Notizia segnalata nel volume di Raffaello Serpieri del 1886
La letteratura storico documentale sul Corpo dei Bersaglieri è ampia e tutto sommato poco nota e divulgata. Questa realtà resta un fatto sorprendente per almeno due motivi. Il primo è che le istituzioni nazionali, preposte alla conservazione della memoria del Corpo dei Bersaglieri e alla sua promozione e divulgazione, per vari motivi, non hanno ancora prodotto una distinta di facile consultazione dei libri, degli studi e ricerche prodotte sulla storia del Corpo stesso, dalla fondazione nel lontano 18 giugno 1836 ad oggi.
Il secondo è che, fortunosamente, ad offrire la consultazione e riproduzione dei libri e delle ricerche pubblicate sulla storia del Corpo dei Bersaglieri è “Google libri” ed “Internet archives”. Tuttavia è necessario che l’utente abbia una adeguata conoscenza informatica per raggiungere questa capacità di ricerca.
In un suo percorso di approfondimento la prof. Carla Amoretti ci ha segnalato l’esistenza del volume “I Bersaglieri – Nella commemorazione del 50° Anniversario della istituzione del Corpo” di Raffaello Serpieri (Estratto dalla Rivista Militare Italiana – 1886 – Roma – Voghera Carlo Tipografo di S. M. – anno 1886.
Tra le tante notizie interessanti e meritevoli di divulgazione, la prof.ssa ne evidenzia una in particolare, decisamente curiosa e che implica inevitabilmente ulteriori domande.
Riguarda un lascito di 3.000 lire in oro, convertite in 30 Scudi d’oro di L. 100 ciascuno, da parte del fondatore del corpo, Alessandro La Marmora, quando fu nominato maggiore generale.
Di “questo lascito” vengono raccontate nel libro, in modo circonstanziato, le diverse peregrinazioni dal 1848 sino al 1861.
TRASCRIZIONE DEL TESTO pag. 47 e 48
Nel libro di Raffaello Serpieri, edito nel 1886, per i 50 anni della istituzione dl Corpo dei Bersaglieri, si trova a pag. 47 e 48 una interessantissima informazione, riguardante un lascito di 30 Scudi d’oro da parte del fondatore del corpo, Alessandro Lamarmora, quando fu nominato Maggior Generale.
e vengono raccontate le divere peregrinazioni dal 1848 sino al 1861.
La prof.ssa C. Amoretti, dopo aver trascritto il testo, che qui viene pubblicato, si è rivolta al colonnello Ambrogio Zaffaroni (Direttore del Museo Pietro Micca della Città di Torino), esperto numismatico della monetazione del Regno di Sardegna.
Egli Le ha fornito le seguenti informazioni:
- 1. Nel 1848 la valuta di base del Regno di Sardegnaera per l’appunto la Lira, emessa in
2. Il sistema monetario del Regno era ormai su base decimale, per effetto dell’Editto di riforma della monetazione promulgato da re Vittorio Emanuele I nel1816.
3. In questo senso, i vari nominali che costituivano il circolante erano regolati fra loro da rapporti di valore certi.
Essi erano: Nominali
in oro: 100 lire, 50 lire, 20 lire, 10 lire.
In argento: 5 lire, 2 lire, 1 lira.
In rame: 50 centesimi, 25 centesimi. Ancora circolanti i pezzi da 1 centesimo emessi al nome di Carlo Felice.
Le ha inoltre inviato l’immagine degli “scudi d’oro” (epoca del Re Carlo Alberto di Savoia) citati nel lascito del Generale A. La Marmora
“ … Quando il Lamarmora nel 27 luglio 1848 fu promosso maggior generale e fu sostituito nel comando del corpo dal colonnello Savant, nel dare la consegna della cassa, lasciò lire tremila in oro in trenta scudi d’oro di L. 100 ciascuno.
Queste monete furono dal colonnello Savant conservate in cassa sacrosantamente come un prezioso ricordo, coll’amore e colla religione stessa come in una famiglia si tengono in pregio, quali lari domestici, gli oggetti usati da qualche grande antenato che colle virtù e col senno meritò l’estimazione universale e diè lustro alla famiglia e al nome servendo fedelmente la patria ed il sovrano.
I trenta scudi d’oro furono dal Savant passati al colonnello De Saint-Pierre quando questi successe nel comando e poi successivamente ai colonnelli che si seguirono nel comando del corpo fino al R. Decreto 24 gennaio 1861, quando il ministro Fanti trasformò il corpo (che aveva 27 battaglioni ripartiti fra i cinque corpi d’armata per R. Decreto del 22 luglio 1860) in 6 reggimenti di sei battaglioni ciascuno.
In questa circostanza i trenta scudi d’oro furono gelosamente conservati e tenuti in eredità dal 1° reggimento che si costituì in Cuneo coi battaglioni 1°, 9°, 13°, 19°, 21°, 27°; e rimasero sempre nella cassa del reggimento in Cuneo, nè mai balenò il pensiero di darne una parte eguale a ciascun battaglione pel timore che la troppa mobilità potesse esser causa di smarrimento.
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D’altra parte Cuneo era un pochino l’ara santa del corpo come la sede dello stato maggiore e del comando e vi si era mantenuto sempre un forte nucleo di truppa; infatti, nel 1852, dei 10 battaglioni (1) allora esistenti, lo stato maggiore del corpo e 4 battaglioni vi erano di guarnigione.
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L’ospitalità degli abitanti e il concorso del municipio nel fare i quartieri e d’altra parte l’affluenza di tutti gli ufficiali del corpo i quali o per nuova destinazione o per promozione o per ragioni qualsiasi di servizio dovevano necessariamente far capo alla sede del comando, facevano di Cuneo il centro del corpo dei bersaglieri.
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I trenta scudi d’oro così conservati come un prezioso ricordo, cominciarono col passare degli anni a diventare quasi una tradizione per molti, poichè l’ingrandimento del corpo e la separazione dell’unico centro, rendeva impossibile a molti dei nuovi ammessi di conoscere il fatto e si parlava dei trenta scudi d’oro di Lamarmora come di una cosa sacra …“.
Questo breve articolo porta a formulare una domanda: oggi dove possono essere i 30 scudi d’oro del Generale. A. La Marmora?
Sarebbe sorprendente e tranquillizzante ricevere la conferma che, dopo oltre 170 anni, i 30 scudi d’oro di Alessandro La Marmora sono custoditi, come sacra reliquia museale, presso qualche Reparto/Istituzione militare. Ciò costituirebbe una gradita notizia per quell’opinione pubblica, da sempre ammiratrice della storia dei Bersaglieri.
(1) Vedi Giornale militare dell’anno
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