
Immagine di Giancarlo Guerreri
L’arte come esigenza del profondo
L’esigenza di rappresentare delle figure, emerse fin dai primordi della storia della cultura umana. Lentamente ma costantemente nell’uomo nacque la necessità di creare ponti tra il “mondo percepito” e quello ”immaginato”.
Due grandissimi poeti tedeschi, Emmanuel Swedenborg e Friedrich von Hardenberg, meglio noto come Novalis, introdussero la dimensione del Pensiero magico nella propria visione del mondo.
Swedenborg disse: “Tutte le apparenze e tutte le forme materiali sono solo maschere e gusci che ci fanno intravvedere le fonti più profonde della natura”; mentre Novalis così pensava: “Non esiste niente in cielo e in terra che non sia anche nell’uomo”.
André Breton, il teorico del surrealismo, si chiedeva se l’arte avesse il potere magico di cambiare la vita…
Queste riflessioni emersero solo nel XVII secolo, ma le rappresentazioni che le ispirarono nacquero, probabilmente con l’uomo.
I nostri antenati dovettero accettare l’idea di una realtà altra che potesse essere descritta con le semplici tecniche che possedeva. L’ocra rossa e il carbone decorarono le parti più buie delle caverne, creando sfondi metafisici per le loro cerimonie rituali. Le lingue di fuoco, danzando con loro, davano vita a movimenti surreali che infondevano dinamismo a quelle forme animali che sarebbero diventate, nella realtà esterna, le loro autentiche prede.
La caverna era il luogo magico, il mondo esterno, il palcoscenico della realtà: la divisione manichea tra esoterismo ed essoterismo nacque probabilmente in tali circostanze.
Venne quindi affinata la capacità di manifestare all’esterno di noi stessi, la natura di quei mondi dell’anima che vivevano nelle profondità della coscienza, custoditi e alimentati da una forza interiore, originata da una autentica forma di spiritualità.
La caverna divenne anche il simbolo del mito di Platone, nel quale si narra di alcuni individui incatenati all’interno di una grotta, protetti da un muro di roccia che impediva loro di vedere l’ingresso e l’esterno della caverna.
Un grande fuoco, posto alle loro spalle illuminava alcuni personaggi che passavano tra l’ingresso e il muro, le cui ombre erano proiettate sulla parete di fronte agli uomini legati.
Quello che i poveretti potevano vedere era solamente l’ombra di ciò che definiremmo realtà.
Il mito, in sostanza, ci dice che con i nostri sensi non possiamo giungere alla conoscenza completa e ciò che vediamo è solamente il riflesso o l’ombra di quello che appartiene alla dimensione oggettiva.
Un compito dell’artista potrebbe essere quello di svelare il mistero dell’apparenza delle cose, per regalarci differenti prospettive che possano aprire la nostra mente.
Dove sono le idee che non abbiamo ancora? Dove sono le immagini che non abbiamo ancora dipinto o le melodie che non abbiamo ancora composto? Dove sono le forme che non abbiamo ancora scolpito? dove sono libri che non abbiamo ancora scritto o le poesie che non abbiamo ancora declamato?
Un velo, forse quello di Maya, sembra dividere ancora le due distinte realtà.
Sia il sogno che lo stato di veglia appaiono reali a coloro che sono addormentati o che sono svegli, ma solo al risveglio si avrà la percezione delle due differenti realtà. In un modo simile, quando il mondo trascendente riuscirà ad emergere alla coscienza dell’uomo, l’individuo, l’artista, potrà realizzare la propria opera per condividerla con le altre persone.
L’Arte, intesa come somma di tutte le manifestazioni artistiche, diventa un ponte tra il mondo magico e quello della quotidianità.
L’Artista, autentico, assurge al ruolo di intermediario tra le due realtà, ovvero colui che “vede” il mondo trascendente con gli occhi dello spirito, oppure che “ode” i suoni che si compongono in nuove armonie nella propria mente. Il suo compito sarà quello di manifestare con la tecnica, quello che vede e quello che sente, per renderlo visibile ed udibile a tutti.
Da questa prospettiva l’Artista diventa sciamano, intermediario tra due mondi opposti ma consustanziali, ruolo che gli permetterà di realizzare il compito di questa incarnazione, conducendolo verso la Realizzazione interiore.
L’Artista opera alchemicamente su se stesso per rivelare e condividere il proprio Mondo interiore, entrando nella oscura dimensione dell’Ombra per raggiungere la Luce, dopo aver compiuto i necessari cambiamenti.
L’Ombra, secondo Jung, è qualcosa che esiste solo in presenza della luce, poiché un corpo immerso nel buio non ha parti oscure, quindi non ha Ombra.
Luce e Ombra sono pertanto considerati come metafore del Bene e del Male, Positivo e Negativo.
Tramite questa alchimia interiore il noto acronimo di Basilio Valentino, V.I.T.R.I.O.L., Visita Interiora Terrae Rectificandoque Invenies Occultum Lapidem, diventerà l’effettivo catalizzatore del processo di realizzazione interiore che farà comprendere, anche all’Artista stesso, l’autentico significato del proprio Lavoro.
Ciò che ci appare della cosiddetta realtà non coincide con l’autentica Realtà. I nostri cinque sensi sono limitati dalla loro struttura e percepiscono solamente una parte infinitesimale delle radiazioni elettromagnetiche emesse nello spazio.
Lo spettro che percepiamo, quello che si manifesta nei colori che vanno dal rosso al violetto, è nulla rispetto a quello che viene emesso e che viaggia nel cosmo. Lo stesso vale per le onde sonore.
Se fossimo in grado di percepire le radiazioni ultraviolette, i raggi gamma o le microonde, potremmo dipingere un universo completamente diverso, ma non meno reale, di quello che conosciamo…
Comprendere che ciò che siamo abituati a percepire con i nostri cinque sensi non corrisponde necessariamente alla cosiddetta Realtà, può essere scioccante e forse pericoloso, ma è altrettanto vero che, ad esempio, le immagini dello Spazio non esisterebbero senza la tecnologia dei telescopi sensibili a frequenze che non potremmo mai vedere con i nostri occhi.
Gli Artisti che si espressero negli anni del Rinascimento, del Manierismo e del Barocco, cercarono, in vari modi e con grandissime capacità di rappresentare nelle forme e nelle composizioni i canoni estetici di un mondo ideale, seppure ancorato alla realtà, per accontentare i vari committenti, religiosi e laici, dipingendo un ideale di mondo che si avvicinasse, il più possibile a quello percepito dai propri sensi, mai in contraddizione con i dettami dalla morale vigente.
Una grande eccezione fu quella di Hieronymus Bosch, il pittore fiammingo (1453-1516),, che fu, secondo molti critici l’antesignano del Surrealismo, e che rappresentò i sogni e gli incubi dell’essere umano.
Bosch, proveniente da una famiglia benestante, ebbe la rara opportunità di poter esprimere attraverso le proprie opere quello che desiderava, senza eccessive intrusioni da parte di facoltosi committenti.
Alcuni esempi del linguaggio simbolico di Bosch che rappresentano episodi religiosi e credenze popolari, fanno riferimento a una cultura fatta di magia e di alchimia e contengono un insegnamento esoterico, mascherato da una ricca simbologia allegorica.
Molti hanno affermato che i quadri di Bosch siano stati tra i primi a essere trasformati in Meme. Riferendosi al noto scritto di Clinton Richard Dawkins “Il gene egoista”, nel quale le idee simboliche (Memi) si affermano nell’ambiente con gli stessi metodi della Selezione Naturale, proposta da Darwin-Wallace.
Nella seconda metà dell’800 nacque un nuovo movimento artistico, l’Impressionismo.
Sviluppato in Francia, a Parigi, da Claude Monet, prese ispirazione da un suo capolavoro, levar del sole, un olio su tela (1872; Parigi, Musée Marmottan Monet).
Nel 1860 il movimento si diffuse sull’intero continente europeo attraverso le opere di pittori come Pierre-Auguste Renoir, Berthe Morisot, Alfred Sisley, Franz Bunke, Ivan Grohar, Francisco Llorens-Diaz,Gustave Courbet, Eduard Manet, Camille Corot, William Turner, Auguste Renoire, Camille Pissarro, Paul Cezanne, Edgar Degas.. oltre allo stesso Monet.
L’Impressionismo rappresenta il moto delle emozioni dall’esterno all’interno, che avviene nella coscienza soggettiva dell’artista quando osserva il mondo.
L’impressionismo è una corrente artistica che si caratterizza sia per il trionfo della luce e del colore, che per la volontà di catturare l’impressione fuggevole di un momento, o l’aspetto effimero di una scena o di un soggetto.
L’obiettivo del Movimento non era quello di rappresentare la realtà statica, ma piuttosto di raffigurare l’impressione fugace, che una scena o un particolare momento, potevano suscitare.
Catturare la magia di un paesaggio nella luce di un momento particolare del giorno, così come s’imprime nei sensi dell’osservatore. Dipingere possibilmente all’aperto, rapidamente, prima che l’incanto svanisca.
Ciò che appare agli occhi dell’artista viene quindi elaborato in varie forme, che traducono la visione del mondo esterno o quella del proprio mondo interiore, in una soggettività assoluta.
La realtà che ci appare come oggettiva svanisce per assumere le caratteristiche di una autentica soggettività che mette a nudo le emozioni dell’artista.
Il Vero e il Reale spariscono e si esprimono nel relativismo soggettivo: il sogno diventa realtà e ciò che immaginiamo come pura fantasia diviene reale.
Quando viene rotto il diaframma tra immaginazione e realtà percepita, tutto perde la propria oggettività e le ancore intellettuali della razionalità cedono alla visione dell’ artista folle, che apre la nostra mente a ciò che è, senza essere presente nella realtà convenzionale.
Se ciò avviene significa che l’opera entra in profondo rapporto con l’osservatore, concedendogli di accedere agli spazi di un universo sconosciuto, che intimamente rappresenta l’autentica visione dell’artista.
In Italia, più precisamente a Ferrara, nel 1917, grazie all’incontro tra Giorgio de Chirico e Carlo Carrà nacque l’Arte Metafisica: un movimento artistico che si sviluppò dopo il futurismo e si caratterizzò per la rappresentazione enigmatica e surreale, di spazi e oggetti in modo con una forte componente simbolica e spirituale.
Nel 1924, a Parigi venne pubblicato il “Manifesto del Surrealismo” di André Breton. Nacque come movimento d’avanguardia e si diffuse rapidamente in tutta Europa e oltre, influenzando vari campi artistici come letteratura, pittura e cinema.
Tra gli esempi più noti del Surrealismo vi è sicuramente Salvador Dalì: il suo talento artistico trovò espressione in svariati ambiti, tra cui il cinema, la scultura e la fotografia, portandolo a collaborare con artisti di ogni settore; egli stesso soleva esprimere la sua propensione per gli eccessi: “per tutto ciò che è dorato ed eccessivo, la mia passione per il lusso e la mia predilezione per gli abiti orientali“.
Simile all’Impressionismo, ma con un orientamento espressivo che va dall’interno verso lesterno, l’Espressionismo esprime l’esaltazione intensa delle emozioni umane, cercando di trasferire sulla tela sensazioni come la paura, l’angoscia, la rabbia e la gioia. Le suggestioni della mente furono rappresentate in modo crudo e sincero attraverso l’arte, come se piovessero direttamente sulla tela.
L’Espressionismo fu un movimento artistico europeo d’avanguardia che si diffuse nel primo ventennio del Novecento inizialmente in Germania, come reazione al naturalismo e all’impressionismo e influenzato da artisti come Van Gogh, Ensor, Munch e Gauguin e dalla corrente del fauvismo, come nel caso di Henri Matisse.
L’arte doveva nascere all’interno della coscienza dell’artista, piuttosto che da una rappresentazione del mondo visivo esterno, e lo standard per valutare la qualità di un’opera d’arte divenne la capacità dell’autore di esprimere sulla tela il valore delle proprie emozioni.
Gli artisti espressionisti spesso impiegavano pennellate vorticose, ondeggianti ed eseguite in modo esagerato nella rappresentazione dei loro soggetti. Queste tecniche avevano lo scopo di trasmettere lo stato emotivo dell’artista che reagiva alle ansie del mondo moderno.
Tra gli espressionisti più conosciuti ricorderemo anche: Wassily Kandinsky, Franz Marc, August Macke, Ernst Ludwig Kirchner e Paula Modersohn-Becker.
Comprendere che ciò che siamo abituati a percepire con i nostri cinque sensi non corrisponda necessariamente alla cosiddetta Realtà, verificarlo potrà essere scioccante o destabilizzante, ma è altrettanto vero che i nostri occhi raccolgono solo una minima parte delle radiazioni elettromagnetiche del Cosmo.
La realtà che noi percepiamo è continuamente rielaborata sia dalle macchine che ci consentono di guardare lontano o nell’ultrapiccolo, che dal nostro stesso cervello.
La percezione delle cose cambia incessantemente, mettendo in evidenza, spesso a livello inconscio, quale sia l’autentica differenza tra guardare e vedere, o tra sentire e ascoltare.
Il cervello è solamente una macchina biologica che raccoglie ed elabora frequenze elettromagnetiche, mentre la Coscienza, che non appartiene al Piano fisico, è il vero Osservatore consapevole della relatività di ciò che ci è dato percepire.