Due scienziati italiani che lavorarono a Torino
Civico20news propone ai propri Lettori una serie di schede di approfondimento sulle vite e le opere di alcuni scienziati che hanno contribuito a rendere fecondo il panorama della ricerca in Italia.
Come vedremo al termine del presente scritto, nelle note del paleontologo Eugenio Sismonda, Gené fu un convinto negazionista delle nuove teorie che contemplavano l’evoluzione delle specie, proposte da Lamarck ed in un periodo successivo da Darwin.
Inizieremo con alcuni protagonisti che hanno lavorato in Piemonte e in particolare a Torino, presso le sedi universitarie del Regio Museo di Storia Naturale.
Il Nuovo Museo Regionale di Scienze Naturali, del quale abbiamo parlato in un precedente articolo, fu, da sempre frequentato da grandi scienziati che scrissero numerose pagine di Storia Naturale.
Giuseppe Gené professore di Zoologia all’Università di Torino e condirettore del Regio Museo di Storia Naturale, nel 1831 succedette a Franco Andrea Bonelli (foto sotto) nel 1831, precocemente scomparso.
L’anno dopo ottenne la nomina effettiva a Professore di Zoologia e Direttore del R. Museo Zoologico. Nel 1832 venne nominato Socio dell’Accademia delle Scienze di Torino.
Gené si laureò a Pavia con Giacomo Zendrini, di cui divenne assistente, e si dedicò allo studio dell’Anatomia Comparata, seguendo le indicazioni di Georges Cuvier, in naturalista francese noto per i suoi studi di zoologia, paleontologia e geologia.
Carlo Giuseppe Gené nacque a Turbigo il 9 dicembre del 1800 e morì a Torino nel 1847.
Svolse una importante attività presso il Museo di Storia Naturale, incrementando e riorganizzando le raccolte di reperti.
Svolse numerosi studi sugli insetti nocivi e sui metodi necessari per combatterli.
Gli succedette alla cattedra e alla direzione del Museo torinese Filippo De Filippi, anch’egli proveniente dall’università di Pavia, il quale fu uno dei primi seguaci del Darwinismo in Italia.
L’opera più importante di Gené, Storia naturale degli animali, presentata in forma di lezioni elementari uscì postuma a cura di De Filippi.
Il Comune di Torino gli ha intitolato una via, nella zona di Porta Palazzo. Una lapide lo ricorda nel Cimitero Monumentale di Torino.
Una curiosità: a differenza di quello che si potrebbe pensare il termine Gene, che indica una unità di Cromosoma che identifica un particolare Amminoacido, non deriva dal nome dello scienziato proposto nel presente articolo, bensì fu introdotto nel 1909 dal botanico e genetista danese W.L. Johannsen.
“La sua infanzia e la sua prima giovinezza si passarono tutte nella libera vita campestre. … Furono giorni di voluttà ineffabile”
“… in età di sedici anni andò a Pavia per dare opera in quella Università allo studio della filosofia e delle scienze matematiche … Una lunga e gravissima malattia … lo incolse in quella città … Guarito rinunziò a studiare le matematiche e si iscrisse a filosofia nel cui corso degli studi c’era l’insegnamento della storia naturale.“
“ … imperocchè egli è appunto per succedere al benemerito Bonelli, … che il GENÉ venne, e prese stanza tra di noi, chiamatovi dalla Maestà del Re CARLO FELICE con R. Patenti in data 4 febbraio 1831”
“Subito dopo il Congresso di Torino al cui splendido successo egli aveva molto cooperato … S.M. il Re CARLO ALBERTO gliene attestò la sua Sovrana soddisfazione con fregiarlo delle cavalleresche insegne dell’Ordine Mauriziano e dell’Ordine Civile di Savoia”.
Nel riordinare il materiale del Museo di Zoologia, Gené affrontò il problema di una corretta classificazione “… prescegliendo con viste eclettiche quei metodi, che gli sembravano più naturali o più filosofici, e facendo a questi eziandio all’uopo subire quelle modificazioni, che gli venivano dettate dalle osservazioni sue proprie…”Seguì perciò di volta in volta i suggerimenti di Cuvier (mammiferi, rettili e pesci), di Bonelli (molluschi), di Latreille (insetti e aracnidi) ecc.
“ … egli arricchì la scienza agraria di varie memorie e di vari articoli, i quali, ora col togliere volgari pregiudizi, ora col dare saggi precetti, fanno della zoologia un’utile applicazione all’agronomia …”
“… Ora se dai lavori di zoologia applicata all’agricoltura od alla rurale economia noi facciam passo a quelli di zoologia puramente scientifico-descrittiva, troveremo che il Gené non fu meno […] attivo e valente scrittore…”
Studioso della fauna sarda “… nel periodo di tempo trascorso tra l’anno 1833 d il 1838, … recossi per ben quattro volte a quell’isola, la percorse in tutte le direzioni, e fecevi ricca messe d’insetti, di molluschi, di rettili, non che d’uccelli e di mammiferi.”
Gené e Cuvier Per quanto riguarda il problema dell’origine delle specie, Gené si contraddistingue come fervente fissista e cuvieriano, pur avendo assimilato nella gestione del Museo i criteri moderni introdotti da Bonelli, di cui aveva grande stima. Nelle sue lezioni, pubblicate postume dal successore Filippo De Filippi nel 1850, Gené dimostra di seguire l’impostazione data dal Cuvier, ritenendola indiscutibilmente valida anche per quanto riguarda la posizione sistematica dell’Uom
Gené e Lamarck (ritratto a destra):
«Finché stette in favore l’idea della catena degli esseri, e quando a questa idea innocente succedette quel trabocco di falsa filosofia che tentò di confonderli tutti in una sola origine e in un solo fine…. Ed era tanta la furia di far prevalere questi pazzi concetti, che furono uditi uomini, del resto gravissimi e oculatissimi asserire e gridare come nissun carattere fisico e […] morale distinguesse [l’orang outang] dall’uomo […]. Ma la teoria […] della concatenazione degli esseri [ … ] dovette cedere il luogo al sistema dei tipi distinti e delle linee parallele: l’altra dottrina poi ebbe tanta vita, quanta ne ebbero le violente commozioni politiche che la partorirono, e disparve col quietarsi e col rinsavire delle menti». Dalle lezioni di Giuseppe Gené pubblicate postume da Filippo De Filippi (1850) Chiara la disistima dell’evoluzionismo lamarckiano:
In conclusione Negli ambienti accademici Gené dunque rappresenta il volto dell’ortodossia più completa, perfettamente allineato col clima politico, morale e religioso del momento. Come già avvenuto in Francia per Cuvier la sua indiscussa autorità scientifica blocca quindi ogni eventuale dibattito. Solo le nuove scoperte paleontologiche e geologiche introdurranno anche a Torino nuove idee preparando, con Filippo De Filippi, l’accettazione dell’evoluzionismo.
*Le citazioni in corsivo sono tratte da : E. Sismonda, 1851, Notizie biografiche del Cavaliere Giuseppe Gené “Memorie della R. Accademia delle Scienze di Torino” Serie II, Tomo XI, pp. 1 – 19.
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