Un luogo maledetto, fra leggende e suggestione
Il Castello della Volta è situato nel territorio del Comune di Barolo, a cavallo della dorsale che conduce da La Morra a Novello, in una meravigliosa posizione per il panorama sulle Langhe circostanti.
Collocato su questo sperone collinare, quasi di fronte alla Cascina della Volta, è una antica roccaforte le cui mura racchiudono leggende e misteri tramandati nei racconti orali della tradizione popolare.
Il Castello viene realizzato nel secolo XI da Manfredo I di Saluzzo, discendente da Bonifacio del Vasto (1); in seguito, appartiene alla famiglia De Brayda (2), ai feudatari di Barolo e, in ultimo, ai Marchesi Falletti di Barolo.
Il nucleo originario sembra essere la torre cilindrica, eretta a scopo difensivo, intorno alla quale si sviluppano una serie di strutture architettoniche, poi un perimetro murario poligonale con diversi corpi residenziali e rurali. Le maniche addossate alla torre potrebbero essere state realizzate nella fase trecentesca, sulla base di un progetto unitario e definito. L’ingresso, protetto un tempo da un fossato superato da un ponte levatoio, è in muratura.
Tra il XVI secolo e la fine del Settecento, il maestoso complesso viene progressivamente occupato da una serie di edifici di servizio, con adeguamento degli ambienti medievali già esistenti.
La più recente pagina della sua storia è a cavallo dell’Ottocento, quando viene dapprima destinato a residenza signorile e poi trasformato dall’ultima Marchesa in luogo ideale per trascorrere ore di svago e libertà, assistita dalla presenza di Silvio Pellico.
Una volta estinta la dinastia dei Falletti, il Castello inizia il suo declino, fino ad essere abbandonato a se stesso fino ai giorni nostri, dopo i danni subiti nel 1944 da parte delle truppe tedesche.
Il Castello ha avuto una storia complessa, che si legge nella stratificazione e sovrapposizione di stili e costruzioni, ed è stato teatro di avvenimenti leggendari.
Il fatto più famoso risale ai primi del Trecento: durante una festa organizzata da un feudatario che conduceva una vita smodata, gli ospiti si abbandonano ad un’eccessiva e incontrollata lussuria; per punizione di tanta scelleratezza, il soffitto (la volta) di un salone crolla e seppellisce i partecipanti; quando le macerie vengono rimosse, di loro non si trovano più tracce. Qualcuno ha visto un disegno divino o diabolico in questo tragico avvenimento…
Un’altra leggenda vuole che Satana in persona sia il padrone del Castello: sarebbe stato lui che, per impossessarsi delle anime di quei peccatori, avrebbe fatto crollare il soffitto, seppellendoli al di sotto. Per impedire ai soccorritori di raggiungere la sala, egli innalza un muro che nessuno riesce ad abbattere.
Da quel tempo il castello è descritto, nell’immaginario collettivo, come la dimora del Diavolo e nelle notti di luna piena c’è chi giura di vedere aggirarsi tra le sue mura, o dietro le finestre rotte e sbattute dal vento, ombre misteriose. In queste notti, si danno convegno le anime delle vittime del crollo della volta, più di una persona afferma di aver visto muoversi ombre, illuminate da candele, che si raccolgono sul luogo della sciagura per assistere alla messa celebrata da un anziano monaco. Al termine della funzione vengono spenti i ceri e tutto svanisce nel nulla.
Anche la torre del Castello racchiude un mistero: la costruzione è chiusa su tutti i lati, da tempo immemore nessuno è riuscito a trovarne l’accesso; al piano terreno risulta essa è stata murata, per evitare intrusioni indesiderate.
Ho visto dall’esterno questo maniero, in un giorno di pioggia e foschia, sabato 21 aprile 2024, nuvole grigiastre ammantavano le colline e i vigneti pregiati. Dall’erta altura si domina il paese di Barolo, con il Castello dei Marchesi di Barolo trasformato in un signorile ambiente di rappresentanza; il silenzio e l’abbandono di questo luogo solitario suonano come una nota stonata nel paesaggio, e un brivido mi corre lungo la schiena, quando la nebbia sale ancora ed arriva a lambire le antiche mura del Castello della Volta, oggi in stato di deplorevole abbandono.
Note
1.Manfredo o Manfredo I (prima del 1123, forse 1097 – Saluzzo, 1175) risulta Marchese di Saluzzo dal 1142 alla morte. Figlio primogenito di Agnese di Vermandois e del Marchese Bonifacio del Vasto (Savona, 1055 circa – 1125 circa), autore, secondo il monaco e storico Goffredo Malaterra, di una cronaca sull’origine della presenza normanna nel nostro Paese, “il più famoso marchese d’Italia”.
2.Un Pietro De Brayda è ricordato come nobile piemontese e cittadino di Alba, nato in data imprecisata nella prima metà del Duecento. Per merito dei Brayda, Carlo d’Angiò, Conte di Provenza, può assumere nel 1259 la signoria di Cuneo e, dal 1262, quella di Alba, che diventano basi della dominazione angioina in Piemonte.
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