
Recensione di Alessandro Mella
Se andassimo in una scuola media o superiore a chiedere ai ragazzi di dirci cosa sanno di Giarabub, i più si guarderebbero disperatamente tra loro in cerca di mutuo soccorso. Dubbiosi su quale cantante, rapper od altro fantasista si sia attribuito questo nome per loro buffo e curioso.
Difficilmente qualcuno alzerebbe la mano per parlarci della canicola africana, dell’epopea leggendaria che generò una canzone che la mia generazione ha sentito tante volte ancora, abbastanza da impararla bene, “…colonnello non voglio pane dammi piombo pel mio moschetto…” ed un film che pochi, ormai, ricordano ed hanno visto malgrado la favolosa interpretazione di Carlo Ninchi ed altri. Tra i tanti caratteristi dello stesso vi fu anche quell’Alberto Sordi che divenne un divo del cinema postbellico. Un cinema ingeneroso verso i nostri eroi di guerra. Il quale scelse di privilegiare l’italiano fanfarone, ostile alla disciplina, fugace e meschino. Poche le pellicole dedicate a chi, invece, tenne alto l’onore nazionale con migliaia e migliaia di azioni coraggiose. Basterebbe sfogliare le motivazioni delle medaglie al valore militare per convincersene. Ancora lo dico: migliaia di atti di coraggio, di rispetto, di disciplina, di amore, di fedeltà e di valore vero e puro. Spesso dimenticati dietro un nastro azzurro ormai sbiadito e caro solo al cuore di pochi discendenti. Ricordare le pagine epiche della nostra storia diventa, quindi, un dovere importante.
Scrivendo da anni repertori biografici a tema non ho potuto che accogliere con gioia l’opera del capitano Massimo Cappone e del generale Antonio Zerrillo dedicata a due figure meravigliose e degne di memoria e ricordo: il dottore Ferruccio Della Valle da Alba, capitano medico, ed il cappellano don Giovanni Blengio di Levice.
Il volume è accattivante, già dall’aspetto richiama un po’ quel “…non si cede neppure un metro…” che fu motto non solo degli eroi di Giarabub, ma anche degli autori i quali, con stoicismo formidabile, hanno compiuto un’opera di ricerca difficoltosa, ma riuscitissima perché supportata da una passione ardete ed autentica. Restituire il ricordo di questi uomini divenne, lo si percepisce, una missione assoluta per questi due coraggiosi autori i quali, avendo portato e portando sempre le stellette, hanno certo sentito pienamente il peso e la responsabilità di salvare dall’oblio questi due eroi.
Le fonti, i documenti, i testi sono integrati da una viva attenzione verso le immagini che, in specie attraverso l’archivio fotografico della famiglia Della Valle, accompagnano il lettore nell’oasi africana permettendogli di sentire, in qualche modo, i sentimenti di quei combattenti, le loro privazioni, le loro ansie, le difficoltà infinite ma non sufficienti a piegare lo spirito di chi, in quel tricolore sabaudo alto sul pennone, sentiva solo il dovere di tenere alto lo spirito per la patria e per il re. Per gli italiani tutti, quindi.
Ad anticipare i ricchi contenuti del volume il lettore troverà la prefazione dello storico Aldo Alessandro Mola il quale, con la consueta precisione, inquadra gli eventi nel più ampio teatro storico generale per permettere a chi legge di comprendere a pieno quale incredibile partita geopolitica si sia giocata nel teatro bellico dell’Africa Settentrionale.
A parlare, comunque, in questo libro non sono solo i testi capaci di rapire ed appassionare, ma come dissi parlano anche le immagini. Una in particolare ha colpito chi scrive e si trova a pagina 9.
Un trio, nel quale compaiono da sinistra i due protagonisti di questa pubblicazione e cioè padre Blengio ed il capitano Della Valle con un altro ufficiale. Ne ho scrutato i volti con attenzione viva. Il cappellano sorride, lo sguardo delicato dietro gli occhiali, la fiducia nell’espressione di chi sa di poter trovare nella fede conforto per le proprie angosce ed energia per alleviare quelle altrui. C’è un vero ardore giovanile, mitigato forse solo dal candore d’animo, in questo sacerdote prestato alla guerra. Il capitano Della Valle, dal volto più maturo, veterano dell’altra guerra avverte il conforto che gli procura la conoscenza della materia e della scienza. Ma è più severo, forse più realista, ha già vissuto un conflitto e sa bene che non sarà una passeggiata di salute quel che verrà nei loro prossimi giorni. Nondimeno mostra tutto l’orgoglio di essere un ufficiale italiano con l’uniforme in ordine ed i numerosi nastrini portati come un documento attestante la sua storia personale. Sono due eroi questi militari italiani e due figure che, proprio nelle scuole, si dovrebbero portare come esempio.
Fermo restando che nessuno si augura di dover rivedere certe tragedie della storia, il libro di Cappone e Zerrillo pone proprio questa riflessione: conoscere i sacrifici, le sofferenze e gli eroismi dei nostri padri e dei nostri eroi per essere protagonisti migliori del nostro presente e forse del futuro. In questo senso Blengio e Della Valle sono certamente due bandiere da non ammainare. Gli autori ne consegnano la memoria al futuro e questo è, a suo modo, qualcosa di eroico rispetto al nostro tempo immemore.
Alessandro Mella
Massimo Cappone ed Antonio Zerrillo
“Dalle Langhe a Giarabub – Un medico, un cappellano, soldati nel deserto africano durante la seconda guerra mondiale”
Prefazione: Aldo A. Mola
ISBN: 9788894770117 – Pp. 188
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