Come cantava Achille Lauro: “Ci son cascato di nuovo”. Il CIO, dopo il vergognoso “caso Khelif”, fa gareggiare un trans nelle categorie femminili alle prossime Paralimpiadi.
Abbiamo ampiamente parlato delle Olimpiadi di Parigi 2024 ma si rende necessario tornare sul tema dal momento che il Presidente del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), Thomas Bach, ha finalmente “ammesso di non saper (o voler) distinguere un uomo da una donna”, come ben spiega l’attivista di “Pro Vita & Famiglia”, Maria Rachele Ruiu.
Il quotidiano fondato dall’indimenticabile Indro Montanelli, “Il Giornale”, oggi diretto da Alessandro Sallusti, qualche giorno fa ha fatto un articolo dal titolo: “Caso Khelif, la sparata del Cio: “Non possiamo distinguere uomo da donna” e, come sottotitolo, “Secondo il presidente Thomas Bach non esiste un sistema scientifico sicuro per differenziare gli uomini dalle donne”.
Il pregevole articolo era firmato da un coraggioso Massimo Balsamo che, in assoluta noncuranza della dittatura mainstreamica LGBT, ha specificato come “nell’epoca della religione woke tutto è possibile, ma poi c’è il buonsenso, che porta a confutare certe sparate”.
Il buonsenso, nel nostro caso, è rappresentato da Maria Rachele Ruiu che, in un comunicato molto dettagliato, scrive: “Per il CIO, definire una donna è diventato così difficile che rischiamo di vedere uomini biologici competere nelle categorie femminili in futuro, solo perché si identificano come donne”.
Sinceramente queste sono cose che fanno perdere il sonno. Sono anni che diciamo che nessuno va discriminato per la sua condizione fisica, religiosa, etnica, sessuale, … ma, al contempo, va garantito a tutti di poter esprimere il proprio dissenso dinanzi a ciò che crea scompiglio, disordine e turbamento.
Il caso Khelif ha creato un putiferio incredibile. Nel pieno delle competizioni olimpiche non si è fatto altro che parlare della condizione cromosomica della pugile algerina che, peraltro, sapeva benissimo di essere divisiva visto che, nel recente passato, era già stata esclusa da importanti competizioni per lo stesso motivo.
La colpa di ciò che è successo, però, è sua soltanto in parte dal momento che era il CIO che avrebbe dovuto fare esami preliminari per decidere se fosse o meno il caso di ammetterla alle competizioni e di farla salire sul ring.
Ma queste cose non si possono dire perché – come ben dice la Ruiu – “se osi affermare che una donna è un essere umano adulto di sesso femminile, sei etichettato come nemico dell’inclusione”.
Cose davvero assurde che manco nel “1984” di George Orwell sarebbero state concepite in modo così eclatante. Siamo giunti ad un punto nel quale o sei d’accordo con tutto ciò che la Lobby LGBT partorisce o sei degno dei peggiori epiteti e delle più rigorose censure.
Sarebbe opportuno che oltre al Ministro per la Famiglia, Eugenia Roccella, si pronunciasse anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, su questi temi.
Una nazione seria, e degna di esser chiamata tale, non può permettere che una sua atleta debba abbandonare la competizione perché costretta a dover incassare pugni da una pugile che nell’aspetto è donna ma nella sostanza ha un impianto cromosomico maschile.
Se gli alti vertici delle Nazioni non dicono nulla significa che, tacitamente, hanno interesse a sostenere il “livello di confusione e irresponsabilità inaccettabile che ha il chiaro obiettivo di aprire le porte degli sport femminili agli atleti uomini che si percepiscono come donne”, come ben dice la portavoce di “Pro Vita & Famiglia”.
Sinceramente pare assurdo, nel 2024, nel pieno del Terzo Millennio, dover ribadire concetti elementari “per ricordare al mondo che le donne hanno cromosomi XX, e che gli uomini hanno cromosomi XY”.
Ecco perché diverse migliaia di persone hanno firmato la petizione lanciata da “Pro Vita & Famiglia” dal titolo “No agli atleti uomini nelle competizioni sportive femminili” che Maria Rachele Ruiu porterà personalmente a Losanna, in Svizzera, presso gli uffici del CIO.
Tacere dinanzi a queste cose è davvero imbarazzante. Se ormai anche lo sport diventa terreno di coltura per ideologie e controversie omosessualiste cosa rimane a chi vuole semplicemente trascorrere un po’ di tempo libero in clima di relax e svago?
Quella adottata dal CIO nelle Olimpiadi di Parigi 2024 è “una follia ideologica di cui la prima a pagare le conseguenze è stata la nostra connazionale e pugile Angela Carini, costretta a battersi (perdendo) contro l’atleta Imane Khelif, a cui era stato impedito di partecipare ai Mondiali di pugilato femminili del 2023 perché biologicamente uomo”.
In moltissimi hanno trovato indecente che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il Presidente del CONI, Giovanni Malagò, non abbiano avuto il coraggio di alzare la voce contro il CIO, dicendo chiaramente che tutto ciò è stomachevole.
Ma l’Amor di Patria e lo Spirito Sportivo che fine hanno fatto? Si sono pronati – e non scegliamo questo verbo a caso – anche loro al “politically correct”?
Evidentemente sì dal momento che è già noto al mondo che alle Paralimpiadi di Parigi 2024, che si svolgeranno dal 28 agosto all’8 settembre, gareggerà – nuovamente contro le donne – l’atleta transessuale Valentina Petrillo, nato come Fabrizio, nel 1973 a Napoli, con un’altezza imponente di 182cm e la forza fisica di un uomo.
Petrillo, sempre a Parigi, in occasione dei Mondiali Paralimpici del 2023, vinse una Medaglia di Bronzo nei 200m piani, e una Medaglia di Bronzo nei 400m piani, nella categoria dedicata ai Visually impaired, essendo ipovedente.
Sempre “Il Giornale”, in un prestigioso articolo scritto da Marco Leardi, il 22 marzo 2023, dal titolo “L’atleta trans fa incetta di medaglie. Le colleghe donne: “Noi discriminate””, diceva come tutto ciò sia ideologico ed assurdo.
Non dimentichiamo poi che, sempre sul caso Petrillo, “30 atlete rappresentate da un legale” hanno interpellato la Federazione Italiana di Atletica Leggera (FIDAL) per chiedere che all’atleta trans fosse inibito l’ingresso negli spogliatoi femminili. Fabrizio “Valentina” Petrillo, infatti, ha ancora gli organi genitali maschili.
Risposta dell’atleta trans? “Io odiata come la Egonu. Voglio le Olimpiadi!”.
Se le Olimpiadi appena concluse hanno fatto parecchio discutere, le imminenti Paralimpiadi non mancheranno di essere luogo adatto per discordie, dissidi e controversie.
Il motivo del contendere? Sempre lo stesso: i capricci della Lobby LGBT che non riesce a comprendere che un uomo non è donna anche se mette rossetto, glitter, gonna e tacco 12.
La donna è tale se ha un corredo cromosomico (XX) e a dirlo non è “Civico 20 News” – che si limita a fare cronaca – ma un buon numero di “atlete che, con coraggio, hanno protestato contro questa folle deriva, alzando le mani verso le telecamere formando una X con le braccia o le dita” come ben spiega Maria Rachele Ruiu.
Sicuramente torneremo a parlarne perché – lo preannunciamo – il “caso Petrillo” creerà non pochi dissidi; forse persino di più di quelli del “caso Khelif”.
Nell’era della scienza, è davvero ridicolo, impudente e mistificatorio voler far vedere il bianco per il nero a questo modo. Non possiamo permettere questa follia altrimenti non ci saranno più gare eque. Ed è vergognoso che Mattarella e Malagò non si pronuncino. Se sono al guinzaglio di “qualcuno “ tanto si capirà prima o poi; anzi si è già capito
Assolutamente d’accordo! La stampa di sx e del Vaticano continuano a dar voce ad una infinitesimale minoranza di deviazioni varie che con arroganza e prevaricazione pretende di dettare i comportamenti da tenere su questi temi che, francamente, credo interessino ben pochi. Ed è proprio x questo che li tirano fuori appena si presenta una grancassa! Patetici!