L’infelice chiamata in scena di don Ciotti
Le disinvolte e consolidate prodezze di Sasà Gallo stanno creando lo scompiglio nel PD torinese e Gianna Pentenero candidata a presidente della Regione Piemonte per il PD con una brigata rissosa di listarelle, non è ancora riuscita, suo malgrado a presentarsi ufficialmente agli elettori.
Per creare un’immagine dignitosa ,almeno nel percorso elettorale circola voce che il PD torinese butti ogni speranza sulla figura di don Ciotti che viene definito il simbolo dell’antimafia.
Ma la trovata non è delle migliori e per più di un motivo. Come saggiamente afferma l’ex senatore Esposito è distorcente “andare dietro ai professionisti dell’antimafia da convegno che non sono mai riusciti a vedere quello che succedeva nella società che gestisce la Torino-Bardonecchia”.
Poi c’è da aggiungere che il gruppuscolo di parlamentari e consiglieri regionali coevi di don Ciotti, non si sono mai distinti in concretezze. Sono per lo più estremisti dogmatici che seguono il suo filone, avulsi dalla problematiche della società e che interessano gli elettori.
La magistratura segue il suo percorso, ma la politica deve porsi domande.E’ sconcertante rendersi conto del fuggi fuggi di responsabilità e dei non richiesti distinguo, da parte dei notabili del PD.
In proposito vorremo arricchire il dibattito con qualche considerazione.
Già nei mesi scorsi, autorevoli esponenti del PD presenti nelle istituzioni sono stati tirati in ballo per la presunta collusione con una nota società di servizi.
L’inchiesta è ancora in corso. Oggi scoppia il caso Sasà con episodi, modus operandi e comportamenti già noti agli addetti ai lavori.
Se il citatissimo Sasà con disinvoltura levantina è riuscito a piazzare candidati che al suo comando operavano nelle assemblee elettive, hanno acquisito responsabilità e ruoli di rilievo, e soprattutto sono stati ben collocati nel sottogoverno, il tutto non è avvenuto per caso.
Chi ha firmato i decreti di nomina assessorile o nel sottogoverno? Nei periodi indicati a secondo del ruolo e responsabilità ricoperta, i presidenti della Regione portavano il nome di Mercedes Bresso e Sergio Chiamparino. I sindaci di Torino si chiamavano Sergio Chiamparino, Piero Fassino e in ultimo Stefano Lo Russo.
I capigruppo del PD in regione e Comune avevano nomi precisi. Quindi, perchè stracciarsi le vesti e prendere le distanze? Chi ha proposto per conto del PD, la nomina di Roberto Fantini ora ai domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa, all’Orecol ?
Altro capitolo non nuovo alle cronache riguarda la Sitaf e Società collegate. Ormai nel corso degli anni, troppe vicende poco edificanti, ci riportano alle nomine e collaborazioni autostradali.
Per chiarezza ed onestà, sarebbe opportuno pubblicare i nominativi di tutti i dirigenti e membri del CdA di designazione partitica, per capire le tante scelte opinabili ed onerose operate.
Dalle tessere di transito autostradale gratuito elargite a pioggia agli amici degli amici, alle forniture opache e sino alle scelte strategiche. Perché nel momento in cui a destra e manca si parla di tutelare l’ambiente e di limitazione della trazione termica dei veicoli, la SITAF è riuscita a costruire, senza notizie e polemiche riscontrate, la seconda canna del Frejus con tutto ciò che comporterà con l’accresciuto traffico, quando ad ogni trivellazione per costruire la Tav, la protesta anche armata ha toccato livelli crescenti, con buona pace degli ambientalisti locali. Qualcuno potrà fornirci la risposta?
Altrimenti di fronte a quale classe dirigente ci troviamo?
Non certo a quella che forgiò Antonio Gramsci, ma chi emula prassi tristemente note a ben altre latitudini.
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