Di Alessandro Mella
L’Italia ed il Piemonte sono ricchi di grandi e piccole bellezze, sia nelle grandi città che nei borghi più piccoli.
In alcune il vero protagonista sembra essere proprio il Risorgimento, il momento più nobile ed unitario della nostra storia nazionale. Di Vercelli è ben nota la magnifica statua dedicata a Vittorio Emanuele II ma esistono altre tracce di cui si parla meno. (1)
Iniziamo come la piazza Cavour, un tempo chiamata piazza maggiore, ove sorge il monumento, opera di Ercole Villa, dedicato al celeberrimo statista:
Presso Vercelli vi sono molte risaie, cause non infrequenti di febbri. Sulla piazza di eleva una statua di Cavour (1864). (2)
La statua, ai piedi, è decorata con due ulteriori immagini, opera di Giuseppe Argenti, raffiguranti la libertà nel commercio e l’agricoltura. Capisaldi della politica, della vita, della storia e delle esperienze di Camillo Cavour.
Ma la devozione cittadina ai grandi nomi di quella stagione storica si avverte, perfino, nei decori alla base delle finestre con, al posto di normali mascheroni, i volti di Giuseppe Garibaldi ed ancora di Cavour.
Presso il municipio si può, invece, osservare un meraviglioso lapidario con targhe ed insegne che, proprio da Carlo Alberto in poi, rendono omaggio ai caduti delle Guerre d’Indipendenza, Coloniali e mondiali.
Tutte lapidi in marmo con decori ed allegorie di straordinaria bellezza e valore artistico. Ma anche le insegne antiche dei negozi, talvolta, svelano l’affetto nutrito un tempo dalla città per la Casa di Savoia con magnifici stemmi sabaudi intagliati nel legno.
Di particolare bellezza, malgrado i segni del tempo, è il busto al Re Umberto I, il sovrano reso martire dalla mano vile del Bresci. Il “Re buono” vi compare in un’immagine intensa mentre la Riconoscenza gli porge la palma simbolo millenario del martirio:
Il monumento è opera dello scultore vercellese Luigi Sereno, di cui già vari lavori, e in modo speciale alcuni monumenti funerari, hanno rivelato l’ingegno non comune d’artista.
La scuola bistolfiana, a cui il Sereno appartiene, lo fanno prediligere le ardite concezioni. Onde qualche cosa di audace appare pure in questo suo nuovo monumento, il quale consiste di un gran busto del Re, in bronzo, alto metri 1.55, e di una figura di donna, alta metri 2,70.
Rappresenta questa la Riconoscenza, che appoggiandosi all’erma, ergentesi su tre gradini, offre al Re martire la palma del martirio.
La simbolica statua rifulge di bellezza vigorosa; e rassomigliantissima appare l’effigie del Sovrano. L’erma in granito di Alzo venne eseguita dalla Ditta Albertini.
Tale la nuova opera d’arte che s’aggiunge a ornare la città, là in quella piazza caratteristica Guala Bicchieri, che fronteggia il grande Ospedale Maggiore, e da cui si leva quel meraviglioso monumento, miracolo d’arte architettonica, che è S. Andrea. (3)
Per la cerimonia inaugurale venne personalmente, da Racconigi ove si trovava, il Re Vittorio Emanuele III ben lieto di onorare la figura paterna stroncata anni prima in modo tanto tragico:
Per la visita, del Re a Vercelli. Ci telefonano da Vercelli, 27, ore 22: Domenica prossima, dunque, S. M. il Re sarà a Vercelli por l’inaugurazione del monumento ad Umberto I. Il Re giungerà verso le ore 10 in automobile.
Si recherà subito all’inaugurazione del monumento al suo compianto genitore. La cerimonia sarà brevissima. Poscia visiterà l’Ospedal Maggiore, e si porterà in Municipio per ricever le Autorità. In seguito visiterà l’Asilo Umberto e la Palestra ginnastica, nella quale avrà luogo il ricevimento dello Società popolari (…). (4)
Un paio d’anni dopo la città sabaudissima volle rendere onore anche ad un altro sovrano della Real Casa di Savoia. Nel caso specifico, grazie ad un lascito importante, fu possibile edificare un magnifico obelisco alla memoria del sovrano sardo Carlo Alberto:
Semplice e severo è il monumento consacrato alla memoria del magnanimo re Carlo Alberto, per legato di un munifico mecenate vercellese, avv. Antonio Borgogno, che in vita e in morte fu larghissimo alla sua Vercelli di benefiche donazioni.
Sorge nella piazza del Duomo ed è opera d’un giovane artista senese, residente a Torino: Guido Bianconi, degno allievo dii Leonardo Bistolfi.
Consiste di un grandioso obelisco la cui base è ornata di quattro eleganti bassorilievi rappresentanti il periodo guerresco dell’infelice monarca; l’esitanza del popolo per la proclamazione dello Statuto l’abdicazione al trono; e l’anima del volontario esule in Oporto; quattro artistiche raffigurazioni riuscitissime e per idea e per esecuzione. (5)
L’inaugurazione dell’opera avvenne nel 1909 alla presenza di SAR Tommaso di Savoia Duca di Genova:
Per l’inaugurazione del monumento a Carlo Alberto in piazza del Duomo accorse una folla immensa; innumerevoli signore affollavano le speciali tribune erette nella piazza. Nella tribuna reale prendono posto Il Duca (di Genova nda) e le Autorità; il monumento si scopre al suono della Marcia Reale, fra grandi applausi: esso è opera dello scultore Guido Bianconi, allievo del Bistolfi.
È un’opera d’arte di altissimo valore. Un obelisco di granito e sormontato da una stella dorata con un medaglione di bronzo di Carlo Alberto poggia sopra un grande dado in marmo adorno di un bellissimo altorilievo allegorico rappresentante l’abdicazione ed il grido di libertà. (6)
Ma Vercelli è in generale una città ricca di musei, monumenti, parchi e tante bellezze da esplorare e scoprire. Nel nostro caso: Alla ricerca del Risorgimento! Una passeggiata per ritrovare un passato le cui glorie oggi sembrano dimenticate quando non offuscate da certi revisionismi ingrati e menzogneri.
Alessandro Mella
NOTE
1) Il Monumento in Vercelli a Re Vittorio Emanuele II venne con voto unanime deliberato dal Consiglio Comunale nel 1878 quando, appena passato il primo sgomento che colpiva gli animi degli Italiani all’annunzio dell’immensa perdita fatta, sorse il pensiero di tramandare ai nipoti la memoria del Re Liberatore con un ricordo che esprimesse nel modo migliore possibile l’ammirazione e la riconoscenza dei Vercellesi per il Padre della Patria. La sottoscrizione relativa aperta in seno del Consiglio e pubblicata poscia con apposito manifesto diede subito L. 63886,45 tra cui 20,000 del Comune, come primo fondo, 10,000 della Provincia. Un giurì composto del fu Conte Edoardo Arborio Mella, del cav. Mongeri Giuseppe e del cav. Eleuterio Pagliano formò una terna dei bozzetti migliori, fra cui il Comitato esecutivo scelse quello col motto “Palestro” dello scultore Ercole Rosa di Roma. Il quale per difficoltà insorte non avendolo potuto eseguire, il Comitato ne affidò l’esecuzione al cav. Ercole Villa di Milano residente in Vercelli, autore lodato del monumento a Cavour che si ammira nella piazza omonima di Vercelli. Sovra un basamento triangolare a gradinata alto quattro metri e mezzo si eleva una colonna trionfale alta più di metri 9, sulla quale sorge la statua in bronzo del Re ritto in piedi in uniforme da generale appoggiato all’elsa della spada e coll’elmo in testa. Tre aquile con corone e tre stelle pure in bronzo e fuse al pari della statua principale nello stabilimento Barrigozzi e Barzaghi di Milano, adornano il capitello della colonna. Alla base della colonna sopra ciascuno dei tre scamilli che formano gli angoli del basamento sorge una statua in marmo di donna dell’altezza in piedi di metri 3 e 70 centimetri circa rappresentanti una delle tre grandi epoche del Risorgimento Italiano. Il 1849 — è una mesta figura assisa colle mani in ceppi che piange e medita sulle rovesciate speranze d’Italia e sulla rovina di Novara. Il 1859 — raffigura l’Italia sorta allo squillo guerriero che la chiama raccogliersi sulle rive della Sesia per slanciarsi sui campi di Palestro e S. Martino. Il 1870 finalmente — è il trionfo dell’idea italiana. Italia in Campidoglio, appoggiata colla manca allo scudo e colla destra stringendo fiera e serena lo stendardo dell’unità e dell’indipendenza. Ornano la colonna fasci romani in giro alla base e a due terzi di altezza nella parte posteriore lo Stemma di Vercelli e sul davanti l’iscrizione: A Vittorio Emanuele II Primo Re d’Italia. Tre scudi in rilievo sulla fronte del basamento con fregi e ornati ricordano le tre battaglie di Goito, Palestro e San Martino. Il monumento così ultimato con un largo marciapiede all’ingiro e posto in mezzo ad una grande aiuola a fiori ed arbusti bassi, chiuso da idonea cancellata con analoghi candelabri, venne a costare circa centocinquanta mila lire, alle quali naturalmente supplì per intero il Comune. (L’Eco dell’Industria, 81, Anno XXIV, 9 ottobre1887, p. 3).
2) Bolaffio, Luigi Filippo, Italia – Guida dei viaggiatori, Parte I, Fratelli Treves Editori, Milano, 1881, p. 55.
3) La Gazzetta del Popolo, 271, Anno LXX, 30 settembre 1907, p. 3.
4) La Stampa – Gazzetta Piemontese, 269, Anno XLI, 28 settembre 1907, p. 1.
5) La Gazzetta del Popolo, 150, Anno LXII, 31 maggio 1909, p. 3.
6) La Stampa,149, Anno XLIII, 31 maggio 1909, p. 2.
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