Luigi Cabrino: “La media stipendiale varia al variare della produttività”
Anche dal confronto tra le retribuzioni, le differenze tra Nord e Sud sono molto evidenti. Lo rivela un’analisi condotta dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre (su dati Inps e Istat), secondo cui se gli occupati nelle regioni settentrionali percepiscono una retribuzione media giornaliera lorda di 101 euro, i colleghi meridionali ne guadagnano 75: insomma, i primi portano a casa uno stipendio giornaliero del 35 per cento piu’ “pesante” dei secondi.
Questa differenza, sostanzialmente, e’ dovuta, alla produttivita’ del lavoro; al Nord, infatti, e’ del 34 per cento superiore al dato del Sud. A livello regionale la retribuzione media annua lorda dei lavoratori dipendenti della Lombardia e’ pari a 28.354 euro, in Calabria, invece, ammonta a poco piu’ della meta’; ovvero 14.960 euro. Ma se nel primo caso la produttivita’ del lavoro e’ pari a 45,7 euro per ora lavorata, nel secondo e’ di appena 29,7.
Questi aspetti emersi dall’elaborazione realizzata dall’Ufficio studi della Cgia su dati Inps e Istat ripropongono una vecchia questione: gli squilibri retributivi presenti tra le diverse aree del nostro Paese, in particolare tra Nord e Sud, ma molto evidente anche quelli tra le aree urbane e quelle rurali.
Tema che le parti sociali hanno tentato di risolvere, dopo l’abolizione delle cosiddette gabbie salariali avvenuta nei primi anni ’70 del secolo scorso, attraverso l’impiego del contratto collettivo nazionale del lavoro (Ccnl). L’applicazione, pero’, ha prodotto solo in parte gli effetti sperati.
Le disuguaglianze salariali tra le ripartizioni geografiche sono rimaste e in molti casi sono addirittura aumentate, perche’ nel settore privato le multinazionali, le utilities, le imprese medio-grandi, le societa’ finanziarie/assicurative/bancarie che – tendenzialmente riconoscono ai propri dipendenti stipendi molto piu’ elevati della media – sono ubicate prevalentemente nelle aree metropolitane del Nord.
Le tipologie di queste aziende dispongono anche di una quota di personale con qualifiche professionali sul totale molto elevata (manager, dirigenti, quadri, tecnici, etc.), con livelli di istruzione alti a cui va corrisposto uno stipendio importante.
Infine, non va nemmeno scordato che il lavoro irregolare, molto diffuso nel Mezzogiorno, da sempre provoca un abbassamento dei salari contrattualizzati dei settori che tradizionalmente sono investiti da questa piaga sociale (agricoltura, servizi alla persona, commercio, etc.).
Tuttavia, se invece di comparare il dato medio tra aree geografiche diverse lo facciamo tra lavoratori dello stesso settore, le differenze territoriali si riducono e mediamente sono addirittura piu’ contenute di quelle presenti in altri paesi europei.
Le politiche industriali mirate alla crescita della produttività, quindi, portano ad una crescita delle retribuzioni.
Una richiamo forte per politica, sindacati e associazioni di categoria.
Luigi Cabrino
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