
Un viaggio infinito che tocca anche Torino
La devozione di Torino per i Re Magi è dimostrata dalle grandi tele conservate nella Cappella dei Banchieri e dei Mercanti, in via Garibaldi 25, uno scrigno prezioso per opere artistiche, religiose e reperti scientifici. La storia dei Magi ha origini molto lontane, nel tempo e nello spazio, e viene considerata una leggenda a causa delle fonti, scarse ed imprecise.
I tre misteriosi personaggi sono menzionati nel Vangelo di Matteo (2, 1-12), nel quale i Magi provenienti dall’Oriente arrivano a Gerusalemme, durante il Regno di Re Erode, alla ricerca del neonato Re dei Giudei. Inoltre, li troviamo in alcuni Vangeli apocrifi: il Protovangelo di Giacomo; il Vangelo dello Pseudo Matteo; il Vangelo dell’Infanzia arabo siriano; il Vangelo dell’Infanzia armeno; il Vangelo di Nicodemo.
I Magi giungono 12 notti (numero dal forte valore simbolico) dopo la Natività, nel giorno che viene definito con il nome di Epifania (apparizione, manifestazione della divinità di Cristo). La tradizione vuole che essi portino tre doni: l’oro, il regalo riservato ai re (Gesù è considerato il Re dei Re); l’incenso, in omaggio alla sua divinità; la mirra, usata nel culto dei morti, una premonizione della sua morte sulla Croce.
Nel corso dei secoli la storia dei Magi si intreccia con quella della Befana: nel XII secolo si diffonde la leggenda secondo cui avrebbero incontrato alcune difficoltà, mentre sono diretti a Betlemme; smarriti, chiedono aiuto ad una anziana donna, che non li segue fin da Gesù, nonostante le loro insistenze; in seguito, pentita per il rifiuto, prepara un cesto di dolci ed esce di casa alla loro ricerca, senza trovarli. Si ferma ad ogni casa, donando dolci ai bambini che incontra in cambio di una qualunque informazione utile a raggiungere il luogo della Natività. Da quel giorno i bambini, alla stessa data, si aspettano i dolci da quell’anziana signora, per questo motivo lasciano le scarpe fuori dall’uscio di casa, così che la donna potesse cambiarsele durante il lungo viaggio, o riempirle di dolci regali.
Leggenda o no, la storia ha attraversato i secoli, emarginata poi dal processo di secolarizzazione avvenuto nel Novecento. Quali tracce o reliquie ci riportano a loro?
Secondo un’antica tradizione i Magi ritornano a Gerusalemme dopo la Crocifissione di Cristo e vi muoiono martiri. I loro corpi saranno recuperati e trasferiti da Sant’Elena, madre dell’Imperatore Costantino, nel 334 a Costantinopoli, nella chiesa di Santa Sofia.
Il vescovo milanese Eustorgio ottiene dall’Imperatore d’Oriente (Costante?) la possibilità di traslare le spoglie dei Magi a Milano. La tradizione vuole che Eustorgio le trasporti all’interno di un sarcofago di età romana ancor oggi presente nella Cappella dei Magi nella basilica milanese di Sant’Eustorgio.
Questa tradizione non ci permette di individuare con attendibilità l’epoca di questo trasferimento e nemmeno se il personaggio di cui si parla fosse l’Eustorgio vissuto nel IV secolo, al tempo di Sant’Ambrogio o il successivo Eustorgio II, Vescovo milanese del VI secolo. In ogni caso, i corpi sono deposti in un’arca marmorea, il quinto capitello a destra della navata centrale raffigura l’episodio.
Sappiamo che le reliquie dei Magi rimangono a Milano fino al 1164, quando Federico Barbarossa sconfigge i Milanesi e saccheggia la città. In quella occasione l’Imperatore vuole esaudire la richiesta del suo cappellano e consigliere Romualdo da Colonia di ottenere nella sua città natale i resti dei Magi, insieme a quelli dei Santi Felice e Nabore. Il 23 luglio 1164 le reliquie arrivano a Colonia, ma intorno al trasferimento aleggia il mistero. Una seconda versione attribuisce all’’Arcivescovo Rainald von Dassel (1114 – 1167), cancelliere del Barbarossa, la traslazione dei corpi dei Magi nel Duomo di Colonia, in un reliquiario attribuito all’orafo Nicola di Verdun.
Una descrizione dettagliata di questo viaggio si trova in un testo redatto, circa due secoli dopo, dal carmelitano Giovanni di Hildesheim (1310 – 1375), che riporta le 42 tappe nella sua opera Liber de trium regum corporibus Coloniam translatis, tradotta in varie lingue, che contribuisce a diffondere la leggenda dei Magi. Fra Vercelli e Torino il corteo entra nel Marchesato di Monferrato, passando per Asti e Chieri. Di quel passaggio è rimasta traccia nelle denominazioni di alberghi e locande: Ai Tre Re, Della Stella, Le Tre Corone e altri similari. Ad Asti sopravvive l’angolo dei Tre Re, fra la torre medievale della famiglia Deregibus e la Torre Quartero, sullo slargo fra via Roero e corso Vittorio Alfieri. A Chieri troviamo il Vicolo Tre Re e l’omonimo albergo; ancora in Chieri, in corso di recupero dopo un lungo abbandono e degrado. A Castellamonte, invece, è ancora in attività l’albergo e ristorante Tre Re. Un volume racconta questa piccola grande storia (Due soldi d’ombra di campanile. La storia dei Tre Re di Castellamonte), che ha visto passare di qui, fra gli altri, Pietro Badoglio, Palmiro Togliatti e Nilde Jotti, Luigi Einaudi e Adriano Olivetti, Gianni Brera, Giovanni Arpino, Mario Soldati, Mario Rigoni Stern ed Enzo Biagi. A Milano, in Sant’Eustorgio, rimane il sarcofago sul cui coperchio sono scolpite una stella e la scritta settecentesca “Sepulcrum trium Magorum”. Nei secoli successivi i milanesi tentano invano di ottenere la restituzione delle reliquie. Solo nel 1903, grazie all’intervento del Cardinale Andrea Carlo Ferrari (1850 – 1921), alcuni frammenti dei resti tornano nella Basilica. Tuttora le reliquie sono conservate in una teca sopra l’altare dei Magi, nel transetto destro, esposte alla devozione dei fedeli. Nella solennità dell’Epifania una processione parte dal Duomo di Milano e si conclude davanti alla Basilica di Sant’Eustorgio.
Torniamo a Torino, in via Garibaldi 25, dove la Pia Congregazione dei Banchieri, Negozianti e Mercanti viene istituita nel 1662 presso la chiesa della Compagnia di Gesù, i Santi Martiri, riconosciuta da Papa Alessandro VII nel 1663. La Congregazione stabilisce la sua sede in un piccolo oratorio, che nel 1692 è sostituito dall’attuale e più ampia cappella, grazie all’interessamento di padre Agostino Provana (1641-1726), che coinvolge nell’impresa il pittore Andrea Pozzo (1642-1709), sotto la guida dell’ingegnere civile e militare Michelangelo Garove (1648-1713). Nel 1694 padre Provana chiama da Milano il pittore Stefano Maria Legnani (“Il Legnanino”, 1661-1713) per affrescare le volte con temi incentrati sulla Storia della Salvezza tratti dall’Antico e dal Nuovo Testamento. Nei due decenni successivi le pareti della Cappella vengono ornate da dodici grandi tele ispirate al tema dell’Epifania. I primi dipinti sono registrati nei documenti della Congregazione nel 1694, l’ultimo nel 1712: sono opera di artisti importanti come Guglielmo Caccia, “Il Moncalvo” (attribuito a lui, ora in sacrestia), Sebastiano Taricco, Luigi Vannier e Niccolò Carlone. All’interno della sacrestia è custodito un tesoro scientifico: il Calendario Meccanico Universale, realizzato da Giovanni Amedeo Plana (1781 – 1864, fondatore dell’Osservatorio Astronomico di Torino), composto da legno e carta, che permette di calcolare in un arco temporale di 4000 anni (a partire dall’anno zero) lunazioni, maree, festività e santi del giorno. Fin dalla sua costruzione, l’estrema precisione del congegno e l’ampio spettro temporale che il Calendario ricopre hanno suscitato interesse ed ammirazione.
Grazie ad un concorso organizzato dal Politecnico di Torino nel 2015, quattro gruppi di studenti sono entrati nella macchina per svelarne il complesso funzionamento. La ricerca degli studenti ha rivelato che il Calendario funziona come un vero e proprio computer, composto da memorie a tamburo (ovvero cilindri su cui sono scritti dati in forma numerica), a disco e a nastro in grado di memorizzare oltre 46.000 dati.
Ogni anno, il 6 gennaio, la Congregazione ufficializza qui l’investitura dei nuovi confratelli e congregati e celebra la propria festa annuale Curioso, infine, è il Libro d’Oro: posizionato al centro dell’altare marmoreo, raccoglie le firme dei Confratelli che hanno fatto e fanno parte della Pia Congregazione.
Si conclude, così, in via Garibaldi, la nostra camminata fra storia e leggenda, arte e scienza, alla ricerca delle tracce dei Magi a Torino e in Piemonte.