Di Alessandro Mella
Per molto tempo mi sono chiesto se avesse utilità ripercorrere con dovizia di particolari le fasi che condussero alla realizzazione di quel meraviglioso complesso che si trova a San Martino (oggi “della Battaglia”) a pochi chilometri a Brescia e da Mantova. Facile da raggiungere in auto partendo magari da Desenzano ed in occasione di qualche uscita sul Lago di Garda che poco dista.
Mi sono detto che forse sarebbe stato meglio riassumere in breve questo aspetto, meglio trattato da più illustri penne, per poi dare, a questo breve articolo, un inconsueto taglio “emozionale”.
I fatti sono noti, il 24 giugno 1859, mentre i francesi combattevano gli austriaci a Solferino, i sardopiemontesi lo facevano furiosamente proprio a San Martino presente, sul campo di battaglia, il re Vittorio Emanuele II.
Ciò che ivi oggi prima di tutto si nota è il colle che i piemontesi presero faticosamente quel giorno ed ove sorge ora la torre.
L’edificazione fu avviata nel 1880 per celebrare gli eroi ed i martiri del Risorgimento e fu inaugurata il 15 ottobre 1893 alla presenza di re Umberto I e della regina Margherita, di Vittorio Emanuele principe di Napoli (futuro re Vittorio Emanuele III), di Amedeo di Savoia duca d’Aosta, del governo, di tantissimi veterani e da molto popolo. Furono presenti anche rappresentanti dei governi francese ed austriaco:
Nel 1859 precisamente il 24 giugno nelle pianure di S. Martino ebbe luogo la memorabile battaglia dei franco-piemontesi contro gli austriaci, battaglia di esito lungamente dubbio, nella quale Vittorio Emanuele fece prodigi di valore (…). In quella giornata caddero non meno di 28 mila uomini ed ognuno ricorda che alle loro ossa fu preparato, anni sono, un monumento comune.
Ad esso ne fu aggiunto un altro, consistente in una torre cilindrica di 20 metri di diametro e 74 di altezza entro la quale venne collocata una grande statua di bronzo di Vittorio Emanuele; ieri questo secondo monumento venne inaugurato con grande solennità alla presenza del Re, della Regina, di quattro ministri compreso il Presidente del Consiglio, degli addetti militari all’ambasciata francese ed austriaca, dei mandatari di 147 associazioni, di molti ufficiali superiori, delle autorità locali e di una numerosa popolazione.
Il discorso di circostanza fu pronunciato dall’on. Breda, presidente delle società pegli ossari di S. Martino e Solferino. (Gazzetta di Mondovì, 121, Anno XXV, 17 ottobre 1893, p. 1).
La realizzazione fu resa possibile anche grazie alla sottoscrizione curata dalla benemerita Società Solferino e San Martino, costituita nel 1871, che ancora oggi tiene viva la memoria di quegli eroi e si prende cura amorevolmente del complesso.
Tutti i giornali del tempo, nazionali e locali, diedero grande visibilità all’evento al punto da rendere difficile elencare e pubblicare con dovizia di particolari le cronache del tempo poiché furono innumerevoli. Eccone un esempio pubblicato il giorno della cerimonia:
La torre storica di San Martino. Oggi, domenica, alla presenza del Re, della Regina, dei ministri, delle rappresentanze delle due Camere, delle autorità civili, militari e della marina, delle rappresentanze di tutte le associazioni di carattere militare del regno, s’inaugurerà a San Martino, sul colle ove più fervea la battaglia del 24 giugno 1859, il più maestoso monumento che sia stato eretto alla memoria di Vittorio Emanuele II.
La imponente mole, che ora maestosa s’erge sul colle, è cilindrica, in puro stile italiano, alta 74 metri dal piano del colle e la comoda rampa interna, che dalla rotonda conduce alla sommità, ha 410 metri di sviluppo. Nel mezzo della rotonda campeggia la statua in bronzo di Vittorio Emanuele, opera di Antonio Dal Fosso, stata fusa a Torino il 24 giugno di quest’anno, anniversario della battaglia, e posta sopra un piedestallo di granito.
Il re è in atteggiamento espressivo, in piedi, col berretto in testa; impugna colla destra la sciabola sguainata, colla punta a terra, e colla sinistra tiene la guaina. Nell’interno si ammirano quattro quadri del pittore Alberto Pressanin di Venezia, che ricordano alcuni episodi della vita del re.
Nella volta alcune figure allegoriche rappresentano l’Italia e le sue principali città. Nel salire alla piattaforma si trovano due ampi corridoi in cui vennero disposti, sopra leggìi in ferro, i libri fondamentali, o tabelle, contenenti i nomi dei 650 mila combattenti che presero parte ad una o più campagne di guerra, dal 1848 al 1870. Dalla piattaforma si entra nelle sette sale, che si succedono salendo la torre, ciascuna delle quali contiene i ricordi di una campagna (…).
Da quest’ultima sala si giunge sulla sommità della Torre, sui merli della quale sono segnate, per norma dei visitatori, come fu fatto sulla Torre di Solferino, la Spia d’Italia, le direzioni ed i nomi dei paesi circonvicini, nonché i luoghi in cui avvennero i fatti più importanti della battaglia del 24 giugno 1859. Nel mezzo della piattaforma s’erge un’asta, alta 22 metri, di lamine di ferro, raccomandata ad un congegno solidissimo, sulla quale verrà issata oggi la bandiera nazionale, della superficie di 96 metri quadrati. (La Tribuna Biellese, 83, Anno III, 15 ottobre 1893, p. 2).
Tra le molte citazioni, descrizioni ed articoli che furono dedicati a questo luogo ed ai frequenti pellegrinaggi dei veterani vale la pena riportare, in ultimo, un breve testo pubblicato nei primi del Novecento su di una rivista per ragazzi:
Fra due anni sarà un mezzo secolo che fu combattuta sui piani lombardi la più gloriosa guerra per la indipendenza d’Italia. Nel 1859 il piccolo Piemonte non si trovò solo contro gli Austriaci; ma ebbe alleata la Francia. Vittorio Emanuele II e Napoleone III si trovarono a fianco l’un dell’altro e a capo dei rispettivi eserciti. Le vittorie si seguirono da Palestro a Magenta, a Solferino, a San Martino.
Gli Austriaci furono cacciati di là dal Mincio; e nella rinnovata guerra del 1866, benché sfortunata, si ottenne che anche il Veneto tornasse all’Italia. Così, Re Vittorio poté dire: «L’Italia è fatta, se non compiuta». Si sente dire da tutti che è gloria il morire per la patria e lo stesso generale Garibaldi, di cui si è, con tanta solennità, celebrato testé il primo centenario dalla nascita, diceva a uno dei suoi più cari aiutanti, il generale Bixio: «Qui si fa l’Italia o si muore!».
Coloro adunque che sono morti per la Patria nelle guerre per l’indipendenza di essa, meritano anzitutto la nostra riconoscenza e la nostra venerazione; ma anche le loro ossa vanno rispettate e custodite in luoghi ove non abbiano a temere manomissioni; anche i campi di battaglia vanno considerati come sacri alla loro memoria. Ecco perché, cari lettori, qua si costruiscono ossarii, là si innalzano monumenti. Nel giornaletto di Luglio vi parlai dell’ossario della Bicocca; vi dirò ora due parole della Torre di San Martino.
Sapete dov’è il lago di Garda: ebbene, a qualche distanza a mezzodì, fra boscose colline, è il villaggio di San Martino, dove, il 24 Giugno 1859, i Piemontesi vinsero gli Austriaci, animati dal bisticcio di Vittorio Emanuele: «Figliuoli, se non prendiamo S. Martino stasera domani faranno fare San Martino a noi!» – cioè: ci «sloggeranno». Più ancora a mezzodì, fra bruni monticelli, è Solferino, che si distingue da lontano per una gran Torre antica che si denomina «la Spia d’Italia».
Là, nel medesimo giorno 24 di Giugno 1859, i Francesi sbaragliarono gli Austriaci e non ci furono altre battaglie per quell’anno. Dieci anni dopo, nel 1869, le ossa dei morti, che erano state sepolte nelle campagne, vennero pietosamente raccolte in appositi Ossarii: uno a Solferino, dentro una chiesetta, uno a San Martino. Ma a San Martino fu eretta una Torre, per essere un monumento a Vittorio Emanuele II, ed è quella di cui vi offro la figura.
Questa Torre storica di San Martino fu eretta col concorso spontaneo di tutti gl’Italiani, e si erge maestosa in vetta al colle sanguinosamente contrastato. Essa è cilindrica, in pretto stile italiano; misura alla base 20 metri di diametro, e alla prima piattaforma 13. E alta 74 metri dal plano del colle; ne misura 96 dalla base alla punta dell’asta per la bandiera. Vi si sale comodamente per una rampa interna. Il panorama che si presenta allo sguardo dalla sommità è grandioso e imponente. La bandiera che vi sventola ha una superficie di 96 m.q.! (L’Amico dei Fanciulli, 8, Anno XXXVIII, agosto 1907, pp. 1-2).
Oggi le cose sono solo parzialmente mutate. La torre si mostra sempre da lontano, anche dall’autostrada per Venezia. Giunti nei pressi si può trovare un ampio parcheggio sterrato e non custodito posto a pochi passi da un’area attrezzata per poter bivaccare.
Da qui è possibile proseguire, prima di tutto, per il viale immerso nel verde e che conduce all’ossario. Lungo il camminare si incontrano i molti monumenti ed epitaffi posti a memoria dei reparti che presero parte ai combattimenti. Opere magnifiche, spesso con un armonico gusto liberty, con dediche e parole altissime. Arrivati alla cappella vi si accede per trovarsi di fronte ad un’immagine che impressiona e spinge alla riflessione tra centinaia di ossa e teschi di caduti. Raccolti in questo luogo di memoria e muta contemplazione. Ognuno potrebbe raccontarci una storia, una famiglia perduta, un podere abbandonato, una contrada lasciata e la disperazione di chi morì quel giorno.
Ripercorso il viale stesso e svoltando verso destra si raggiunge il piazzale diviso dai pini (uno dei quali, indicato, privato della porzione superiore proprio da una cannonata del 24 giugno 1859) in due parti. Vi sorge un ristorante su di un lato e la biglietteria sull’altro. Da qui si accede alla torre con la sua bellezza, le sue opere, i dipinti e gli scalini che piano piano portano in cima ed al magnifico panorama che vi si coglie.
Scendendo, dietro la torre stessa, ecco la palazzina che accoglie il ricco museo con i cimeli della battaglia, alcuni dei quali rinvenuti nei campi circostanti. Uno scrigno di memoria, colori, ricordi e tesori rari.
Il complesso monumentale di San Martino è un vero tempio laico della Storia d’Italia in cui ritrovare le proprie radici, comprendere il sacrificio di chi fu martire in quei tempi lontani, capire quanto si è dovuto patire per dare all’Italia quell’unità che oggi frange di facinorosi del web ricoprono di infamanti menzogne.
Il Risorgimento è stato il vero collante del nostro paese, la più bella pagina della nostra storia e forse proprio per questo, com’è tipico degli italiani, si cerca di demolirne la memoria per sostituirla con falsità imbarazzanti.
Visitare questo luogo permette di capire, di esplorare quei giorni difficili, di apprezzare quanto il nostro paese abbia fatto per essere libero, unito ed indipendente. Per le visite si consiglia sempre di telefonare in biglietteria ove personale gentilissimo potrà fornire indicazioni su orari e disponibilità.
Alessandro Mella
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Va detto che in realtà, contrariamente a quanto allora scritto, compreso su marmo al suo interno, la Torre misura 64 metri. Inalterato invece il messaggio di questa “colonna Traiana” del Risorgimento.