Una folla di cittadini ha partecipato alla cerimonia
Il 29 novembre è stato un giorno molto particolare, si inaugurava una nuova via in Torino dedicata al generale Guido Amoretti. La Giunta Comunale e le Iniziative Istituzionali avevano concordato, con il compianto generale Franco Cravarezza e successivamente con l’avvocato Riccardo Rossotto d’intitolare a Guido Amoretti , non una via qualsiasi, ma la via dove sorge il Museo Pietro Micca. Tale istituzione museale è stata voluta, perseguita, allestita e diretta per le celebrazioni centenarie dell’Unità d’Italia.
Infatti nella targa viaria compare proprio l’obiettivo da lui realizzato, il più importante, il Museo Pietro Micca.
E’ la sintesi di un impegno che si è profuso per oltre cinquant’anni, rendendo quel piccolo Museo il punto di riferimento di tutto ciò che riguardava il patrimonio militare settecentesco della Torino che affrontò e resse all’assedio Galloispano del 1706. La storia di quel periodo acquistò dignità con Guido Amoretti. Fu il riconoscimento dell’importanza di quello che il Duca di Savoia e la popolazione fecero nel salvare la città che sarebbe diventata capitale, non più di un Ducato, ma di un Regno (Trattato di Utrecht 1713). Durante quell’assedio emersero i valori di tenacia, determinazione di chi resistette in un momento drammatico, in cui solo più la piazza di Torino reggeva, mentre tutte le altre piazzeforti ormai erano cadute.
Guido Amoretti affrontò con successo le difficoltà e le resistenze cultural-politiche riguardanti la storia del nostro sei-settecento, di cui non si parlava, né si voleva parlare. Ostacoli, oserei dire in particolar modo politici, in quanto in questa storia compariva la parola Savoia. Egli, superando i blocchi psicologici dei più, dimostrò l’importanza di avere consapevolezza delle proprie radici. Inoltre scrisse in modo non fazioso, ma con la pacatezza che deriva dalla conoscenza e dall’amore per la propria terra.
Gli fu riconosciuta questa capacità e tra i suoi estimatori più affezionati ci fu Domenico Carpanini, vicesindaco, che rimase affascinato da quelle gallerie sotterranee, dal Pozzo Grande della Cittadella, dal Pastiss, fortino cinquecentesco ideato e voluto da Emanuele Filiberto. Fondamentale fu l’opera di scavo dei volontari, coordinati dal 1976 da Piergiuseppe Menietti.
Domenico Carpanini, con grande slancio, volle aiutare Guido Amoretti nel suo lavoro di tutela, salvaguardia e recupero di tale opera ai più sconosciuta. Fece collocare una scala a chiocciola per facilitare l’accesso cha avveniva attraverso un chiusino della strada.
Nel magnifico Salone di Rappresentanza del Circolo Unificato dell’Esercito, all’interno di Palazzo Pralormo, si è tenuta la cerimonia con gli interventi istituzionali e dei famigliari.
Questo evento chiude un percorso iniziato nel 1956 in cui l’allora capitano Amoretti insegnava alla Scuola di Guerra, che aveva sede in questa edificio, dove da una sua finestra scorse l’inizio delle demolizioni delle gallerie difensive della Cittadella.
Nonostante la giornata di sciopero, con blocco dei trasporti, la sala era gremita.
I primi oratori ad intervenire sono stati Domenico Garcea e Cristina Savio rispettivamente Presidente Vicario del Consiglio Comunale e Presidente della Circoscrizione 1, nel cui territorio è intestata la nuova via.
A parlare sono poi stati chiamati i figli Carla, Oreste Amoretti e l’amico di famiglia l’avvocato Riccardo Rossotto. Costui tanto si è speso per portare a termine la pratica della via, arenata dopo la scomparsa improvvisa del Generale Cravarezza.
A seguire, gli interventi del Colonnello Ambrogio Zaffaroni, quarto Direttore del Museo Pietro Micca e del Dott. Stefano Benedetto, Direttore dell’Archivio di Stato di Torino, al quale, per donazione, è confluita la parte documentale dell’Archivio Amoretti.
Essendo Guido Amoretti un ufficiale, il generale Antonello Vespaziani, al vertice del comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito, ne ha ricostruito la carriera militare. L’Assessore Francesco Tresso ha ricordato quando, da studente del Politecnico, transitava in via Guicciardini in bicicletta, senza avere la percezione che nel sottosuolo esistessero le gallerie che testimoniavano un passato così significativo. Constatava che la grande partecipazione di pubblico attestava la considerazione dell’uomo a cui la via veniva dedicata.
Per Guido Amoretti, per quello che ha fatto per la Città, per il Piemonte e anche per i suoi rapporti con l’estero, l’affluenza è stata così numerosa, da riempire completamente il grande salone, i corridoi adiacenti, con molte persone che hanno dovuto restare fuori in strada.
A ricordo della rievocazione della battaglia di Torino del 1706 erano presenti diversi Gruppi Storici, tra cui il Gruppo Storico Pietro Micca, che Guido Amoretti coordinò e a cui fece da speaker in più lingue, alla presenza di circa 15000 persone, durante le celebrazioni tricentenarie nel 2006. Inoltre collaborò più volte, negli anni passati, con la Guardia di Finanza. Mettiamo in evidenza che, per il 250esimo anniversario nel 2024, i nuovi responsabili del Gruppo Storico Pietro Micca, avevano dato supporto all’evento e all’esibizione del Reggimento Piemonte di Barbania.
Fece scuola che si diffuse attraverso le gemmazioni del Gruppo Storico Pietro Micca, da lui ideato e creato, per portare fuori delle mura del Museo stesso la conoscenza di com’era l’esercito sabaudo nel 1706.
Fece particolari ricerche sulle “Fortificazioni”, tanto che la Regione Piemonte lo incaricò della creazione del CeSRAMP (Centro Studi e Ricerche Storiche sull’Architettura Militare del Piemonte) che diresse fino alla sua morte.
Grazie allo studio dell’arte militare sei-settecentesca e in particolare del “maniement” di fucili e cannoni ad avancarica, quel burbero ufficiale ebbe il merito di rendere, non carnevalesco o sola esteriorità, il comparire del Gruppi Storici Militari nelle piazze. Per le sue riconosciute competenze storiche e linguistiche fu nominato Presidente della UNION (Unione di Gruppi Storici Internazionali).
Egli considerava istituzionali e obbligatorie le rievocazioni della battaglia di Torino (7 settembre 1706), della battaglia della Marsaglia (4 ottobre 1693) quella dell’Assietta (19 luglio 1747) da lui ideate.
il Gruppo Storico Pietro Micca, che tanto riconoscimento ebbe da essere nominato nel 1992 dalla giunta comunale, “Gruppo Storico della Città di Torino”, era alimentato dalla “vis a tergo amorettiana” che esprimeva rigore formale e autenticità storica in ogni momento pubblico. Auspichiamo che questo fondamentale comportamento continui ad essere vivo e presente.
Nel salone di rappresentanza e successivamente nella nuova via intestata al Genere Guido Amoretti erano presenti il Gonfalone della Città di Torino, medaglia d’oro al valor militare e moltissimi labari di Associazioni d’Arma e di altre Istituzioni Civili.
Ancor vivente gli furono consegnati altri importanti premi tra cui il premio Bugianen, Castagna d’or, Verna d’or e Premio Arcangelo ed ebbe la cittadinanza onoraria di Sagliano Micca e di Cosseria. Il Lions Club Torino Castello, in cui ricoprì ruoli di responsabilità, gli conferì il riconoscimento Melvin Jones per le scoperte archeologiche da lui realizzate.
Il rapporto con il consolato di Francia è stato improntato dal Generale Amoretti con rispetto, determinazione ed affetto, tanto che il Governo Francese gli conferì “Les Palmes Académiques de France” ed al Museo Pietro Micca vi è una corona floreale di gigli, dedicata anche ai caduti francesi, in quanto i i caduti dovevano meritare gli onori di qualunque schieramento essi fossero appartenuti. (m. b.)
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