Il “mantovano volante” nasce il 16 novembre 1892
Torino, 1946. Tazio Nuvolari non è più il campione imbattibile di una volta, non vince più come un tempo. Ormai ha 54 anni ed è fiaccato dalla guerra, dalla malattia, dalla perdita di due figli, il secondo dei quali, il diciottenne Alberto, muore nella primavera di quell’anno. da grande personalità e pilota qual è, non smette di far parlare di sé. Anche quando non vince, come succederà alle Mille Miglia dei due anni successivi. Il 3 settembre si corre Torino la Coppa Brezzi, al primo giro Tazio è già in testa. al secondo giro, transita sulla linea del traguardo con una mano al cielo, agitando vistosamente il volante della sua Cisitalia D46, che è venuto via dal piantone e gli è rimasto in mano.
“Il Mantovano Volante” non è abituato ad arrendersi: tira dritto per un altro giro e governa la sua monoposto tenendo direttamente con le mani le staffe dello sterzo. Al giro successivo si ferma al box e lo fa sistemare. Riparte, ma la fortuna continua a voltargli le spalle: è costretto a fermarsi ancora per un guasto, salvo ripartire ancora con il cofano aperto. Chiude la gara in tredicesima posizione. Un piazzamento nelle retrovie che, come spesso capita nella vita del campione, gli varrà una popolarità superiore a quella del vincitore. Al punto che, tra gli innumerevoli appellativi, ci sarà quello di Nuvolari “campione che vince anche senza volante”.
Tazio Giorgio Nuvolari nasce a Castel d’Ario (Mantova), il 16 novembre 1892, passa alla storia come uno dei più grandi piloti di ogni tempo; esordisce in corsa quando non è più giovanissimo, nel 1920, alternando la moto all’auto e arrivando a eccellere con l’una e con l’altra.
Il 5 settembre 1904 assiste per la prima volta a una corsa automobilistica, il Circuito di Brescia, che si disputa su un tracciato stradale che tocca Cremona e Mantova. Tazio vede in azione Vincenzo Lancia, Nazzaro, Cagno, Hémery, Duray, gli assi dell’epoca, e rimane affascinato dalla velocità.
Nella Prima guerra mondiale, richiamato, guida autoambulanze della Croce Rossa, camion e vetture che trasportano ufficiali tra le prime linee e le retrovie del fronte orientale. È proprio con un ufficiale a bordo che un giorno Tazio finisce fuori strada. Oltre al «cicchetto» di prammatica, riceve uno storico ammonimento: «Dammi retta, lascia perdere, l’automobile non fa per te».
Soltanto nel 1920 ottiene la licenza di corridore motociclista e il 20 giugno esordisce al Circuito Internazionale Motociclistico di Cremona. Iscritto con il suo secondo nome, Giorgio, è in sella a una Della Ferrera ed è costretto ad abbandonare per un guasto dopo avere percorso pochi giri. La prima gara in auto la disputa il 20 marzo 1921, a Verona, alla guida di una Ansaldo Tipo 4, con cui ottiene la sua prima vittoria.
Nel 1923 inizia a correre con assiduità, con 28 gare, 24 in moto e 4 in auto.
L’anno dopo, alla guida di un’auto Chiribiri Tipo Monza, si batte con un avversario destinato a un grande avvenire, Enzo Ferrari.
«Il mio primo incontro con Nuvolari», scriverà Ferrari nelle sue memorie, «risale al 1924. Fu davanti alla Basilica di Sant’Apollinare in Classe, sulla strada ravennate, dove avevano sistemato i box per il secondo Circuito del Savio. Alla partenza, ricordo, non avevo dato troppo credito a quel magrolino, ma durante la corsa mi avvidi che era l’unico concorrente in grado di minacciare la mia marcia. Io ero sull’Alfa 3 litri, lui su una Chiribiri. E in quest’ordine tagliammo il traguardo. La medesima classifica si ripeté poche settimane dopo al Circuito del Polesine…».
Nel 1925 sostituisce Antonio Ascari all’Alfa Romeo, morto in un incidente nel G. P. di Francia. Nuvolari percorre cinque giri a medie sempre più elevate, rivelandosi più veloce di Campari e Marinoni e avvicinando il record stabilito da Ascari l’anno prima. Poi, al sesto giro, incappa in una rovinosa uscita di pista, che gli costa il divorzio dalla casa milanese.
Nel 1926, consacrato alla moto con la Bianchi 350, la leggendaria «Freccia Celeste», Tazio vince tutto ciò che c’è da vincere. La sua popolarità è ormai molto vasta. Lo chiamano il «campionissimo» delle due ruote, ma l’automobile non gli esce dal cuore.
Nell’inverno tra il 1927 e il 1928 Tazio decide di puntare sull’automobile. Fonda a Mantova la Scuderia Nuvolari, compra quattro Bugatti Grand Prix e ne rivende due, una ad Achille Varzi (amico e già rivale in corsa) e una a Cesare Pastore. L’11 marzo 1928 – nove giorni dopo la nascita del suo secondo figlio, Alberto – Tazio vince il G.P. di Tripoli, il suo primo importante successo internazionale. Vince anche il Circuito del Pozzo, a Verona, battendo Pietro Bordino, che perde la vita pochi giorni dopo, in un incidente in vista del Circuito di Alessandria, la sua città. Nuvolari va ad Alessandria per la corsa, che è stata intitolata a Bordino, del quale onora la memoria, vincendo.
La sua svolta è datata 1930. L’Alfa Romeo gli offre una 6C 1750 GS «testa fissa» per la Mille Miglia, con la quale Tazio fa impazzire mezza Italia: vince la grande corsa ed è il primo pilota che percorre i 1600 chilometri del tracciato a oltre 100 km/h di media. Accade un episodio curioso: Nuvolari raggiunge Varzi, partito dieci minuti prima di lui, guidando negli ultimi chilometri a fari spenti.
Nel 1931, Nuvolari vince la Targa Florio, il G.P. d’Italia e la Coppa Ciano.
Il suo anno più felice è il 1932, una stagione trionfale, con 16 corse disputate e 7 vittorie: G.P. di Monaco, Targa Florio, G.P. d’Italia, G.P. di Francia, Circuito di Avellino, Coppa Ciano, Coppa Acerbo.
La popolarità di Tazio è straripante, i «grandi» dell’epoca se lo contendono. Il 28 aprile, undici giorni dopo il trionfo di Monte Carlo, Gabriele D’Annunzio lo riceve al Vittoriale e gli regala una piccola tartaruga d’oro («all’uomo più veloce l’animale più lento») che Tazio considererà un amuleto e un simbolo. La appunterà alla maglia gialla in corsa, la farà stampare sulla carta da lettere, dipingere sulla fiancata del suo aereo personale e riprodurre in alcune copie che – esattamente alla maniera di D’Annunzio – regalerà agli amici, alle persone care o «importanti».
Benito Mussolini non vuol essere da meno. Dopo il successo di Nuvolari nella Coppa Acerbo, lo invita a Roma, lo riceve a Villa Torlonia e non si sottrae alla tentazione di posare per i fotografi al volante della vittoriosa Alfa Romeo P3 numero 8.
Ad Alessandria, il 22 aprile 1934, subisce uno dei più gravi fra i suoi incidenti di corsa. Con il consueto stoicismo, è di nuovo in pista poco più di un mese dopo e arriva quinto nella Corsa dell’Avus con la gamba sinistra semibloccata da una fasciatura rigida. Si sposta da un circuito all’altro, collezionando ritiri (a fine anno saranno 9 su 23 partecipazioni) e modesti piazzamenti. Torna a vincere al termine della stagione, a Modena e a Napoli.
Verso la fine del 1934 è in trattative per passare alla Auto Union: i dirigenti del marchio tedesco, in settembre, gli hanno fatto provare la loro 16 cilindri Tipo A con motore posteriore, ma qualcuno fra i piloti dei quattro anelli si oppone all’ingaggio di Tazio e le «nozze» rinviate.
Nel 1935 il «mantovano volante» torna a difendere i colori della Scuderia di Enzo Ferrari. Vince a Pau, con l’Alfa Romeo Tipo B detta P3, a Bergamo, a Biella e a Torino con una versione della P3 potenziata e modificata. L’impresa più grande la compie nel G.P. di Germania, al volante della obsoleta P3 (3167 cc, compressore, 265 CV), sulla carta nettamente inferiore alle nove vetture dei due squadroni di casa: la Mercedes-Benz e la Auto Union. Tazio mette tutti k.o., firmando quella che è ritenuta la più clamorosa e simbolica delle sue «vittorie impossibili».
Quell’anno gli porta due primati internazionali di velocità, sul chilometro e sul miglio con partenza lanciata, stabiliti il 15 giugno sull’autostrada Firenze-Mare, facendo registrare rispettivamente 321,428 e 323,125 km/h, con una punta di 336,252, a bordo di un’Alfa Romeo Bimotore.
Un brutto incidente nelle prove del G.P. di Tripoli sembra compromettere il 1936 di Nuvolari, ma lui non si ferma, pieno di ammaccature e con la sospetta incrinatura di un paio di vertebre, scende in pista. Il 7 giugno vince a Barcellona; il 21 replica a Budapest; il 28 è primo a Milano, davanti ad Achille Varzi su Auto Union. La serie continua con le affermazioni nella Coppa Ciano e sul Circuito di Modena, prima della consacrazione in America: una vittoria di grande risonanza nella Coppa Vanderbilt, a New York.
Arriviamo al 1938. Nuvolari prova l’Alfa a Pau, la vettura si incendia ed egli si salva lanciandosi dall’abitacolo, riporta ferite e ustioni. In ospedale medita a lungo, poi annuncia il suo ritiro dalle corse, che peraltro non avviene. viene contattato dalla Auto Union, che sta cercando un pilota che sostituisca il suo giovane asso, Bernd Rosemeyer, uccisosi il 28 gennaio durante un tentativo di primato sull’autostrada Francoforte-Darmstadt. Tazio firma e torna in pista e alla vittoria, nel G.P. d’Italia a Monza.
A Donington, mandando in visibilio gli spettatori inglesi. Durante le prove subisce un incidente curioso e spettacolare. Un cervo sbuca dal bosco e tenta di attraversare la pista. Nuvolari arriva a circa 130 all’ora e non può schivare l’animale, riesce a mantenere il controllo della monoposto ed evita di centrare il parapetto di un ponte. La testa del cervo gli sarà regalata ed egli ne farà un trofeo, appendendola imbalsamata sulla porta d’ingresso del suo studio.
A settembre 1939 scoppia la Seconda guerra mondiale e le gare finiscono.
Riappare in scena nel 1946, invecchiato e stanco, i gas di scarico gli dànno un senso di nausea. A piegarlo in due è la morte per malattia del secondo figlio, Alberto, appena diciottenne, l’11 aprile. Un mese dopo, Tazio è comunque in pista, a Marsiglia, dove per mezz’ora dà spettacolo: si rompe il motore della sua Maserati, ma lascia la sua zampata segnando il giro più veloce.
Si aggrappa alle corse per sopravvivere, come antidoto alla disperazione. Non vince più come un tempo ma è ancora lui a «fare notizia», più di ogni altro. Il 3 settembre, a Torino, nella Coppa Brezzi., si verifica l’episodio raccontato in premessa, che eccita l’immaginazione e finirà in qualche profilo biografico, in cui si legge che Nuvolari era il campione che «vinceva anche senza volante».
La sua prodigiosa carriera si chiude nel 1950 con le ultime due gare, il Giro di Sicilia/Targa Florio, che deve abbandonare per la rottura del cambio, e la corsa in salita Palermo-Monte Pellegrino, che lo vede primo di classe e quinto assoluto. È il 10 aprile. La vettura è una Cisitalia 204 Spyder Sport elaborata da Abarth. Tazio Nuvolari ha chiuso, ma non annuncerà mai il proprio ritiro.
Passano poco più di tre anni e lui se ne va, in silenzio, alle sei del mattino dell’11 agosto 1953.
Bilancio di una vita inimitabile. Su due ruote ottenne 69 vittorie (36 assolute, 33 di classe di cilindrata), 1 titolo di Campione d’Europa (1924), 2 titoli di Campione d’Italia (1924 e 1926), 3 primati internazionali di velocità
Il suo albo d’oro automobilistico comprende 92 primi posti (55 assoluti, 37 di classe), una vittoria nel Campionato d’Europa del 1932, 3 titoli di Campione italiano assoluto (1932, 1935, 1936), 2 primati internazionali di velocità.
Ferdinand Porsche lo ha definito «il più grande pilota del passato, del presente e dell’avvenire».