Considerazioni a voce alta su un tema che interessa migliaia di coppie felici.
Un nostro affezionato lettore – papà che ha subito la separazione a causa di un tradimento e dell’abbandono del tetto coniugale da parte dell’ex-moglie – ci ha segnalato un articolo uscito sul numero 1496 di “Internazionale”, a pagina 14, nella rubrica “Dear Daddy” curata dal giornalista LGBT Claudio Rossi Marcelli.
Il titolo dell’articolo: “La longevità di una coppia” lascia ben sperare ma, quando ci si addentra nella lettura, ci si imbatte in un pamphlet di luoghi comuni e frasi fatte davvero sconfortanti.
Il tutto nasce dalla domanda che una lettrice, Virginia, pone al curatore della rubrica: “I miei genitori stanno per festeggiare cinquant’anni di matrimonio, mentre io a 33 anni non ho neanche un fidanzato (emoji che piange). Credi che la loro sia stata più bravura o fortuna?”.
Rossi Marcelli le risponde: “la prima cosa da tenere presente è che i tuoi genitori sono della generazione precedente alla tua. Hanno subìto una pressione sociale più forte a sposarsi, fare figli e restare insieme; e poi hanno vissuto in anni in cui le donne erano meno indipendenti di oggi e lo stigma della separazione più pesante”.
Secondo il giornalista di “Internazionale”, dunque, la longevità del matrimonio è spesso da ricercarsi nel fatto che “le donne erano meno indipendenti di oggi”. Da questo concetto si deduce che la separazione sia una condizione chiesta e desiderata solo dalla donna. Non si paventa neppure la possibilità che a chiedere la separazione possa essere l’uomo.
La cosa che più sconcerta, però, è la domanda posta dal giornalista alla giovane: “Pensaci un attimo: chi è più felice, una donna separata o una donna sposata con un uomo con cui non vuole più stare ma da cui, per qualunque motivo, non riesce a separarsi?”.
Anche in questo caso Rossi Marcelli dà per scontato che solo la donna possa essere infelice e che l’uomo sia la causa della sua infelicità. Ancora una volta esce fuori lo stereotipo della donna che non si separa dall’uomo perché in condizione economica svantaggiata rispetto al coniuge.
A Claudio Rossi Marcelli vogliamo dare un’informazione di servizio: ci sono migliaia di coppie nelle quali la persona che guadagna di più è la moglie.
Oltretutto – e mi fa specie che l’autore non ci abbia pensato – non si può ridurre il matrimonio ad un mero istituto giuridico normato da leggi e fondato su una relazione economica. Il matrimonio non è un contratto o un’unione civile!
Una visione simile renderebbe profonda ingiustizia alle migliaia di coppie che si sono giurate amore eterno e che – pur dinanzi a gravi malattie e sofferenze – sono rimaste graniticamente unite.
Il cinismo con cui Claudio Rossi Marcelli ha risposto alla giovane Virginia ci fa capire che la strada da percorrere per dare valore e riconoscenza alla famiglia naturale, fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna, è ancora decisamente irta e piena di insidie.
Torneremo senz’altro sul tema nella speranza di poter narrare sempre più matrimoni longevi e duraturi, culla di molte famiglie e patria di bambini sani e felici.