Dopo la sciagurata distruzione, il 17 ottobre 2015 la posa della prima pietra del nuovo impianto
Lo stadio Filadelfia, in origine chiamato Campo Torino, è stato voluto dal conte Enrico Marone Cinzano (1), a quei tempi presidente granata, un uomo che ha segnato una singolare parabola umana e industriale. Egli crea la Società Civile Campo Torino (SCCT), con quote versate a fondo perduto, con il solo obiettivo di acquistare l’area e costruirvi uno stadio con annesso campo di allenamento. Il 24 marzo 1926 si presenta la richiesta di concessione edilizia presso il Comune di Torino e, dopo l’accettazione, il progetto è affidato all’ingegnere Miro Gamba (2), docente del Politecnico di Torino; i lavori di costruzione sono seguiti dal commendator Riccardo Filippa. Il terreno su cui sorgerà lo stadio era, in quel periodo, in periferia e viene scelto per il basso costo dell’area. I lavori durano cinque mesi e costano poco meno di due milioni e mezzo di lire.
Originariamente lo stadio copre un’area di 38.000 m² cintati da un muro, formato da due sole tribune, con una capienza che raggiunge le 15.000 unità (1300 in tribuna centrale, 9500 sulle gradinate, 4000 nel parterre). Sotto la tribuna si trova il parterre, disposto su 13 file. Il Filadelfia ha gradinate in cemento, e una tribuna in legno e ghisa in stile liberty. Le poltroncine della tribuna sono in legno, numerate. Il muro che circonda la struttura è alto 2,5 metri; la facciata è composta da mattoni rossi, con colonne e grandi finestre dotate di infissi bianchi; le finestre sono collegate tra loro da un ballatoio con la ringhiera in ferro. Il campo misura 110×70 metri, coperto di erba e dotato di un sistema di drenaggio. Sotto le tribune si trova l’appartamento del custode, oltre a quattordici camere che servono oltre ai giocatori e all’arbitro, l’infermeria, la direzione, e una sala per rinfreschi. I giocatori possono raggiungere il campo dagli spogliatoi attraverso un sottopassaggio.
Davanti all’ingresso sorge un vecchio campo, detto in piemontese “Camp Cit”, usato per gli allenamenti negli Anni Trenta. La struttura portante dell’edificio è in cemento armato; le tribune sono composte da pilastri che sostengono una rete longitudinale di capriate trasversali in legno su cui sono sistemati pannelli di eternit (a quell’epoca, e ancora per molto tempo, utilizzati in edilizia, per edifici pubblici e privati). Il sostegno della bandiera, all’entrata, + alto sei metri circa, il basamento coperto da bassorilievi raffiguranti greche in stile Art Déco.
L’inaugurazione dell’impianto avviene il 17 ottobre 1926, con la partita tra il Torino e la Fortitudo Roma, alla presenza del principe ereditario Umberto di Savoia, della principessa Maria Adelaide di Savoia – Genova (3) e di un pubblico di 15.000 spettatori, che gremisce ogni ordine di posti. Dopo l’esecuzione della Marcia Reale, eseguita dalla banda dei Carabinieri, il campo viene benedetto, prima dell’incontro, dall’Arcivescovo di Torino, Monsignor Gamba (4).
Lo stadio subirà alcune opere di ampliamento. Nel 1928 viene aggiunta la biglietteria, e nel 1932 la gradinata della tribuna è ingrandita, portandone la capacità totale a 30.000 persone.
Il 13 luglio 1943 lo stadio viene bombardato. Tra le parti danneggiate ci sono il campo (poi utilizzato dagli alleati per giocare a baseball) e le gradinate su via Giordano Bruno. Nonostante la copertura della tribuna risulti intatta, le travi metalliche vengono asportate per rifornire (forse) l’industria bellica, e sostituite con altre in legno. Il Filadelfia diventa inagibile per molto tempo, e il campionato del 1943-1944 del Torino viene disputato presso il velodromo Umberto I. In seguito, la squadra si sposta presso lo stadio Mussolini, futuro Comunale. Dopo la guerra i lavori di ristrutturazione vennero eseguiti dal nuovo presidente Ferruccio Novo. Nel 1959 si accenna al riconoscimento del valore storico, ma non se ne farà nulla.
I granata hanno ottenuto, o preparato, qui tutti i successi della loro storia (sette scudetti, più uno revocato per ragioni a tutt’oggi non del tutto chiarite, cinque Coppe Italia e una Mitropa Cup). Hanno giocato in questo impianto fino al 1963; l’ultima partita è Torino-Napoli, terminata 1-1 con gol del Toro realizzato da Enzo Bearzot (divenuto poi Commissario Tecnico della nazionale italiana campione del mondo nel 1982); in seguito, è stato utilizzato come sede di allenamento fino al 1993, anno della conquista dell’ultima Coppa Italia.
Il Filadelfia è stato sede di molti record: il Torino qui è rimasto imbattuto per 100 partite (89 vittorie e 11 pareggi con 363 gol realizzati e 80 incassati) dal 31 gennaio del 1943 al 23 ottobre del 1949. Qui si è verificato il successo per 10-0 sull’Alessandria, ancora oggi il risultato con maggior scarto nella storia del campionato italiano a girone unico. E sempre giocando le partite casalinghe al Filadelfia, i granata hanno stabilito il record di gol segnati in campionato, 125 in 40 incontri.
Il 18 luglio 1997 è stato il giorno della prima e sciagurata picconata al Filadelfia. La casa del Toro, la culla – come la chiamava lo scrittore Giovanni Arpino – viene abbattuta con tronfie promesse di ricostruzione, in un paradossale clima di festa. Si è dovuto attendere fino al 17 ottobre 2015 – esattamente 89 anni dopo l’inaugurazione – per assistere alla posa della prima pietra del nuovo Filadelfia.
Note
(1) Enrico Eugenio Antonio Marone Cinzano (Torino 1895 – Ginevra 1968). Figlio di Alberto Marone e di Paola Cinzano, ultima erede della famiglia fondatrice dell’omonima casa produttrice di liquori, porterà a vita entrambi i cognomi dei genitori. Arruolato volontario nel Regio Esercito allo scoppio della Prima guerra mondiale, si congeda con il grado di sottotenente. Sarà a capo della Cinzano e presidente della squadra di calcio del Torino dal 1924 al 1928. Si è sposato due volte, la seconda con Maria Cristina di Borbone (1911-1996), figlia di Alfonso XIII di Spagna.
(2) Miro Gamba (Bellagio 1879 – 1957). Nel 1902 consegue presso la Regia Scuola di Applicazione per Ingegneri (futuro Politecnico di Torino) la laurea in Ingegneria Civile.
(3) Maria Adelaide Vittoria Amelia di Savoia – Genova (1904 – 1979). Figlia del principe Tommaso, duca di Genova e della principessa Isabella di Baviera, nipote di Ludovico I di Baviera. Maria Adelaide era nipote Margherita di Savoia e cugina di Vittorio Emanuele III.
(4) Giuseppe Gamba (San Damiano d’Asti 1857 – Torino 1929). Dopo gli studi nel seminario vescovile di Asti, sotto la guida spirituale di san Giuseppe Marello, è ordinato sacerdote nel 1880. È nominato Vescovo di Biella il 16 dicembre 1901 da Papa Leone XIII e ordinato Vescovo il 17 maggio 1902 da Monsignor Giacinto Arcangeli, Vescovo di Asti. Dal 13 agosto 1906 è Vescovo di Novara. Il 20 dicembre 1923 diventa Arcivescovo di Torino. Papa Pio XI lo eleva al rango di cardinale nel concistoro del 20 dicembre 1926 con il titolo di Santa Maria sopra Minerva. Muore il 26 dicembre 1929; il suo monumento funebre è custodito nella navata destra del duomo di Torino, opera di Edoardo Rubino (1930).
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