazio Luna-Terra in hm 7. Dischi Llion hanno sorvolato l’Italia a partire dall’anno 1941”. In realtà si trattava di una fotografia scattata al largo delle coste di Panama nel 1957 dall’ufficiale-radiotelegrafista T. Fogl, da bordo della nave britannica S.S. Ramsey. Fogl stesso aveva spiegato di aver creato un falso per divertimento
La terza fotografia era, come indicato: “Una foto di Nerea, la prima base per atterraggio e decollo di dischi impiantata in Italia, in una località della Valle di Padana. Munita di apparecchiature antiradar, ha tutto l’aspetto di un campo sportivo con attrezzature sportive per apparire invisibile a qualsiasi occhio indiscreto. Entro breve tempo potranno atterrarvi anche pesanti astronavi”.
In realtà, questa fotografia era palesemente di una miniera, gli alberi sembravano essere degli eucalipti e il paesaggio nulla aveva di padano… Insomma, le informazioni erano davvero misere e presentate in modo assai dilettantesco. Queste furono le uniche fotografie che il SIC produsse! Le circolari che ancora per un po’ uscirono, firmate con due o tre nomi diversi, non contennero mai nulla di interessante e non ci fu nessuna risonanza internazionale.
Non si scoprì mai che si celasse dietro al SIC e quali fossero i suoi intendimenti, ma allora eravamo tutti certi, anche per il contenuto dei comunicati, che fosse opera di una sola persona, che questa fosse di Torino e conoscesse molto bene coloro ai quali scriveva.
Ad un certo punto la faccenda iniziò ad assumere contorni ambigui, che avvalorarono lo scetticismo sul caso. Ci fu, ad esempio, un dichiarato (e falso) massone del Grand Orient de France di nome C. Rosecroix, inventato come l’indirizzo inesistente che metteva nelle lettere che i giornali gli pubblicarono, che intervenne sull’argomento. Qualcuno poi fece dei conti cabalistici sul numero 17, che per gli extraterrestri sarebbe stato il numero dell’Universo, mentre 1717, differenza tra l’anno 1973 e l’età di Absu, avrebbe ricordato l’anno della posa della prima pietra della Basilica di Superga cui il Gran Maestro alieno sarebbe stato particolarmente legato! Qualcuno pensò anche ad un riferimento all’anno in cui era nata la Massoneria speculativa. Infine, si iniziarono a fare collegamenti con un fantomatico gruppo di Dresda e la Terra Cava, un tema ritenuto filonazista. Insomma, un insieme intricato di cose tutte molto terrestri…
Per completare il quadro di quel confuso caso, per il 30 novembre del 1975 venne annunciata una seconda conferenza, sempre in via Rossini 3, di Absu Imaily Swandy, presentato questa volta come membro del Consiglio Ecumenico delle Chiese…, dal titolo “La politica dei blocchi e gli spazi esterni: la sicurezza”. Ovviamente anche questa volta non ci fu nessuna conferenza…
Personalmente sono convinto che non si possa spiegare il caso SIC senza considerare che quello fu un periodo molto convulso dell’ufologia torinese. Per la verità, quella che veniva definita la “cerchia della Torino Magica”, comprendeva un certo numero di personaggi carismatici che si conoscevano benissimo tra loro, molti erano o erano stati amici, appassionati di Esoterismo, Magia, Occulto, Ufologia, del Mistero e del Fantastico. La loro forte personalità li mise spesso in contrapposizione e portò alla nascita di gruppi ostili tra loro che si contendevano la verità, litigavano, si screditavano a vicenda e talvolta si prendevano anche goliardicamente in giro…
Furono in molti, compreso il sottoscritto, a pensare che il burlone potesse essere qualcuno di loro e che si fosse trattato di uno scherzo poi sfuggitogli di mano…
Fatto è che seguì ancora qualche comunicato, si tenne qualche altro dibattito, vennero scritti un po’ di altri articoli… poi nel marzo 1976 tutto finì nel nulla, si esaurì per morte naturale, come doveva essere… dando ovviamente ragione a chi ne aveva da sempre intuito la mistificazione. D’altro canto, sarebbe stato difficile per quello sconosciuto autore continuare a tenere in piedi per molto tempo ancora ciò che aveva costruito … e così Torino fu finalmente liberata dagli extraterrestri…
Foto tratte dall’Archivio Clypeus per gentile concessione