Una produzione di Camera di commercio di Torino e Empatheia Srl, in collaborazione con l’Associazione Ancora
Il lavoro è l’avventura di una vita. Una passione, un destino, un amore che può essere felice o molto contrastato. Fino a non molti anni fa, era normale fare lo stesso lavoro “tutta la vita”, oggi si è preparati a cambiare mestiere parecchie volte nel corso della propria esistenza.
Lo spettacolo “La chiave a Stella”, riduzione teatrale del romanzo omonimo di Primo Levi, verrà portato in scena mercoledì 27 e giovedì 28 novembre alle ore 10,30 presso il Teatro San Giuseppe di Torino (via Andrea Doria 18) da Sara D’Amario e Andrea Galli per la regia di François-Xavier Frantz.
I ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado probabilmente associano Primo Levi solo alla sua opera più famosa (“Se questo è un uomo”), che narra la testimonianza auto-biografica sconvolgente dei Lager, ma spesso non conoscono questo romanzo importantissimo dello stesso autore, con il quale ha vinto il Premio Strega nel 1979.
Primo Levi, ne La chiave a stella condivide con i lettori un pensiero illuminante, sull’amore per il proprio mestiere:
“Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare,
l’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi)
costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra (…)”.
Sembra difficile descrivere la propria professione in modo interessante per gli altri. Il lavoro è una zona privata, intima, quasi segreta di ciascuno di noi? Ogni mestiere ha il suo linguaggio, il suo gergo: il lavoro crea delle tribù?
Saranno questi gli interrogativi sollevati dallo spettacolo, che verranno condivisi con i giovani studenti ancora alla ricerca della propria identità lavorativa all’interno di una società mutevole.
Gli spettacoli del 27 e 28 novembre , destinati specificatamente agli studenti delle scuole secondarie di secondo gradoche hanno già aderito all’iniziativa, sono offerti dalla Camera di commercio di Torino nell’ambito delle sue attività in materia di orientamento al lavoro.
Le scuole interessate possono richiedere ulteriori repliche dello spettacolo contattando la Camera di commercio di Torino all’indirizzo: scuola.lavoro@to.camcom.it
TRAMA
Tino Faussone, il protagonista, è un montatore, un operaio specializzato nel montaggio di gru, tralicci, ponti. Il Narratore è un chimico che sta per cambiare mestiere e diventare Scrittore.
I due fanno un patto: il Narratore potrà scrivere e tradurre le avventure di lavoro di Faussone. Faussone, parlando di lavoro, parla della sua vita. Il titolo guida lo spettatore verso la bellezza dell’utilità semplice e mai banale del lavoro, delle azioni quotidiane che tutti sono costretti a compiere e della potenza di un semplice strumento come una Chiave a stella. Chi di noi, esseri umani, non sta cercando una chiave per aprire il futuro o chiudere il passato? Chi di noi non cerca una stella da seguire? Una sicurezza nel nostro viaggio sulla terra? E per quanti il lavoro è un viatico per raggiungere anche questi obiettivi?
Nel romanzo, Primo Levi crea il suo alter ego, un chimico che sta decidendo di diventare scrittore, poiché eventi del passato gli hanno fatto “mutare condizione”.
“(…) essendo un chimico per l’occhio del mondo, e sentendomi invece sangue di scrittore nelle vene, mi pareva di avere in corpo due anime, che sono troppe (…)”
Primo Levi ha inventato il personaggio di Tino Faussone a partire da una molteplicità di persone incontrate nel corso della sua vita e dentro al romanzo, nelle vesti del “Narratore/Scrittore”, lo osserva, lo ascolta e dialoga con lui. Il dialogo tra i due personaggi è complesso, divertente, pieno di umorismo e a volte commovente.
Lo spettacolo è basato su sette capitoli del romanzo, principalmente legati ai temi del lavoro e ai suoi diversi significati:piacere, dolore, evoluzione, fatica, gratificazione…
L’attrice Sara D’Amario dà voce a Tino Faussone e permette a tutte e tutti di riconoscersi, interpretando le tante sfaccettature del personaggio.
In scena con lei, Andrea Galli leggerà le parti del Narratore/Scrittore.
La riduzione e l’adattamento drammaturgico e la regia dello spettacolo sono del regista François-Xavier Frantz.
Dopo lo spettacolo, Andrea Galli, nella sua veste di esperto nell’area comportamentale e dello sviluppo personale, offrirà al pubblico delle riflessioni per creare un legame, fatto di empatia e ironia, tra il passato, il presente e il futuro del mondo del lavoro. Mai come nel “teatro-formazione” la Formazione assume il suo significato più letterale e cioè quello di dare una Forma all’Azione (in questo caso teatrale e narrativa).
La chiave a stella porta dentro di sé un “vento di Odissea”: è un testo che può dare le vertigini ma sa anche fare ridere e commuovere: entra immediatamente nell’anima, nei cuori, nei cervelli.
La struttura scenica dello spettacolo si basa in parte sul cinema, “il CINE”, su un montaggio quasi cinematografico, infatti, la nozione di cinema è onnipresente nel romanzo.
L’atmosfera sarà creata all’inizio attraverso un gioco di ombre e di luci. Poi, con diversi oggetti di scena e uno schermo, andrà in scena un teatro d’ombre.
Sul palcoscenico, prendono vita i due primi personaggi di finzione creati da Primo Levi: il Narratore/Scrittore e Tino Faussone. È il Narratore/Scrittore che, a sua volta, crea Faussone, trascrivendo i suoi racconti. Il loro dialogo è ironico, sensibile, buffo e a volte drammatico o tragico. Il Narratore, che starà sfogliando, “rileggendo” il suo manoscritto, permetterà di passare da un capitolo all’altro con libertà e coerenza. L’equilibrio della performance, tra lettura e interpretazione, offrirà a tutti di scoprire o riscoprire questo romanzo di Primo Levi, la sua “ prima opera di invenzione”.
In scena al Teatro San Giuseppe ci sarà una versione del testo destinata ad un pubblico di giovani studentesse e studenti delle scuole secondarie di secondo grado.
L’unico e costante denominatore delle due versioni è una concezione del lavoro come avventura umana globale e come mezzo di costruzione dell’identità personale nelle diverse età e fasi della vita. Questo messaggio è fortemente rimarcato proprio nei confronti del pubblico scolastico, in un momento storico nel quale sta riprendendo vigore una corrente di pensiero culturale che sottrae e nega al lavoro la sua dimensione di valore fondamentale nella realizzazione della persona.
Lo spettacolo, in versione più estesa, è anche proposto a imprese e pmi per momenti di formazione per dipendenti.
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