La mancata ara monumentale di Vittorio Emanuele II (di Alessandro Mella)
«…ottanta veli neri caddero, cento medaglie urtarono contro la cassa, e quello strepito sonoro e confuso, che rimescolò il sangue di tutti, fu come il suono di mille voci umane che dicessero tutte insieme: – Addio, buon re, prode re, leale re! Tu vivrai nel cuore del tuo popolo finché splenderà il sole sopra l’Italia…»
(Cuore, Edmondo De Amicis)
La morte di Vittorio Emanuele II fu un fatto del tutto inatteso ed improvviso. Il male che lo portò via giunse senza preannunciarsi e per pura fatalità.
Anche per tali ragioni la morte del “padre della patria” procurò nel paese un’ondata di incontenibile sconforto dal momento che il re era sempre “popolano” prima che “popolare”. La sua naturale inclinazione al generare empatia ne favorì sempre l’azione e rese possibile un rapporto di affezione reciproca con gli italiani. Leggendario, poi, era stato il suo coraggio in battaglia. Le molte virtù ne rendevano amabili perfino gli umani difetti come la vita passionale.
Alla sua scomparsa, quindi, si aprì il dibattito sulla sua sepoltura. Molti l’avrebbero voluto nella cripta reale di Superga ove riposavano i Re di Sardegna e tanti suoi avi gloriosi. (1) Ma Vittorio Emanuele era diventato il Re d’Italia e Roma, ascesa al ruolo di capitale come avevano sognato Cavour e Garibaldi, ne rivendicò le spoglie:
In un indirizzo al Re Umberto, molti Deputati chiedono la concessione di seppellire il cadavere di Vittorio Emanuele in Roma, la quale fu il coronamento di tanti sacrifizi e dei voti dei Re defunto; ed in questo senso “una deliberazione fu presa dal Consiglio Municipale di Roma, conforme al desiderio di tutta la cittadinanza romana”.
L’Opinione al riguardo scrive; «La tomba di Vittorio Emanuele dev’essere il Pantheon;
«Il Pantheon pare il luogo più adatto e più degno di accogliere quel sacro deposito. È nella coscienza universale, nella tradizione, il tempio dell’apoteosi. Lo addita la sua stessa posizione nel cuore di Roma, in una piazza che è il centro delle principali arterie della città. A Roma, dove più facilmente convengono per molteplici ragioni gli Italiani, i nostri nipoti contemplando quella meraviglia dell’arte antica, santificata dalle ceneri di Vittorio Emanuele ricorderebbero quanto ha costato il far quest’Italia e sentirebbero il dovere di conservarla forte e rispettata». Il Consiglio della Famiglia Reale ha deferito al Consiglio dei Ministri la questione relativa al luogo in cui sarà seppellito Vittorio Emanuele. (2)
Tuttavia, la tomba del sovrano procurò, pur avendo egli raggiunto il sito avito, dibattiti per anni circa la collocazione definitiva e la polemica esplose con forza alla vigilia del pellegrinaggio dei reduci e veterani del 1884.
Alcuni anni fa un amico di lungo corso mi fece dono di una vecchissima pagina di giornale, ottocentesca, dalla quale purtroppo non era possibile risalire alla testata. Pur tuttavia essa aveva un gran ritratto a stampa di Vittorio Emanuele II e, sul retro, una tavola di un progetto di Giulio Monteverde. (3) La cosa mi incuriosì molto per cui decisi di indagare per saperne un poco di più.
Si trattava di un’anteprima relativa alla gigantesca tomba monumentale che il ministro della pubblica istruzione, Guido Baccelli, gli aveva commissionato per poter definitivamente dare una gloriosa collocazione al riposo del re scomparso. Specialmente dopo aver ricevuto un deciso “scossone” dal re Umberto I:
Il ministro si è scosso al telegramma reale, e si assicura ne abbia avuto grande dispiacere, avendolo ritenuto come un rimprovero molto risentito, per quanto cortese, del Re. Ma egli, come avrete veduto dal telegramma di risposta, persiste nella sua vecchia idea di volere la tomba nel mezzo del tempio. Ora da molti si osserva che questa è una cosa molto difficile, perché converrà o chiudere il lucernaio che è in mezzo alla vòlta del tempio, o almeno ricoprirlo con una invetriata; nel primo caso sarebbe tolta del tutto la luce, nel secondo sarebbe molto scemata, e già fin d’ora non ce n’è di troppa.
La tomba poi, collocata nel mezzo, non potrebbe a meno di nuocere all’euritmia architettonica del monumento, a togliergli quella impronta di grandiosità semplice e solenne.
C’è ancora dell’altro. Si assicura che il Vaticano, dal quale in definitiva dipende il Pantheon, sia deciso ad opporsi risolutamente al trasferimento della tomba nel mezzo della chiesa. Insomma, come vedete, un mondo di difficoltà. Ma il Baccelli è duro nelle sue idee, e ieri ha mandato a chiamare in tutta furia il Monteverde e lo ha incaricato di presentargli nel più breve termine possibile un disegno del nuovo sepolcro reale.
Qui molti domandano: perché il ministro si è rivolto al Monteverde e non ad altri? Perché si assume così grave responsabilità? E si osserva, e non del tutto a torto, che se il Monteverde è eccellente modellatore, non è mai stato troppo felice in quei lavori nei quali, oltre l’abilità scultoria, si richiede anche l’architettonica, e che d’altronde da qualche anno a questa parte in lui non si è verificata quell’eccellenza di artista che lasciavano presagire i suoi primi lavori, e si cita l’impressione non molto buona che hanno prodotto i suoi due ultimi monumenti, quello per Bellini e quello per Rattazzi.
Ad ogni modo si assicura che il Baccelli vuole che per il 9 gennaio tutto sia finito. Così avremo probabilmente un lavoro cattivo, eseguito con precipitazione, mentre se ne poteva avere uno buono con tutta calma, con tutta tranquillità, solo che vi si fosse pensato un po’ prima. Intanto in tutto questo è cosa poco confortante che da circa sei anni dacché il Gran Re è morto, non si sia ancora innalzato qui in Roma nessuna tomba degna delle sue ceneri, né un monumento degno della sua memoria. E pensare che gli antichi romani hanno costrutto in due anni il Colosseo! (4)
Avevo ragione nell’ultima mia di rilevare i lamenti della voce pubblica intorno alla sconvenienza di lasciare nel luogo dov’è rimasta sin qui la tomba del Re liberatore. Quei lamenti erano così vivi e generali che dovette rendersene interprete lo stesso Re Umberto.
L’on. Baccelli, aderendo all’invito del Re ha subito fatto chiamare lo scultore Monteverde incaricandolo di presentare un disegno per la sistemazione definitiva di quella tomba.
Se non che sorge una grave difficoltà intorno al luogo dove collocare il monumento. Il ministro, che si dice – non so con quanto fondamento – sicuro del consenso del Re, lo vorrebbe collocato nel bel mezzo del Pantheon. Molti invece – e sento dire che la stessa Casa Reale è di questo parere – desidererebbero che il monumento venisse collocato in una cappella del tempio, e precisamente nella prima a destra. Il Comitato dei veterani 1848-49 sembra risoluto ad agitare l’opinione pubblica in questo senso.
Secondo me, quest’ultimo collocamento sarebbe più adatto e migliore. Nel bel mezzo del tempio il luogo sarebbe senza dubbio più vistoso. Chi entra nel tempio sarebbe immantinente colpito dalla vista del monumento, e tutto il resto scomparirebbe dinanzi al pensiero di quella tomba illustre. Ma è proprio specialmente questo lo scopo che si deve cercar di conseguire in un monumento funebre? Un luogo più appartato, che ispiri un po’ di raccoglimento non è forse più adatto? Non saprei trovare altri esempi di un collocamento simile, anche per uomini grandissimi. Non v’è forse nello stesso tempio, e collocata in una parete, la tomba di Raffaello? Ci vuole un po’di giustizia anche per le ombre dei grandi.
Non sarebbe sconveniente che, in un luogo dove vi sono le tombe di Vittorio Emanuele e di Raffaello, gli sguardi e l’attenzione di tutti fossero per la prima, e molti uscissero senza forse neanche sapere che nello stesso recinto v’è quella del principe dei pittori?
Io credo ancora che la risoluzione del ministro Baccelli non sarà definitiva e che la sua solita smania di romanità teatrale gli verrà almeno in questa occasione rintuzzata. Non mettiamo la tomba di Vittorio Emanuele nelle catacombe, ma non mettiamola neanche in un luogo che, per essere troppo vistoso, rischia di diventare profano. (5)
Come abbiamo visto non mancarono certo le espressioni di sconcerto dal momento che l’opera fu ritenuta piuttosto invasiva rispetto al contesto storico e sacro nel quale si riteneva di volerla far sorgere. Nondimeno il Baccelli andò dritto senza curarsi delle crescenti e pur legittime critiche:
Lo scultore Giulio Monteverde presentò all’on. Baccelli, ministro dell’istruzione pubblica, la fotografia del progetto per la tomba di Vittorio Emanuele II. Una identica fotografia venne pure spedita a Re Umberto. Appena sarà approvato il progetto, cominceranno i lavori, che verranno condotti a termine in tre anni. (6)
La Riforma annuncia che i ministri Depretis e Baccelli si recarono oggi nel pomeriggio nello studio dello scultore Monteverde per intendersi circa il progetto di riordinamento della tomba di Vittorio Emanuele. Questa sorgerebbe nel centro del Pantheon in un mausoleo, e per ciò fare si rialzerebbe il livello del pavimento per preservarlo dal pericolo di una inondazione. La tomba sorgerà sopra un alto poligono e sarà di pietra antica, sullo stile dei sarcofagi degli imperatori romani È probabile che in occasione del pellegrinaggio nazionale si collochi un grande simulacro di questa tomba del Gran Re. Il Governo è sicuro di non trovare ostacoli per parte del Vaticano. (7)
Ed invece gli ostacoli sorsero ecco dal momento che, tra l’altro, agli occhi della Santa Sede il defunto Vittorio Emanuele II restava lo scomunicato che aveva tolto Roma al papa re.
Fu, quindi, convocato un “Congresso cardinalizio” il 23 ottobre 1883 per valutare come opporsi all’iniziativa quasi “blasfema”. Poiché il monumento doveva sorgere, nel progetto, al centro del Pantheon, i cardinali opposero ragioni di carattere strettamente canonico poiché questo tipo di tombe, sopraelevate e centrali, erano di norma riservate ai santi e loro certo non ritenevano l’illustre estinto in odore di santità.
Ad opporsi al progetto, poi, subentrò anche la Commissione di Belle Arti che ritenne il monumento troppo pesante, per via soprattutto dei marmi, per essere sostenuto dalla pavimentazione del Pantheon stesso. Se a questo si aggiunge l’ostilità di Depretis, che già sognava il Vittoriano, è facile capire come la posizione dell’ostinato Baccelli si fosse fatta sempre più fragile. Non a caso al termine di questa vicenda fu, dopo poco tempo, sostituito con Coppino. Certo non solo per questo, ma la vicenda ebbe un suo peso non trascurabile. (8)
La sola vittoria che il vulcanico ministro ottenne fu di far realizzare al Monteverde un simulacro provvisorio in occasione del pellegrinaggio in memoria del re del gennaio 1884. Simulacro che, al termine dell’evento, Depretis fece rapidamente rimuovere:
LA TOMBA DI VITTORIO EMANUELE. Il disegno che pubblichiamo rappresenta la tomba, a Vittorio Emanuele da erigersi nel Pantheon. progettata dal Monteverde. Sopra un alto zoccolo che si dilata agli spigoli in quattro sporti sormontati da leoni si elevano sei gradini sopra i quali all’altezza di otto metri dal suolo sta un’urna portante la corona regale. Sulle pareti dell’urna spiccano in alti rilievi in bronzo il monogramma V.E e lo scudo sabaudo: e sugli spigoli stanno quattro aquile pure in bronzo. Sulla fascia dello zoccolo sono raffigurati gli stemmi delle città d’Italia, tra di loro artisticamente intrecciati. Il monumento sorgerà non nel centro del Pantheon, come si era proposto. Ma in prossimità di un altare a destra di chi entra nel Pantheon. Oggi, anniversario della morte del Re, un simulacro di tale monumento sorge sul luogo stesso, ove giorni sono venne definitivamente trasportata la salma. (9)
La questione ebbe, da lì a poco, strascichi assai polemici e i giornali non mancarono di “impallinare” il Baccelli senza curarsi troppo della delicatezza:
Sotto la volta del tempio augusto è sempre un affluire enorme di folla. Il tempio è tutto ornato a grandi panneggiamenti neri a frange d’oro, ed è impregnato di un odore molle, pesante di ceri, di fiori, di lauro. Le corone sono deposte a centinaia e centinaia davanti alla tomba del Re. Esse occupano non solo tutto l’interno della cappella e i gradini, ma anche il grande spazio che sta davanti alla cappella, chiuso da uno steccato.
Le corone vi sono gettate a fascio: di fiori freschi e di fiori finti, di bronzo e di margheritine, di semprevivi e di latta, tutto quante, grandi e piccolo, superbe ed umili, sono poste l’una accanto all’altra, in un fascio solo, simbolo dell’affetto memore e riverente di tutti gli italiani.
In mezzo al tempio sorgo il mausoleo posticcio innalzato dallo scultore Monteverde per ordine del ministro Baccelli. Vedo che c’è chi crede ancora che quel mausoleo di cartapesta, e che così com’è è troppo sproporzionato alla capacità del tempio, verrà trasformato in vero e proprio mausoleo, e raccoglierà nell’urna di porfido le ceneri di Vittorio Emanuele.
Ebbene, chi crede questo si disilluda completamente. In mezzo al tempio non sorgerà nulla, perché, come dissi altra volta, il Vaticano non lo permette, pena la sconsacrazione del Pantheon, né le ceneri di Vittorio Emanuele si muoveranno più dal loculo della cappella centrale a destra, ove vennero trasportate.
Davanti a quella cappella si innalzerà certamente un mausoleo, ma non sarà quello che ora si vede nel centro del tempio, che, chiunque può giudicarne a prima vista, non è menomamente adatto per una cappella laterale. Questo monumento posticcio è stato commissionato dal Baccelli allo scultore Monteverde dopo che il Baccelli, di propria autorità, senza volere ascoltare chi gli parlava delle probabili difficoltà che si opporrebbero, aveva affidato al Monteverde l’innalzamento di un grande mausoleo nel centro del Pantheon per collocarvi le ceneri del Re.
Venne il veto dell’autorità ecclesiastica, e il Baccelli non potendo più affidare al Monteverde l’erezione del mausoleo stabile, gli ordinò in compenso la costruzione di questo qui posticcio, coi leoni di cartapesta e l’urna di assicelle e di tela. E questa è pura storia. (10)
E infatti l’ara monumentale al centro del Pantheon non si fece mai. Oggi il coraggioso re, cantato dal De Amicis, riposa in una tomba degna di lui in una cappella laterale. Come suo figlio e sua nuora. E gli italiani che lo desiderano possono andare a salutarlo, rendergli omaggio, spesso senza sapere dell’idea balzana che avrebbe potuto portarlo al centro di quel tempo antico.
Alessandro Mella
NOTE
1) Il 1° luglio 2021 SAR Amedeo di Savoia, recentemente scomparso, ha raggiunto i suoi antenati proprio a Superga. L’autore, che gli fu in qualche modo legato, lo ricorda con affetto ed immutata commozione.
2) L’Eco dell’Industria – Gazzetta Biellese, 31 gennaio 1878, p. 2.
3) Giulio Monteverde, scrittore, politico ed artista (1837-1917). Si veda: Annuario della Nobiltà Italiana, A. Borella a cura di, 2020, ed. XXXIII, parte III, tomo II, p. 2304.
4) Gazzetta Piemontese, 285, Anno XVII, 16 ottobre 1883, p. 2.
5) L’Eco dell’Industria – Gazzetta Biellese, 83, Anno XX, 18 ottobre 1883, p. 1
6) Gazzetta Piemontese, 301, Anno XVII, 1 novembre 1883, p. 1.
7) Gazzetta Piemontese, 295, Anno XVII, 26 ottobre 1883, p. 1.
8) A riguardo si veda: Twelve a nineteenth – Century monument for the state, Robin B. Williams, in: https://erenow.net/ancient/the-pantheon-from-antiquity-to-the-present/12.php, consultato il 27 giugno 2021.
9) La Sentinella delle Alpi, 10 gennaio 1884, p. 2.
10) Gazzetta Piemontese, 17, Anno XVIII, 17 gennaio 1884, p. 2.
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