Yang e Yin
Dal giorno di San Giovanni battista, patrono della nostra città, questo giornale ha ospitato tre articoli di Aemi Bonifetto su Maschile e femminile – Tema abbastanza controverso di grande attualità. Si dice, nel pezzo del 25.6 scorso, che mascolino e femminino sono archetipi, che gli antichi cinesi avevano chiamato Yang e Yin.
Quella che segue è una storia d’oggi su questi due principi la cui morale, però, è la stessa di sempre, per cui è doveroso, quindi, rimandare alle ampie riflessioni di Aemi Bonifetto la quale nel suo blog, con rimando al neologismo creato nel 1968 dal compianto scrittore svizzero Piero Scanziani, si definisce “entronauta, una di quelle persone che hanno intrapreso un viaggio all’interno di sé stesso per trovare il senso della propria vita”.
IL GRANDE YANG E LA PICCOLA YIN
Vestiva i colori dei cieli di Luna piena. Dal pallido ovale del volto dolcissimo gli occhi saettavano, però, sguardi di maliarda intelligenza. Puntò un giovane bello come il Sole, il più gagliardo della compagnia.
Fu così che il solare Yang scelse la lunare Yin, che l’aveva scelto subdolamente. Per farsi grande ai suoi occhi, divenne sempre più grande anche innanzi al consesso mentre ella, appagata, sempre più si annullava in lui.
Una calda sera d’estate, il grande Yang decise di indossare lo smoking bianco per andare al circolo, dove gli avrebbero conferito un’alta onorificenza. Fu allora che la piccola Yin, libellula dalle ali ialine, trasparenti come il vetro, vestì i colori delle notti profonde di Luna nuova e cinse Yang al collo, con un abbraccio che poteva anche strangolare. Quindi, con tono tagliente come lama di affilato rasoio, non più suadente come quando lo aveva accolto in sé la prima volta, ma determinata come non aveva fatto mai, gli sibilò all’orecchio:
“Mio grande Yang, sono io, la tua piccola Yin, la farfalla che completa il tuo smoking elegante! Non vedi? È il mio punto di nero, che dà valore al bianco tuo!”.
Si vales, vàleo.
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