Dal riscaldamento globale all’escalation delle guerre e delle tensioni internazionali
il 24 settembre, davanti alla 79ª assemblea riunita delle Nazioni Unite, il diplomatico portoghese attualmente segretario generale dell’Onu, Antonio Gutierres ha esordito in modo appassionato, affrontando i problemi che in questi tempi sempre più incerti, stanno affliggendo tutti i popoli del pianeta:
“il mondo è un vortice, sta affrontando sfide mai viste con crescente e diffusa turbolenza geopolitica e un cambiamento climatico dovuto al riscaldamento globale, che non viene affrontato, quindi, il riemergere di minacce nucleari, con il rischio di dirigersi verso l’inimmaginabile. Gaza è un incubo senza soste che minaccia di trascinare con sé l’intera regione, cominciando dal Libano. Dovremmo essere tutti consapevoli che il Libano è sull’orlo del baratro. Il popolo libanese, il popolo israeliano e tutti i popoli del mondo non possono permettere che il Libano si trasformi in una nuova striscia di Gaza”.
Un’apertura che il 27 settembre è stata smentita dal leader israeliano Netanyahu che, dopo aver mostrato una mappa di un Medioriente inglobato in un progetto espansionista iraniano, dove Israele è l’unico ostacolo a un disegno molto più vasto, ha accusato l’Onu di essere antisemita e si è separato da una sala semivuota, per ritornare a seguire gli sviluppi del conflitto in Israele, ordinando da New York il bombardamento su Beirut che ha portato all’uccisione di Hassan Nasrallah e altri vertici di Hezbollah, più imprecisati innocenti collaterali.
Di seguito, la catena degli eventi: l’invasione di terra di una porzione del Libano da parte dell’esercito israeliano, il monito di Netanyahu al popolo iraniano stanco degli ayatollah, la risposta di Teheran nella notte del 1 ottobre, tramite 200 missili balistici su Israele. Colpite basi militari israeliane nonostante quasi tutti i missili siano stati intercettati. Promesse di punizioni severe da parte di Tel Aviv, Putin esalta l’operazione, definendola una prova del fallimento della politica di John Biden.
L’Europa balbetta, dichiara e si dissocia con il suo contare ormai ben poco sullo scacchiere internazionale, intanto, in Ucraina la Russia avanza nel Donetsk, mentre Putin minaccia la Nato di poter colpire Bruxelles in 3 minuti e 20 secondi. Nessuno lo dice, ma lo scenario mette paura.
Nel frattempo: La Cina è in economia di guerra, tensioni sempre più crescenti nel Pacifico meridionale, tra la Cina, alcune nazioni dell’ASEAN, il Giappone e Taiwan. Tensioni che coinvolgono gli USA (osservatori americani prevedono una guerra con la Cina entro il 2027), e hanno portato a un programma condiviso di riarmo Australia e Giappone; prove tecniche per la creazione di una Nato d’oriente.
Quasi fuori dal coro le parole di Papa Bergoglio, pellegrino di pace universale dalla Nuova Guinea a Bruxelles, dove il 27 settembre, con una voce rassegnata che inciampava tra i denti, ha nuovamente espresso le sue preoccupazioni per le sorti del mondo, dichiarando: “siamo alla vigilia di una guerra… Quasi mondiale”. Una voce che sfugge all’attenzione dei signori del mondo, e scorre via, come sangue tra le dita.
Fonti Agenzia Vista