Al Festival dei Saraceni un concerto del soprano Maria Claudia Bergantin e del pianista Alberto Rainetti celebra la romanza da salotto, un genere ingiustamente sottovalutato dell’Ottocento italiano.
Il Festival dei Saraceni prosegue il suo cammino con un nuovo concerto in programma sabato 24 agosto alle ore 18.30 nella Sala dei Marmi della Reggia di Val Casotto, nel comune di Garessio, che vedrà protagonista il soprano Maria Claudia Bergantin e il pianista Alberto Rainetti in un programma interamente imperniato sulla romanza da salotto della belle-époque.
A partire dalla metà del XVIII secolo i principali motori della diffusione delle ultime tendenze artistiche furono i salotti dei membri dell’aristocrazia e – in maniera sempre maggiore con il passare del tempo – della borghesia, che in questo modo riuscì a emanciparsi sotto l’aspetto culturale, diventando una delle forze sociali più attive e determinanti dell’Ottocento. Nei salotto più importanti era possibile discutere con filosofi, ammirare le tele dei pittori più à la page, leggere i versi di poeti e drammaturghi noti e pressoché sconosciuti e spesso ascoltare le opere di compositori destinati a passare alla storia.
Per gli artisti i salotti divennero ben presto luoghi della massima importanza, dove poteva capitare di incontrare mecenati in grado di cambiare la loro vita e di raggiungere lo status di veri e propri divi, come accadde tra gli altri a Fryderyk Chopin e a Franz Liszt.
Nel corso del XIX secolo nei salotti di tutta Europa si sviluppò un repertorio vocale che conobbe uno straordinario successo, che spesso si limitava a una funzione di semplice intrattenimento – una delle critiche principali che vengono rivolte a questo ambito repertoriale – ma che in alcuni casi raggiunse vette vertiginose, come testimoniano diversi brani di questo concerto.
Al di là di queste valutazioni, va detto che la musica da salotto costituisce una vivida testimonianza di un’epoca molto tormentata e caratterizzata da guerre ricorrenti – dalla Rivoluzione francese e dall’epopea napoleonica fino alla belle époque che precedette il primo conflitto mondiale – un ardente anelito di libertà e un insopprimibile desiderio di felicità.
Uno degli autori che si tende ad associare più spesso a questo repertorio è Francesco Paolo Tosti, un compositore che viene spesso denigrato per la pretesa superficialità delle sue romanze da salotto.
In realtà questa critica appare del tutto infondata fin dal primo ascolto delle sue romanze, che uniscono una intensa vena melodica che affonda le sue radici nella gloriosa Scuola Napoletana – Tosti era infatti allievo del famoso operista Saverio Mercadante – ai versi raffinati di celebri poeti come Antonio Fogazzaro e Gabriele D’Annunzio.
La grandezza del compositore ortonese trova ulteriore conferma nel fatto che nel 1880 venne chiamato a ricoprire l’incarico di maestro di canto alla corte inglese della regina Vittoria, dove nel 1906 per i suoi meriti artistici gli venne addirittura conferita la cittadinanza britannica, un onore riservato a pochissimi stranieri.
Nel corso della sua lunga carriera, Tosti scrisse oltre 500 romanze, alcune delle quali – come Ideale, Tristezza e L’ultima canzone – sono state eseguite dai più grandi cantanti del Novecento, da Enrico Caruso – che conobbe personalmente il Maestro – al trio composto da Luciano Pavarotti, Plácido Domingo e José Carreras, che non mancavano mai di inserirne qualcuna nei loro seguitissimi concertoni.
Grazie a queste romanze, Tosti seppe compiere un vero miracolo, riuscendo a mettere d’accordo i melomani più snob e il pubblico dai gusti popolari, come era successo in ambito operistico a un protagonista di primissimo piano come Giuseppe Verdi.
Alla romanza da salotto si dedicarono forse più sporadicamente ma con esiti altrettanto elevati anche i principali compositori di melodrammi vissuti a cavalli tra il XIX e il XX secolo, come Giacomo Puccini, di cui nel 2024 è stato celebrato il primo centenario della scomparsa, che seppe trasfondere in queste aforistiche liriche tutta la sua capacità introspettiva, tratteggiando spesso memorabili ritratti impreziositi dalla sua languida vena melodica.
A questi grandissimi autori fecero corona numerosi musicisti oggi quasi caduti nell’oblio, il cui ricorso è spesso legato a un’opera in particolare, come il torinese trapiantato a Napoli Stanislao Gastaldon, che a 20 anni diede alle stampe Musica proibita, pagina che divenne uno dei principali cavalli di battaglia dei più carismatici cantanti dell’epoca, da Beniamino Gigli a Giuseppe Di Stefano, e il palermitano Stefano Donaudy, passato alla storia per le Trentasei Arie in stile antico, pubblicate da Ricordi nel 1918, che con il loro malioso melodizzare continuano a conquistare il pubblico dei giorni nostri.
Il programma è completato da una serie di brani del torinese Cominotti e del monregalese Francesco Castellino, che vanno ad arricchire ulteriormente un mosaico ricco di colori, che merita di essere rivalutato e riproposto con maggiore frequenza sia in ambito concertistico sia sul mercato discografico.
Sabato 24 agosto 2024 – ore 18,30
Sala dei Marmi della Reggia di Val Casotto
Garessio
MUSICA PROIBITA – OMAGGIO ALLA BELLE-ÉPOQUE
Stanislao Gastaldon (1861-1939)
Musica non proibita
Stefano Donaudy (1879-1925)
O bei nidi d’amore
Luoghi sereni e cari
Erik Satie (1866-1925)
Gymnopédie n. 1
Giacomo Puccini (1858-1924)
Storiella d’amore
Sole e amore
- Cominotti
Fior di reggia
Evelis
Dammi l’amore
Francesco Castellino (1866-1956)
Ispirazioni per pianoforte
Francesco Paolo Tosti (1846-1916)
Pour un baiser
Un rêve
Baciami
Francesco Castellino
Saluto all’Edelweiss per pianoforte
Stanislao Gastaldon
Musica proibita
Maria Claudia Bergantin, soprano
Alberto Rainetti, pianoforte
Se l’argomento è di interesse, ogni commento è gradito, e altrettanto la sua condivisione