Di Alessandro Mella
Ormai da giorni ci trovavamo in Alto Adige e la mia metà aveva espresso il desiderio di salire un poco, nel cuore della Val Pusteria, per vedere questa meraviglia della natura dai paesaggi incantevoli ma anche ricca, per me che ne sono vecchio cultore, di storia.
Lungo percorso in auto (da Bolzano circa 97 km), in autunno inoltrato, in un giorno settimanale in cui di persone lassù se ne vedono poche, ed eccoci ai piedi del grande albergo che sorge in riva allo specchio d’acqua alpina.
Giungemmo al Lago Braies, che si trova nel territorio del comune omonimo, senza difficoltà ma con un gran freddo novembrino ed i segni delle prime gelate e nevicate lassù a quasi 1500 metri di altitudine (1496 metri per la precisione), incastonati nelle Dolomiti, con quelle acque smeraldine che ricordano i ghiacciaci da cui provengono.
Attorno un lungo sentiero, di circa un ora e mezza, per lo più in piano e di facile percorrenza anche per chi ha qualche problema di deambulazione.
I punti informazioni turistici dicono che fu realizzato nel 1910, al prezzo di 6000 corone austriache, per allietare la permanenza dei villeggianti dell’albergo “Pragser Wildsee” sul quale torneremo a breve.
Percorremmo parte del sentiero restando incantati dai numerosi colori che il lago assumeva secondo i giochi di luce prodotti dallo spostarsi delle nuvole ma anche dalle tinte autunnali delle piante, le selve lassù sono variegate e foltissime, e delle rocce sulle pareti alpestri. A differenza della stagione estive, quando orde di turistici famelici vi giungono non senza assalti al limite del barbarico (ragione per cui gli afflussi sono stati di recente scaglionati e regolamentati) in quelle ore quasi nessuna anima viva vi si scorgeva.
Con una rara sensazione di pace e quiete tale da poter sentire il soffiare delle brezze alpine tra i rami delle piante. Vi è da dire che la comparsa del luogo in recenti serie televisive ha certo a suo tempo reso il posto particolarmente celebre e quindi meta anche di villeggianti inusuali.
Almeno rispetto agli alpinisti che l’usano come punto di partenza per le loro escursioni o rispetto ai villeggianti abituali. Ma, come detto, salirvi in settimana è consigliabile perché la minor presenza di gente rende possibile apprezzare meglio e pienamente il fascino del Lago di Braies.
Tuttavia, non solo la natura e la bellezza dei paesaggi caratterizza questo posto che ebbi la fortuna ed il piacere di visitare. Da qui passò anche la storia, la grande storia del Novecento.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, infatti, l’Alto Adige fu de facto annesso al Terzo Reich e l’albergo Pragser Wildsee sequestrato e confiscato dalle SS che, a fine aprile 1945 quando il loro sogno (incubo per i più!) millenario andava sgretolandosi, vi condussero 141 prigionieri di guerra e politici, tra i quali personaggi di una certa levatura la cui sopravvivenza era opportuno e strumentale garantire quali potenziali merci di scambio per salvarsi nell’inarrestabile naufragio nazista.
Tra loro vale la pena ricordare, a titolo di esempio, alcuni nomi: l’ultimo cancelliere austriaco prima dell’Anschluss Kurt Alois von Schuschnigg, l’ultimo primo ministro francese Léon Blum, il generale italiano Sante Garibaldi, Mario Badoglio figlio del maresciallo Pietro, l’ex primo ministro ungherese Miklós Kállay, il comandante in capo dell’esercito greco, generale Alexandros Papagos, con tutto il suo stato maggiore, il tenente sovietico Wassilij Wassiljewitsch (nipote del ministro Molotov), Nikolaus von Horthy (figlio del reggente del regno ungherese ammiraglio Miklós Horthy), il vescovo francese di Clermont-Ferrand Gabriel Piguet, l’ex-capo di stato maggiore tedesco e generale d’armata Franz Halder con la consorte, il principe Filippo d’Assia (il quale aveva sposato la sfortunata principessa Mafalda di Savoia figlia di Vittorio Emanuele III), il principe Saverio di Borbone Parma, il principe Federico Leopoldo di Prussia, l’industriale Fritz Thyssen e la famiglia del colonnello conte Claus Schenk von Stauffenberg protagonista di primo piano della congiura contro Hitler del 20 luglio 1944.
Solo il 4 maggio 1945, alle ore 6.45 circa, i primi soldati americani giunsero in vista del luogo ove, al netto del fascino provato di fronte al paesaggio, gestirono il passaggio di consegne con buon senso grazie alla ragionevolezza dei soldati regolari tedeschi che avevano sostituito le SS nella custodia dei prigionieri, i quali progressivamente, secondo i casi, ritrovarono la libertà e la certezza di aver salva la vita.
Negli anni del dopoguerra non mancarono numerosi episodi importanti ed anche incidenti dovuti alla disattenzione dei turisti od alla fatalità (come nel 1970 quando sette alpini furono uccisi da una frana improvvisa). Ma oggi il lago risente della siccità e dei cambiamenti climatici ma anche della cattiva creanza del turismo selvaggio al punto che gli enti locali si sono visti costretti, nella stagione estiva, a garantire l’accesso su mezzi a motore privati solo su prenotazione.
Alessandro Mella
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