Una ricerca originale del dr. Francesco Aragno
Riceviamo dal dr. Francesco Aragno, medico chirurgo otorinolaringoiatra e studioso della Filatelia del Regno di Sardegna, una anticipazione sulla Battaglia della Cernaia avvenuta il 16 agosto 1856, che pubblichiamo.
L’articolo in oggetto fa parte della ricerca, di prossima pubblicazione, sulla “Guerra di Crimea 1854 – 1856- Notizie inedite e poco conosciute”, dove sono riportate le vicende e i fatti realmente accaduti, nel rispetto delle parti belligeranti coinvolte nel conflitto, attraverso una rigorosa analisi storica, supportata da illustrazioni di carte e stampe d’epoca.
Ringrazio vivamente l’Autore per questo importante e pregevole contributo.
Buona lettura (m. b.)
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La battaglia della Cernaia.
La mattina del 15 agosto, il generale Lamarmora ricevette dal quartier generale francese una informativa in cui gli si dava comunicazione di un particolareggiato rapporto di un emissario sulle forze dei russi e sulle loro intenzioni. In quel rapporto era affermato quasi con certezza che un attacco alle posizioni degli alleati avrebbe avuto luogo prima del 17 agosto e si indicavano le strade per cui i russi sarebbero passati, le forze, il numero dei pezzi. La sera dello stesso giorno, Lamarmora ricevette un avviso che confermava le notizie del mattino e dava come probabile un attacco dei russi, per l’indomani sulla Cernaia.
La valle della Cernaia ed il Ponte Traktir al centro
(estratto dalla “Carta per l’intelligenza delle Operazioni Militari di Sebastopoli”)
Lo zar Alessandro II, consapevole che la piazzaforte di Sebastopoli non poteva resistere più a lungo, sperava di ottenere una vittoria che avesse creato condizioni più favorevoli una volta intavolate le trattative di pace. Aveva convocato un consiglio di guerra e aveva deciso che il principe Gorčakov comandante in capo dell’area della Crimea, avrebbe attaccato gli alleati prima che fossero arrivati dei rinforzi già previsti. L’operazione fu pianificata per la mattina del 16 agosto dato che i francesi il giorno precedente avrebbero celebrato la ricorrenza della nascita di Napoleone imperatore ed avrebbero verosimilmente abbassato la guardia.
I francesi, guidati dal generale Émile Herbillon erano insediati sui monti Fedjuchin con la divisione del generale Camou a sinistra e la divisione del generale Faucheux a destra. Nel vallone che era stato teatro della carica di Balaklava, vi era la divisione di cavalleria Morris e dietro ancora la divisione Scarlett
Area della battaglia della Cernaia (da sezione di mappa militare francese)
Il Corpo di Spedizione sardo-piemontese occupava il monte Hasfort con la divisione del generale Durando (seconda brigata Fanti e terza brigata Cialdini) sulla destra del torrente Suaia e la divisione Trotti (quarta brigata Montevecchio e quinta brigata Mollard) e in riserva la brigata Giustiniani presso Kamara. Sulla destra della Cernaia erano state realizzate due postazioni, una francese che aveva il compito di difendere il ponte in muratura di Traktir e l’altra piemontese, in corrispondenza del contrafforte di Chorgun, le opere di Zig-Zag e la Rocca dei Piemontesi ed erano presidiate da tre compagnie del 16° di fanteria del maggiore Corporandi e tre compagnie di bersaglieri con i piemontesi alla loro destra, di fronte al villaggio di Chorgun, supportati da una batteria britannica di cannoni da 32 libbre.
I russi si mossero nel cuore della notte di giovedì 16 agosto per le strade (e anche fuori da queste) dalle alture verso il ponte di Traktir ed una colonna era arrivata sino alle colline che sovrastavano Chorgun e Karlowka ed aveva piazzato una batteria.
Alle 4 del mattino, cominciarono ad arrivare sullo Zig-Zag i primi colpi di cannone dalle colline sovrastanti: era la testa della colonna Liprandi della 7ª Divisione russa che assaliva l’avamposto piemontesi.
Il 16° battaglione sardo-piemontese si dispiegò e rispose al fuoco al riparo dai parapetti della trincea. La battaglia fu violenta e nella furia della battaglia mancava il tempo per caricare le armi ed alla fine il combattimento fu alla baionetta; furono anche tolte e tirate le pietre del parapetto della trincea. Sulla collina chiamata dello zig-zag, persa e ripresa, si finì a sassate: il capitano Chiabrera gridava ai suoi in piemontese “Fieui a sassà”. [Ragazzi, a sassate!]
In 350 resistettero per circa tre quarti d’ora poi alla fine le forze decisamente superiori dei russi prevalsero e la postazione, quando era quasi circondata e stava per essere sopraffatta, fu abbandonata e la ritirata dei piemontesi avvenne in buon ordine. Le compagnie scesero lungo il pendio, sotto la copertura di una linea di bersaglieri e, arrivate all’altipiano sottostante, si raccolsero nel secondo trinceramento, la “Rocca dei Piemontesi”, appoggiandosi alle due compagnie che già erano nella posizione. Le forze del 16° battaglione si disposero allora sul lato orientale dell’altura e quelle dei bersaglieri fra il trinceramento ed il ponte della Cernaia.
Sul posto del combattimento intanto era giunta la 4a brigata del maggiore generale Rodolfo di Montevecchio mentre la 13’ batteria del capitano Cesare Ricotti da un punto avanzato del monte Hasford aprì il fuoco contro il fianco sinistro della colonna russa.
Battaglia della Cernaia: le forze in campo. (da Wikipedia)
Il generale Montevecchio intendeva immediatamente riconquistare il trinceramento perduto e fece avanzare tre battaglioni: il 9° del maggiore Stefano Durandi, il 10° del maggiore Luigi Castelli e il 15° del maggiore Vittorio Valacca, con la 4a compagnia del 5° battaglione bersaglieri del capitano Tommaso Garrone.
Nonostante fosse sotto il tiro di una batteria installata sullo Zig-Zag e di una fitta schiera di fucilieri russi, caricò alla testa della seconda divisione, ma una palla di fucile gli uccise il cavallo e fu disarcionato; subito ne montò un altro e tornò nella mischia, ma mentre guidava i suoi all’assalto, un’altra pallottola lo colpì al petto e gli trapassò il polmone sinistro. Soccorso, fu trasportato all’ospedale da campo di Balaclava dove lo raggiunse il generale Lamarmora.
Poco dopo giunse un’istanza urgente del generale Morris, comandante la cavalleria francese che si trovava schierata alla sinistra dello schieramento piemontese e chiedeva ai reparti piemontesi di mantenere la loro posizione e di non scoprirgli il loro fianco destro per riconquistare quei trinceramenti che avevano ormai esaurito il loro compito.
In effetti, dopo la caduta della posizione dello Zig-Zag, i russi avevano spostato tutta la forza dell’attacco sull’ala destra del fronte e il generale Read portò l’attacco principale della 12ª divisione russa sul ponte Traktir sulla Cernaia tenuto dai francesi. Pur senza l’appoggio della cavalleria e la copertura dell’artiglieria, l’assalto riuscì: fu occupata la ridotta del ponte, attraversata la Cernaia e furono respinti i francesi. Ma l’avanzata sulle pendici delle colline Fedjuchin senza la cavalleria e l’artiglieria non poté consolidarsi; fu fermata da un duro contrattacco francese alla baionetta e sotto il fuoco della divisione Camou i russi non ressero e dovettero ritirarsi oltre la Cernaia. La brigata De Faille intanto interveniva e rioccupava la ridotta di Traktir.
Alle 6 del mattino Gorčakov inviava la 5ª divisione russa a sostituire la 12ª e faceva convergere sul fianco francese la 17ª divisione. Il generale Herbillon li affrontava, ma i russi riuscivano a riconquistare la ridotta del ponte Traktir. La 5ª Divisione per ordine di Read attaccò allora i francesi sul ponte Traktir, progressivamente, un reggimento dopo l’altro, riportando però perdite gravissime e nel giro di pochi minuti caddero circa 2000 russi. Deciso allora a porre fine al massacro Gorčakov ordinò alla divisione di lanciarsi tutta unita contro le posizioni francesi ma anche questo tentativo si rivelò altrettanto infruttuoso: un deciso contrattacco francese la costrinse a ritirarsi sulla sponda destra della Cernaia.
Gorčakov ordinò allora alla 17ª Divisione russa, posta sull’ala sinistra, di convergere verso lo schieramento orientale per supportare l’offensiva contro i francesi.
Il movimento dei russi fu però arrestato dal il tiro frontale della brigata Saucier e dall’attacco sul fianco sinistro dello schieramento della 2a divisione sardo-piemontese al comando del tenente colonnello Davide Cambiati, che aveva sostituito il generale Montevecchio ferito e che aveva mandato avanti i battaglioni del 9°, del 10° e del 15°, preceduti dal 4° battaglione bersaglieri e sotto il tiro dell’artiglieria piemontese. Dopo un breve combattimento i russi furono costretti a discendere e ripassare la Cernaia ed il canale dell’acquedotto, ritirandosi in disordine al di là del fiume, lasciando molti prigionieri e il terreno coperto di caduti, morti e feriti.
Non vi fu inseguimento. II generale Pélissier, vedendo che sulle alture dall’altro lato del fiume vi erano ancora molte forze russe fresche, pronte ad entrare in azione, non volle rischiare un inseguimento lontano dalle basi che avrebbe potuto avere effetto contrario e ribaltare il risultato della battaglia.
All’invito di fermarsi i piemontesi ubbidirono malvolentieri, ma vollero almeno rioccupare il trinceramento dello Zig-Zag che avevano perso allo spuntare del giorno e che vedevano ancora occupato dai russi. Questi non opposero resistenza e poterono organizzare tranquillamente la loro ritirata, ripiegando dalle alture, prima la fanteria, poi la cavalleria ed in ultimo l’artiglieria secondo le buone regole tattiche.
Mentre ancora echeggiavano gli ultimi spari il generale Lamarmora, scortato da un drappello di cavalleria e preceduto da una fila di bersaglieri si spinse avanti per osservare la ritirata.
Erano le 3 del pomeriggio e tutto era finito. I russi chiesero un armistizio di 48 ore per raccogliere i feriti e seppellire i morti.
Alla battaglia parteciparono 40.000 russi, 27.000 francesi e 10.000 sardo-piemontesi. I caduti secondo i russi sarebbero stati 2100 caduti e 1.000 messi fuori combattimenti; per i francesi da 227 a 300 fra morti e dispersi, oltre a circa 1.200 feriti. I caduti piemontesi furono 14 morti e 170 feriti. Gli ufficiali piemontesi morti furono due, il tenente Biaggini del 15° fanteria e il sottotenente Andreis del 9° fanteria. Tra i feriti gravi fu il generale Montevecchio comandante la 4ª brigata, che morì poi il 12 ottobre, il maggiore Raffaele Cadorna comandante il battaglione del 18°, i capitani Chiabrera, Garrone, Selvaggia, Vivaldi e 7 subalterni.
L’annuncio della vittoria fu dato a Torino da un telegramma del generale Alfonso Lamarmora a Cavour:
«Kadykoj, 16 agosto. Questa mattina i russi hanno attaccato le linee della Cernaia con 50.000 uomini. La nostra parola d’ordine era “Re e patria”. Saprete questa sera dal telegrafo se i piemontesi sono stati degni di battersi al fianco dei francesi e degli inglesi. Sono stati coraggiosi. Il generale di brigata Montevecchio è morente. Abbiamo avuto 200 fra morti e feriti. Le perdite russe sono considerevoli. I dispacci francesi diranno il resto.»
Una lettera scritta sabato 18 agosto 1855 da un capitano dei Bersaglieri e giunta a Genova col postale via mare il 28, è un racconto preciso, circostanziato e molto interessante.
Balaclava 18 agosto 1855
In questo momento il filo elettrico [il telegrafo] vi avrà annunciata la vittoria riportata dalla nostra Armata, dalla Fed[erazione] Inglese sui Russi nell’attacco fattoci nel mattino del 16. Erano le 31/2 allorquando la nostra truppa d’avamposto dato il segnale d’allarme sparavano sul gigante nemico.
Questi erano forti di 57 Battaglioni, di 12 batterie d’artiglieria e di 8 Reggimenti di cavalleria, lo scopo suo era nientemeno che di metter piede in Balaclava.
Disceso dalle alture ove era sommato ed accampato presso la valle di ‘Karloska indi divise le sue forze, ne diresse una parte all’attacco dell’opera Cadorna, quale occupata dal Battaglione del 16°fanteria nostro, resistette con ardire, ardore tale per circa un ‘ora dopo la quale dovette abbandonare la posizione ove vi si sommarono tante forze considerevoli fra le quali dodici cannoni della 4 ° e 3 ° Batteria della guardia, quali ad apparir del giorno vennero dalla Batteria nostra sita sul Colle Fanti ed armate di otto bocche da fuoco di grosso calibro, tosto rovesciati, ed incendiate le loro munizioni obbligati a precipitosa ritirata in un colle altra truppa di fanteria.
Un’altra colonna si diresse al Mamelon dei Zuavi ove riuscì a penetrare, indi respinti si presentò sotto il fuoco delle nostre Batterie 13* e 16° puntò ottimamente disposte di fianco alla stessa versarono su quelle folle la Morte.
Il nostro generale in capo, solito in tutte le mattine, anzi sempre di buon mattino ebbe il contento di presenziare l’esordio della lotta, poté formularsi un suo piano di difesa che condusse a termine colla massima energia ed ha in questa circostanza dato prova non dubbia di saper guidare unito al suo coraggio ci rende superbi di essere così ben comandati.
I Battaglioni dell‘11° e del 1°2 e quelli del 9° e 10° e parzialmente quei dal 15° e 17° e 18° presero pure parte alla lotta; tutti fecero molto bene il loro dovere, tutti in generale spiegarono coraggio da leoni.
Alla Batteria d’artiglieria dì grosso calibro stavano la 1° Compagnia e ½ della 2° Compagnia della nostra Brigata.
Gli ufficiali hanno tenuto una condotta ammirabile: il fuoco di quella Batteria ha influito moltissimo sul buon esito di tale fatto d’armi
I Bersaglieri vi presero poi parte molto attiva, e spiegarono condotta superiore ad ogni aspettativa; parecchi ufficiali trovatisi feriti. Il numero dei morti ascende ai 40 quello dei feriti a 110.
I Russi ebbero carri rovesciati, cassoni incendiati, cavalli morti, non che un 2000 uomini morti e 1000 feriti parte dei quali si trasportarono sui nostri ospedali. [notizia inedita]
Il cap. Della Sforza assieme al cap. Molinari e col Poggi hanno presenziato la battaglia della quale fu comandante generale il nostro Della Marmora.
La parola “fare Cernaia” rimase come termine del dialetto piemontese dopo il 1855 per indicare “fare baccano indiavolato”.
A Torino capitale fu deciso di intitolare una strada ed una monumentale caserma in onore della battaglia. La via venne progettata già nel 1855, su terreni allora occupati dalla cittadella di Torino, mentre i lavori iniziarono l’anno successivo.
BIBLIOGRAFIA
- – Wikipedia – enciclopediaonline, libera e collaborativa.
– Rapporto a S. M. sul Personale del Corpo di Spedizione d’Oriente redatto dal gen. Alfonso Ferrero La Marmora al Re Vittorio Emanuele II e il “Giornale della Campagna di Crimea” redatto dal Comando del Genio Militare). Torino – Archivio di Stato
– “La Spedizione Sarda in Crimea nel 1855-56 – Narrazione di Cristoforo Manfredi compilata colla scorta dei documenti esistenti nell’Archivio del Corpo di Stato Maggiore Voghera Enrico Tipografo Editore del Giornale Militare – Roma 1896.
-“Il Corpo di Spedizione Sardo in Crimea 1866-56” Collezione – studio di Antonio Ferrario presentata fuori concorso alla Esposizione Filatelica Nazionale e di Qualificazione della Federazione fra le Società Filateliche Italiane a Milano il 22-23 marzo 2019
– ENCICLOPEDIA ITALIANA DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI – Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani – Roma 1961
– Carta per l’intelligenza delle Operazioni Militari di Sebastopoli Roma 1856.
– Camillo Brero Vocabolario Piemontese-Italiano Editrice Piemonte in bancarella Torino 1982
Ottimo memo storico, complimenti e un ringraziamento al dott Aragno ed al dott Bonino per la pubblicazione