
Un elemento indispensabile della bellezza
Al giorno d’oggi il trucco è un elemento indispensabile della bellezza, che vanta analisti e ricercatori di ogni tipo e che si fregia della capacità di inventare sempre nuovi processi e termini per convincere l’acquirente che sta acquistando una sostanza magica, nel passato non era così diverso, anzi.
Nell’Antico Egitto, per fare un esempio che ci riporta immediatamente alla bellezza del busto di Nefertiti, il trucco del volto non aveva unicamente una funzione migliorativa, ma serviva come protezione sia magica che farmaceutica. Il famoso khol, una polvere nera ottenuta dalla galena (solfuro di piombo) o dalla malachite, veniva applicato attorno agli occhi per dare la caratteristica impressione dell’occhio allungato. Esaltava lo sguardo, proteggeva dalla luce solare intensa e preveniva infezioni oculari, grazie alle sue proprietà antibatteriche. Tra l’altro tutti lo usavano, anche gli uomini, e soprattutto i faraoni. Una versione del khol venne poi usata negli anni cinquanta del XX secolo negli Stati Uniti, si tratta dell’eye liner ancora di moda oggi, anche se con una linea meno marcata rispetto a quella che amavano le nostre nonne.

Ai tempi di Nefertiti labbra e guance venivano colorate con pigmenti naturali ricavati da ocra rossa mescolata con grasso animale o oli profumati, che rendevano la pelle lucida e vitale. Le creme per la pelle erano indispensabili, perché il caldo delle zone aride procurava seri danni al primo strato dell’epidermide: olio di sesamo, miele, cera d’api, estratti di fiori venivano usati per profumare e rendere la crema estremamente idratante.
Nell’Antica Roma truccarsi era simbolo di uno stato sociale elevato e così come nel Medioevo, i ceti più bassi non potevano usare alcune sostanze che erano vendute solo ai nobili. Purtroppo spesso i materiali impiegati causavano innumerevoli problemi, come nel caso della “cipria” per sbiancare il volto, per la quale si usava il gesso, ma il più delle volte anche una polvere di piombo che intossicava e se usata troppo, nel giro di pochi anni dava alla persona un aspetto macilento e malato. Infatti l’intossicazione da piombo influisce sul sistema nervoso, portando convulsioni, anemia, debolezza, dolori addominali e spesso addirittura la morte.
Nonostante la condanna della Chiesa, che considerava il trucco immorale e vanesio, nel Medioevo le donne cercavano nuovi modi per essere belle: polvere di cenere sulle sopracciglia, succo di bacche e pigmenti sulle labbra, fuliggine per il contorno occhi e, soprattutto, pigmenti e prodotti naturali coloranti per i capelli. Molto amato era il colore rosso di alcune nordiche, forse perché era più raro che non altri colori. Camomilla, succo di rabarbaro, latte e limone aiutavano a schiarire i capelli, mentre mallo di noce verde, ghiande, salvia, rosmarino servivano a scurirli, anche se questa pratica era usata solo per coprire i capelli bianchi e non per chi aveva i capelli chiari.

I trucchi come prodotti industriali si diffusero nel ventesimo secolo, grazie a una più diffusa distribuzione e alla pubblicità. Ancora nel 1880, i rossetti erano fatti di cera e pigmenti ed erano venduti avvolti in carta. Nel 1915, Maurice Levy inventò il rossetto in tubetto metallico che poteva essere svitato: aveva progettato un oggetto di stile che sarebbe stato adottato anche negli anni a venire, per la sua praticità e per la maggiore igiene che consentiva. I trucchi stavano diventando oggetti d’arte da sfoggiare!
A dire il vero i primi trucchi commerciali presero vita da necessità lavorative, per quanto riguarda il fondotinta, anche se nel 1903, la società tedesca Beiersdorf produsse un fondotinta compatto che veniva venduto in contenitori, fu Max Factor che nel 1920 inventò il fondotinta che si poteva usare nel cinema, perché copriva le imperfezioni della pelle degli attori.
Lo smalto invece prese vita dalle vernici per le auto, lo commercializzò per prima la Revlon nel 1932, modificando le formule chimiche che qualche anno prima causavano qualche danno alle unghie e dando la scelta di colori vivaci e accattivanti. Anche questo fu un successo immortale.

Il mascara prese ispirazione dai tempi antichi, la Maybelline di Chicago (il nome era quello di Maybel, sorella dell’imprenditore, T.L. Williams), lo produsse nel 1913, creando una pasta a base di vaselina e polvere di carbone. Questa “crema” veniva normalmente usata, ma la genialità di Williams fu quella di rendere il mascara un prodotto comune, che veniva inizialmente distribuito come un bastoncino solido, in una accattivante scatoletta. Fu solo nel 1920 che venne lanciato, dalla stessa ditta, il tubetto così come lo conosciamo oggi. La pubblicità e le riviste di moda fecero il resto.
Qualche anno fa uno studio interessante ha coinvolto diversi paesi, per cercare di capire se esiste un’idea di bellezza universale. 18 grafici provenienti da vari paesi hanno usato il programma photoshop per modificare l’immagine di una donna che era stata usata come modella, per identificare quale fosse la percezione della bellezza nella loro cultura. Ne sono emersi dati interessanti, dimostrando che ogni cultura ha un suo concetto di bellezza, spesso plasmato da elementi storici, culturali e sociali.
Nel mondo moderno possiamo dire che il trucco è indispensabile, perché quello che è considerato bello è racchiuso tra pareti ben definite, dove status sociale, sicurezza personale, creatività, la lotta contro l’invecchiamento, l’accettazione della comunità sono elementi di primaria importanza, che non si fermano a come ognuno di noi vuole apparire, ma affondano le loro radici in una società profondamente consumista.

Insomma, i trucchi e i prodotti di bellezza esistono da sempre e non smetteranno di essere usati, prodotti, cercati, perché fanno parte in qualche modo della cultura e della storia dell’umanità.