
L’App YouPol è uno strumento in più per garantire sicurezza e legalità. Sta alla Polizia di Stato dimostrare capacità e prontezza di intervento.
Come giornalisti ci troviamo spesso a dover rispondere a cittadini che, sapendo che come categoria “non ci giriamo dall’altra parte”, a differenza dei politici, vogliono sapere come poter segnalare reati quali lo spaccio di sostanze stupefacenti, il bullismo o le violenze fra le mura domestiche.
Da un po’ di tempo a questa parte la Polizia di Stato ha messo in campo un’applicazione che permette di fare segnalazioni precise e puntuali e di informare le questure d’Italia su ciò che accade sul territorio e che, non sempre, la Squadra Volanti riesce ad intercettare autonomamente.
Stiamo parlando di “YouPol”, disponibile sia per Android che per IOS, un’App della Polizia di Stato per contrasto al bullismo, allo spaccio di droga e alla violenza domestica.
Dal Viminale precisano che “L’applicazione permette all’utente di interagire con la Polizia di Stato inviando segnalazioni (video, audio, immagini e testo) relative a episodi di bullismo, spaccio di sostanze stupefacenti e violenza domestica”.
In un’era sempre più digitale e digitalizzata, un’applicazione così organizzata può risultare assai utile, soprattutto perché “i contenuti sono trasmessi all’ufficio di Polizia in modalità geolocalizzata e consentono di conoscere in tempo reale il luogo e i dettagli degli eventi”.
Il cittadino ha così la possibilità di fornire alla Polizia l’“indirizzo del luogo in cui si è verificato l’evento” in modo che questa sia in grado di intervenire con precisione chirurgica e immediatezza.
L’applicazione, a dire il vero, è destinata “principalmente ai ragazzi e al mondo della scuola” ed “è stata realizzata per prevenire le fenomenologie del bullismo, per il contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti e per segnalare episodi di violenza domestica”.
Ciò non toglie che i cittadini, dinanzi a reati seri, possano beneficiare di “una esperienza d’uso più immediata” che “permette anche di comunicare in chat con la sala operativa della Polizia di Stato, ricevere messaggi e notifiche, direttamente dall’app”.
I creatori dell’App fanno sapere: “per un’esperienza migliore, durante l’utilizzo del nostro Servizio, potremmo richiedere all’utente di fornirci alcune informazioni d’identificazione personale, inclusi, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, deviceid, posizione (gps, rete)”.
Il cittadino, che ha diritto alla tutela della sua privacy, deve sapere che i dati acquisiti mediante questo applicativo “sono conservati in una struttura informatica, logicamente separati per ciascuna Questura, presso il CED del Ministero dell’Interno” che è anche titolare del trattamento dei dati con il suo Dipartimento della Pubblica Sicurezza.
Il cittadino che segnala, anche se minorenne, deve sapere che “le informazioni sono consultabili, oltre che dal segnalante, esclusivamente agli ufficiali di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza della Polizia di Stato, addetti ai servizi investigativi e dotati di specifico accesso a livello nazionale”.
Alcuni utenti lamentano che “la carenza di caratteri” nello spazio dedicato alle segnalazioni rende difficile “descrivere il tutto, anche sintetizzando al massimo”. Oltretutto, cosa non trascurabile, una segnalazione non precisa potrebbe far incorrere il segnalante “in negative conseguenze”.
Alcuni altri cittadini spiegano che “l’applicazione è fatta molto bene e c’è un riscontro alle segnalazioni” tuttavia, se si sta segnalando qualcosa che non va o qualche comportamento illegale di qualcuno, “la Polizia che arriva non può pretendere” che il cittadino si “palesi loro davanti a tutti” diventando “un bersaglio delle persone segnalate”.
Effettivamente “si deve tutelare il cittadino che segnala e non metterlo al centro della piazza facendo vedere a tutti che è stato lui a chiamare”.
Tutto può essere migliorato e può migliorare. Intanto gli italiani hanno uno strumento in più per allertare la Polizia di Stato, visto che il Numero Unico Emergenze (112) è macchinoso e davvero poco incisivo.