Di Alessandro Mella
Spesso i nostri paesi e le nostre comunità nascondono piccoli tesori e così è per Andezeno che, nel complesso cimiteriale, custodisce la bella cappella di San Giorgio delle Vigne.
Il pannello collocato presso la struttura permette di raccontare qualcosa di questa piccola meraviglia che sorge su di un’area in cui si trovavano anticamente insediamenti già d’epoca romana.
Ritrovamenti archeologici, laterizi e frammenti in marmo, hanno confermato questa realtà e quindi proprio qui, ove si trovava una necropoli romana e paleocristiana, sorse l’antica Andisellum di cui si trovano tracce anche in documenti risalenti al 992 ed all’imperatore Ottone III.
La cappella è d’epoca romanica e ricorda, nell’aspetto, molte chiese romaniche del territorio piemontese coeve e sorte attorno al XII secolo. Fu eretta come prima parrocchia di Andezeno, ma quando gli abitanti si trasferirono sulla rocca, ove sorgeva la zona fortificata, essa perse il suo ruolo diventando una cappella rurale e periferica. Lì restò, tuttavia, il cimitero, ma iniziò per la struttura un lungo periodo di abbandono. Nelle visite pastorali del 1584 e del 1671 si evidenziò lo stato di sofferenza dell’edificio nel quale, tuttavia, sopravvivevano gli affreschi del presbiterio. Il XVIII secolo fu particolarmente infelice a causa di crolli e saccheggi poiché quadri, serramenti e arredi erano ormai stati asportati e la parete nord collassata. Tuttavia, nel 1791 si avviò un’opera di ripristino un poco selvaggia che portò alla modifica della struttura con alterazioni importanti e poco conservative, ma basate sul gusto del tempo. Del resto per coloro i quali dovettero intervenire contava la funzionalità secondo la percezione del momento e non certo la conservazione delle reminiscenze antiche.
Poi, dopo questa fase, tornò la stagione dell’oblio, complicata dai grandi problemi sociali e dalle guerre, che condusse ad una rinnovata decadenza. Nel 1958, fortunatamente, la Divisione di Antichità e Belle Arti del Ministero della Pubblica Istruzione, decise di sostenere un nuovo restauro, voluto dall’amministrazione comunale, condotto con saggezza e rigore scientifico tali da poter rimuovere le alterazioni barocche per ripristinare, quanto più possibile, l’originale edificio romanico. Se ne trova traccia nel periodico locale “Il Chierese” del 13 dicembre 1958 nel quale si legge:
ANDEZENO Iniziati i lavori nella Chiesa del Cimitero. Il Sopraintendente alle Belle arti per il Piemonte ha visitato la nostra Cappella del Cimitero del sec. XII. Si è compiaciuto con il Sindaco e con il Sig. Vicario per l’iniziativa presa per i restauri. Ha approvato in pieno il programma dei lavori iniziati e da eseguire suggerendo solo qualche lieve modifica perché l’edificio possa riavere le perfette caratteristiche romaniche. La Sopraintendenza concederà la Sua gratuita assistenza tecnica per l’esecuzione dei restauri e inoltre appoggerà la richiesta di un sussidio da parte del Ministero della Pubblica Istruzione.
Alcuni giorni dopo, il 27 dicembre 1958, il giornale tornò sul tema aggiornando i lettori circa l’esecuzione e la progressione dei lavori:
Rifatto il tetto della Chiesa del Cimitero. L’opera, che viene in questi giorni ultimata dall’Impresa Ambrassa, ha comportato la demolizione totale del tetto preesistente, l’abbassamento del muro perimetrale fino al piano antico, la formazione di cordolo di collegamento in cemento armato, il rifacimento del tetto con aggiunta di te gole mancanti e sostituzione a nuovo dell’intera travatura grossa e piccola. Il costo di questo primo lavoro ammonta a L. 218.000, inferiore al preventivo inviato dall’architetto di Torino. La campana, che è di ottima fattura e reca la data del 1832, è stata calata dalla sua torre, perché il suo sostegno di legno è deteriorato e dovrà essere sostituito. Qualcuno può meravigliarsi che l’iniziativa dei restauri della Chiesa sia stata presa dal Municipio, piuttosto che dalla Parrocchia, Anche se si tratta di una Chiesa, il Vicario non volle usurpare un diritto od un dovere del Municipio, che ne ha la proprietà. Tuttavia il Vicario non manca di collaborarvi assiduamente, perché anche a lui sta a cuore il ripristino di questa Chiesa, che fu già la Parrocchiale, ed anche lui raccomanda vivamente a tutti gli Andezenesi di contribuire colle proprie offerte. Anche se la somma finora raggiunta è di L. 458,500, c’è tuttavia ancora largo posto per tutte le offerte grandi e piccole, poiché il preventivo del completo restauro ammonta ad oltre un milione, senza la spesa per l’arredamento.
Fu un lungo lavoro che interessò pienamente la cappella e permise la ricostruzione, con materiali locali, di alcune parti devastate, seppur in buona fede, nel Settecento.
Oggi, dopo il sapiente restauro, l’edificio si presenta a pianta rettangolare con navata unica e copertura a capriate con tetto a falde. La muratura, all’esterno, conserva ancora parte dei laterizi del XVII secolo mescolati al materiale di recupero, di epoca romana, utilizzato nel medioevo. Tra cui laterizi e parte di una stele romana ad uso funerario con due code di delfino incrociate. La facciata, a mattoni e pietra, colpisce per la sua sobria bellezza mentre sulle altre pareti si ravvisano pienamente e visibilmente i materiali ed i passaggi dei vari secoli.
La parete laterale settentrionale mostra ancora i segni dei rimaneggiamenti mentre quella a sud conserva una porta ad arco un tempo utilizzata per l’ingresso delle salme in occasione dei funerali. L’abside è per lo più realizzata in arenaria e con decorazioni molto rovinate.
Questa bella cappella rurale rappresenta davvero una piccola gemma, un gioiello, nel cuore delle campagne piemontesi e con la sua lunga storia racconta secoli passati. Vite, passioni, speranze, sogni, paure delle popolazioni e dei tempi che furono.
Alessandro Mella
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