
Cuneo sta lavorando a pieno regime, grazie all’ennesima donazione della “Fondazione Ospedale Cuneo”.
L’Azienda Ospedaliera “Santa Croce e Carle” di Cuneo, nella persona del Direttore Generale, Livio Tranchida, comunica che “con la nuova Pet, donata da Fondazione Ospedale Cuneo e inaugurata lo scorso novembre, sono state eliminate le liste d’attesa e sono stati aperti 5 slot, cioè posti disponibili da prenotare attraverso il CUP regionale, per pazienti che arrivano da fuori quadrante”.
Il dottor Tranchida, uomo di fiducia del Senatore della “Lega”, Giorgio Maria Bergesio, sottolinea come da gennaio 2025 sono state azzerate le liste d’attesa “sugli esami diagnostici che prevedono l’utilizzo della Pet. Un macchinario che salva le vite e che è stato acquistato grazie a 609 donatori che hanno partecipato al progetto lanciato da Fondazione Ospedale Cuneo”.
La notizia è ottima. Il fatto che per avere macchinari funzionanti ed efficienti si debba ricorrere all’elemosina dei privati, un po’ meno. La sanità pubblica dovrebbe camminare con le sue gambe, senza dover ricorrere continuamente a Fondazioni, Associazioni, privati cittadini, ecc…

Il Direttore Generale del nosocomio cuneese specifica: “La ‘Pet-Ct’ con piattaforma software MiM(Medical image Management) ha un sistema avanzato che analizza e condivide le immagini e facilita il flusso di lavoro, con l’uso dell’Intelligenza artificiale. Un modo rapido e sicuro per vedere e confrontare immagini ad alta precisione, provenienti da diverse fonti. I risultati sono: diagnosi più rapide e precise, ridotte dosi di radiazioni per i pazienti, terapie più efficienti e taglio delle liste d’attesa. Un risultato raggiunto grazie a un nuovo modello organizzativo e facendo una buona sanità”.
Sulla “buona sanità” derivante da apparecchiature che utilizzano l’intelligenza artificiale (AI) bisognerà aspettare un po’ di tempo. Non per frenare gli entusiasmi del dottor Tranchida ma ci sono molti esperti che non sono poi così favorevoli all’inserimento dell’AI in sanità.
Per quanto riguarda il “nuovo modello organizzativo” che è chiaramente quello del “Partenariato Pubblico Privato” (PPP), esso va in controtendenza con il concetto di sanità pubblica.
I privati che fanno elargizioni di ingenti somme di denaro alle strutture pubbliche, normalmente, poi vogliono qualcosa in cambio e, consuetudinariamente, questo scambio non è mai favorevole all’utente finale.
La sanità pubblica dovrebbe reggere le proprie finanze solo su fondi pubblici, su finanziamenti regionali e su fondi messi a disposizione dell’Unione Europea.
Il fatto di avere continui rapporti con fondazioni, associazioni e realtà private rischia di rendere la sanità pubblica subalterna al privato che, si sa, opera nel settore dell’economia per far profitto.
Il Direttore della Struttura Complessa di Medicina Nucleare, dottor Alberto Papaleo, ha voluto dire la sua sul nuovo apparecchio: “La qualità del macchinario sorprende anche noi sia in termini di produzione che d’informazione clinica che riusciamo a dare ai pazienti. Inoltre abbiamo ridotto le radiazioni, da un terzo alla metà in meno, e questo ci permette anche, con la stessa produzione di radiofarmaci, di poter sottoporre ad esami più pazienti”.
Il miglioramento diagnostico, la qualità della diagnosi (e quindi della cura), l’attenzione al paziente, sono lodevoli e da premiare. Lo staff clinico della Medicina Nucleare del nosocomio cuneese gode già di un’ottima valutazione da parte degli utenti e delle famiglie.
Il fatto che, poi, con meno radiazioni, si siano erogate circa 5.000 prestazioni, a fronte delle 3.000 dell’anno precedente, non può che essere una notizia degna di menzione.
La speranza che hanno molti pazienti e molti utenti fragili della sanità è che Regione Piemonte si impegni maggiormente nello stanziamento fondi in sanità, evitando sprechi e servizi di cui si potrebbe benissimo fare a meno, per non far cadere la sanità pubblica nelle mani opulente dei privati.
Oltretutto è bene ricordare l’importanza, sempre crescente, della Medicina Nucleare che, allo stato attuale, “è caratterizzata da un insieme di prestazioni tese ad esplorare soprattutto gli aspetti funzionali di organi ed apparati interessati dalle diverse patologie permettendo di identificare e quantificare, quanto più possibile, l’impatto lesivo o le interferenze che una funzione alterata genera nell’economia dell’organismo”.
La buona sanità e la sanità eccellente esistono. Farle restare pubbliche, al servizio anche dei meno abbienti, è compito di chi amministra e governa una regione.