Il successo di “Codice Ratzinger” sta valicando i confini di tutte le province italiane.
In questi anni abbiamo spesso parlato del giornalista Andrea Cionci e del suo “Codice Ratzinger”, un best-seller da oltre 20.000 copie, tradotto in cinque lingue e vincitore di diversi premi giornalistici.
Al di là della critica e dei premi, “Codice Ratzinger” ha il merito di aver svelato al mondo il fatto che Papa Benedetto XVI è stato costretto da poteri occulti e sovranazionali “a togliersi di mezzo”.
Proprio per questo, sostiene Cionci, Benedetto XVI “avrebbe applicato un perfetto piano anti-usurpazione pronto sin dal 1983, dai profondi risvolti teologici”, rendendo Jorge Mario Bergoglio un antipapa.
E’ bene dire, per chi non avesse seguito il mastodontico studio di Andrea Cionci, che l’antipapa è quel soggetto che viene eletto Papa della Chiesa Cattolica Romana in piena e deliberata violazione delle norme procedurali del Codice di Diritto Canonico, ossia della “Legge della Chiesa”.
Come si è arrivati a tutto questo?
A spiegarlo è Cionci stesso che, parlando ai suoi moltissimi uditori, dice di esser stato “aiutato da latinisti, giuristi e storici della Chiesa” a comprendere che – dietro la “Declaratio” di dimissioni dell’11 febbraio 2013 – “Benedetto XVI ha annunciato qualcosa di molto diverso da quanto è stato fatto capire”.
Benedetto XVI, uomo colto ed estremamente sagace, “ha pronunciato una Declaratio, una dichiarazione, genialmente scritta sfruttando il Latino e il Diritto Canonico, che i suoi nemici della “Mafia di San Gallo”, il partito di Cardinali che spingeva Bergoglio fin dal 2005, hanno voluto far passare per un’abdicazione”.
Escamotage giuridico-canonico di grande arguzia che ha svelato a “quanti hanno orecchi per intendere” il fatto che Benedetto XVI si è liberamente posto in “Sede Impedita”, ossia in uno “stato di confino-esilio-prigionia previsto dal Diritto Canonico. In tal modo ha reso antipapa Bergoglio fin dalla sua illecita elezione, frutto di un Conclave convocato a Papa non morto e non abdicatario, ma impedito”.
Queste tesi, come si può ben intendere, non sono peregrine ma frutto di uno studio, un approfondimento e una capacità di analisi rare e fuori dal comune.
Il collega giornalista Andrea Cionci ha il merito – e lo avrà nei secoli futuri – di aver spiattellato ai quattro venti il fatto che Jorge Mario Bergoglio, in quanto antipapa, non ha il “munus petrino”, “l’investitura, il titolo di origine divina che rende il papa infallibile, come noto, nel magistero straordinario (per esempio quando pronuncia i dogmi definitivi) e che fa in modo che sia assistito dallo Spirito Santo anche nell’insegnamento ordinario”.
Parole forti e pensieri complessi che l’autore del “Codice Ratzinger” ha messo nero su bianco al fine di contrastare, in modo finemente intellettuale, l’impostura anticristica messa in piedi in Vaticano dalla “Mafia di San Gallo” e dalla Massoneria ecclesiastica.
Essendo in “Sede Impedita”, Benedetto XVI non poteva parlare in modo limpido e cristallino. Sarebbe venuto meno tutto il progetto minuziosamente pensato.
Per farsi capire da quanti era necessario capissero, il Pontefice “ha utilizzato, sia per la Declaratio, che negli anni successivi da papa impedito, il concetto teologico morale della “restrizione mentale larga”, un modo di dire la verità con un linguaggio appena velato, ma assolutamente logico, per far capire il fatto che egli è sempre rimasto l’unico papa”.
In Vaticano hanno fatto finta di non accorgersene. I Vescovi del mondo non hanno prestato attenzione a ciò che accadeva nel Palazzo Apostolico prima, e nel Monastero “Mater Ecclesiae” dopo.
Ma com’è possibile che i più eminenti Principi della Chiesa non abbiano capito il modello comunicativo usato da Joseph Ratzinger e lo abbia, invece, perfettamente svelato il giornalista Andrea Cionci?
Senza voler nulla togliere al collega, c’è il sospetto che Presuli e Prelati abbiano capito benissimo ciò che Benedetto XVI cercava di dire ma che – per mera convenienza e bieco opportunismo – abbiano taciuto, sostenendo “de facto” la “Falsa Chiesa” di cui Jorge Mario Bergoglio risulta essere il capomastro.
Migliaia di Cattolici, in Italia e nel mondo, hanno capito ma moltissimi ancora non sanno, o fanno finta di non sapere.
Per questo motivo Andrea Cionci, da anni, gira l’Italia in lungo e in largo per spiegare il “Codice Ratzinger” e per cercare, con pazienza e coerenza, di svelare al mondo che Bergoglio non è il Papa perché Benedetto XVI non ha mai abdicato e non è mai sceso dalla “barca di Pietro”.
Chi vorrà avere la possibilità di approfondire l’argomento potrà farlo prendendo parte alle conferenze di Candelo (Biella) del 21 settembre, di Terni del 29 settembre, di Manerba del Garda (Brescia) del 18 ottobre o di Bergamo del 19 ottobre.
“Civico 20 News”, come sempre, continuerà a sentire le vicende d’Oltre Tevere e a condividere coi suoi lettori quanto appreso.
Quando lessi Codice Ratzinger, più di due anni fa, avvertii subito il profumo di verità che emanava dalle argomentazioni dell’autore. Non riesco perciò a capacitarmi che tanti degli intellettuali ai quali Andrea Cionci si è rivolto per avviare un confronto costruttivo sulla “magna quaestio” non si siano nemmeno degnati di rispondergli. Invidia? Supponenza? Mancanza di coraggio?
Ma non è finita qui, come dimostra il crescente interesse per la vicenda a più di undici anni dalla Declaratio di papa Benedetto.