
Di Alessandro Mella
Torino, antica capitale del Regno di Sardegna e poi di quello d’Italia, madre del Risorgimento e della storia patria, conserva molti preziosi monumenti pieni di bellezza, memoria e cultura.
Veri scrigni di valori e di vicende che il tempo sembra disperdere nei gironi danteschi della grande storia. E questa città non potrebbe non essere particolarmente legata, avendo dato loro i natali, ai nostri carabinieri.
Forse fu proprio per questo, dopo la Grande Guerra, che Maria Letizia Bonaparte, duchessa vedova d’Aosta in quanto già moglie di quell’Amedeo che fu primo duca d’Aosta e re di Spagna, cercò di sensibilizzare l’Istituto nazionale per le biblioteche dei soldati al fine di erigere un monumento che ricordasse il valore dei Reali Carabinieri.
Ne nacque una sottoscrizione pubblica necessaria a raccogliere i fondi utili al progetto redatto dallo scultore Edoardo Rubino tra il 1925 ed il 1933.

Sul basamento dell’opera l’artista volle porre una serie di altorilievi in bronzo con la rappresentazione delle attività della benemerita e dei suoi momenti storici maggiormente noti e meritevoli di memoria.
Tra loro la leggendaria carica di Pastrengo, l’eroismo della medaglia d’oro Scapaccino che rifiutò di inneggiare alla repubblica e fu per questo ucciso dai suoi facinorosi aggressori, l’impegno nella guerra 1915-1918 e così via. E poi il carabiniere, fiero, imponente, nella sua grande uniforme associato al gruppo scultoreo che celebrava il solenne rito del giuramento:
È stata fissata per il 22 ottobre prossimo l’inaugurazione del monumento al Carabiniere che, come è noto, sorgerà in quella zona del Giardino Reale che fiancheggia il corso San Maurizio. A realizzare il monumento lavora da alcuni anni uno dei più valorosi artisti torinesi: lo scultore Rubino. Da quando, cioè, egli ritornò dall’America, dove portò a termine un’altra pregevole sua opera, il monumento al generale Mitre. L’inaugurazione del monumento che è la glorificazione dell’Arma, avviene per una fortunata e significativa coincidenza, mentre si celebra il centenario dell’Istituzione della Medaglia al Valore. Il primo cui fu decretata la medaglia d’oro al valor militare fu il carabiniere Scapaccino. L’episodio che immortalò il valore del modesto carabiniere forma uno dei principali gruppi in altorilievo che arricchiscono il basamento.

La figura dello Scapaccino vi è magistralmente scolpita. Oltre cento sono le figure che nel basamento si susseguono a comporre episodi in cui rifulgono le glorie dell’Arma: tutti i fasti del carabiniere, in guerra e in pace. Dalla celebra carica di Pastrengo in cui si nota l’impeto dei cavalli e dei cavalieri, ai gloriosi fatti d’arme della recente guerra: dalle opere di soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto a quelle prestate nei paesi sommersi dalle inondazioni. L’artista, in quell’immenso bassorilievo ha scritto insomma con uno stile superbo, tutta la storia dei carabinieri. La figura del milite è posta al centro sul davanti del basamento, ed essa, come già abbiamo altra volta detto, si erge in posizione di riposo.
È il carabiniere quale è solito vederlo il pubblico, tranquillo e sereno, di quella serenità che viene dalla forza sicura e dalla fede incrollabile. In alto invece, sul culmine delle colonne che si ergono dietro la statua, spicca nel cielo il gruppo simbolico del giuramento di fedeltà alla Patria. La Patria è una grande e idealizzata figura circondata da nudi atletici recanti i simboli sormontati del Fascio Littorio. (1)

Il giorno dell’inaugurazione, 22 ottobre 1933, entrò nella storia della città. Soprattutto per la presenza impressionante di autorità civili e militari, di popolo, di veterani, dei militi dell’Associazione Nazionale Carabinieri e soprattutto del re Vittorio Emanuele III giunto da Roma per rendere omaggio alle sue valorose guardie dell’arma:
A breve distanza dalla sua visita per le celebrazioni storiche, S. M. il Re ha raccolto ieri, nella sua venuta a Torino per l’inaugurazione del Monumento al Carabiniere, un’altra indimenticabile testimonianza di reverente affetto. La fede e l’attaccamento della nostra città per la Casa di Savoia è fiamma che ha brillato e divampato irresistibilmente, con quel calore che è nella tradizione patriottica della vecchia città sabauda, ed al quale si aggiunge quello spirito e quel tono di alta e fervida comprensione che le vengono dalla sua rinnovata anima fascista. Si assommi a questo entusiasmo torinese, sempre pronto a rinnovarsi col più profondo intimo trasporto degli animi, l’entusiasmo non meno fervido ed intenso di tutte le migliaia di ex-carabinieri giunti in rappresentanza da tutta Italia i quali, alla fine della cerimonia, hanno sfilato davanti al Sovrano gridandogli la loro passione di soldati sempre fedelissimi e pronti (…). (2)

L’evento era stato davvero sentito da tutti tanto che, nelle settimane precedenti, innumerevoli iniziative furono messe in opera per favorire la partecipazione di popolo e veterani da tutto il Piemonte:
Si invitano gli ex dell’Arma RR. CC. e loro famiglie a partecipare all’inaugurazione del Monumento al Carabiniere Reale che avrà luogo il 22 ottobre 1933. Vi sarà il ribasso ferroviario del 70% per gli ex dell’Arma ed il 50% per i loro famigliari. Per inscrizioni e schiarimenti rivolgersi subito al Segretario sig. Ferraris Pietro – Caffè Alpino, Domodossola. (3)
L’Associazione del Carabiniere Reale in congedo di Vercelli invita tutti i militari dell’Arma in congedo a volersi trovare il giorno 14 corr. alle ore 20 nel Salone dell’Albergo Bel Giardino in via XX Settembre per comunicazioni circa l’inaugurazione del monumento al Carabiniere che, come è noto, avverrà in Torino nella mattinata del giorno 22 corr. alla presenza di S. M. il Re. (4)

Tuttavia, dopo il tempo delle edificazioni, venne purtroppo quello delle distruzioni. La vana speranza di spartire il bottino di una guerra ritenuta erroneamente breve portò il paese nella furia del secondo conflitto mondiale. E Torino, come tante città italiane, conobbe il dramma dei bombardamenti aerei. Anche il monumento al carabiniere subì l’impatto delle incursioni angloamericane soprattutto durante le incursioni estive, una fra tutte quella pesantissima del 13 luglio, del 1943. Proprio tra luglio ed agosto i velivoli nemici si accanirono sul capoluogo, già sfiancato, ed anche questa statua fu ripetutamente danneggiata:
Dinanzi al monumento al Carabiniere si lavora, con quale animo e quale ansia ognuno sa. Anche il monumento è colpito, gli altorilievi sono staccati, in parte rovesciati, ma la figura ferita alla coscia, è diritta impavidamente, ferma come il nostro onore. (5)
La barbarie del nemico resterà nella storia scritta con segni indelebili, su pressoché tutti gli edifici artistici e storici torinesi, da quelli romani e medioevali a quelli del glorioso Settecento, dell’Ottocento neoclassico e del primo Novecento, compreso il monumento al Carabiniere di Edoardo Rubino. (6)
Nei mesi che seguirono, con la caduta del regime e l’armistizio, con la contrapposizione tra le crepuscolari e disperate milizie del fascismo repubblicano e le formazioni della Resistenza, il monumento restò danneggiato ed abbandonato. Nessuno aveva interesse in quel momento. Non le autorità della Repubblica Sociale che ravvisavano nell’opera un omaggio a quei carabinieri che i fascisti ritenevano infidi per il loro attaccamento alla monarchia e non i partigiani che avevano ovviamente ben altre priorità.

Nel dopoguerra, finalmente, il complesso fu restaurato ma dovette subire l’inevitabile modifica iconoclasta in linea con la nuova repubblica. Pertanto, furono rimossi sia il fascio littorio, il che è pienamente comprensibile, sia i riferimenti allo statuto albertino che pur aveva rappresentato un faro di libertà e democrazia negli anni delle glorie risorgimentali.
Il 15 settembre 1948 il presidente della repubblica Luigi Einaudi, paradossalmente un convinto monarchico, inaugurò il rinnovato monumento durante una sua visita in città:
Ormai è trascorsa più di un’ora dal suo arrivo ed egli si accomiata dai presenti poiché deve recarsi a inaugurare il monumento al carabiniere; il programma delle cerimonie è addirittura ferreo e non è assolutamente possibile, per osservarlo, derogare, anche se di poco, dall’orario stabilito. Lungo il percorso dalla Prefettura agli ex-giardini reali sono schierati carabinieri fatti affluire a Torino da tutte le legioni d’Italia: a piedi, motorizzati, con autoblinde: è uno spettacolo imponente di forza e, nello stesso tempo, di ordine. Nel vasto piazzale si erge coperta da un drappo bianco la mole del monumento. Presta servizio d’onore uno squadrone di carabinieri a cavallo; ai lati del basamento, sull’attenti, immobili come fossero di bronzo, stanno quattro giganteschi corazzieri.
Il gonfalone della città è retto da valletti del Comune. Il Presidente giunge preceduto e seguito dalle autorità e salutato dalle note dell’inno di Mameli. La cerimonia è semplice, austera, militare. Mentre il bianco velo si apre scoprendo il monumento e scende, solenne si leva l’inno al Piave. L’opera d’arte, dello scultore Edoardo Rubino, dallo stesso ripristinata dopo i danni arrecatigli dai bombardamenti, esalta le glorie, i sacrifici, la quotidiana abnegazione dell’Arma benemerita. In una sintesi perfetta l’artista ha saputo raggiungere due scopi: quello celebrativo e quello illustrativo. In alto il gruppo del giuramento, in basso una fascia di altorilievi che ritraggono in cento fatti d’armi e di cronaca la storia gloriosa del carabiniere. Due corazzieri recano una corona d’alloro alla base del nuovo monumento dedicata dai carabinieri d’Italia.

Il Cardinale Arcivescovo benedice il monumento e poi prendono la parola il sindaco di Torino, il gen. comandante dell’Arma De Giorgis ed il sottosegretario alla Difesa Meda che ringraziato l’on. Einaudi per la sua partecipazione alla cerimonia, rievocando i meriti altissimi dell’Arma che nacque a Torino e che oggi è baluardo alle nuove istituzioni repubblicane. Il Presidente ammira l’opera d’arte e si compiace con lo scultore Rubino. (7)
Ancora oggi, negli storici Giardini Reali, si erge questo monumento che ricollega le stagioni monarchica e repubblicana della nostra storia nazionale in unico filo conduttore. Attraverso le memorie di quelle sentinelle della patria sempre presenti e sempre pronte a dare il massimo per il bene della collettività. I nostri Carabinieri, un frammento del nostro cuore che a Torino trova, in questo monumento, un segno concreto di affetto e vicinanza umana a questa istituzione che tutto il mondo ci invidia.
Alessandro Mella
NOTE
1) La Stampa, 276, Anno LXVII, 23 settembre 1933, p. 2.
2) Ibid, 251, Anno LXVII, 23 ottobre 1933, p. 1.
3) Il Popolo dell’Ossola, 36, Anno XXXIV, 8 settembre 1933, p. 3.
4) Corriere Eusebiano, 41, Anno V, 12 ottobre 1933, p. 3.
5) Gazzetta del Popolo, 167, Anno XCVI, 14 luglio 1943, p. 2.
6) Ibid., 168, Anno XCVI, 15-16 luglio 1943, p. 2.
7) Nuova Stampa Sera, 211, Anno II, 15 settembre 1948, p. 1.
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