
Nuovi piccoli Stati dalla posizione strategica, nuovi interessi internazionali
Oltre l’annosa questione di Taiwan e le tensioni nell’indo Pacifico, l’antagonismo tra Cina e Stati Uniti si è trasferito nel Corno d’Africa. Causa della nuova tensione à l’interesse americano verso il Somalia-land, una regione che, dopo una feroce guerra civile che ha portato la Somalia al collasso, si è dichiarata indipendente nel 1991, ma non ancora riconosciuta da alcun paese fino al 1º gennaio 2024, quando l’Etiopia ha dato il suo assenso al nuovo Stato come sovrano, stipulando un accordo di un agognato accesso al mare valido 50 anni, ottenendo l’uso del porto di Berbera e intrecciando proficui scambi bilaterali.
Anche agli occhi delle superpotenze, questo lembo di terra ancora in parte indefinito, ma cruciale per le rotte marittime globali, non è passato inosservato. Il Somaliland infatti, è situato di fronte al Golfo di Aden, porta d’ingresso per il Mar Rosso, posizione strategica ideale in un’area in cui convergono molteplici interessi globali e non solo economici, estremo lembo di confronto nel tumulto del Medio Oriente.
Il consenso al Somaliland sembra essere stato dato dalla presenza di ambasciatori statunitensi e di Taiwan, il 16 novembre 2024, in occasione dell’insediamento del nuovo presidente Abdirahman Mohamed Abdullahi. Entrambi gli ambasciatori hanno elogiato il Somaliland per la sua stabilità politica e la transizione pacifica del potere, palesando gli interessi di Washington e Taipei per quel rettangolo di arida terra d’Africa.
La mossa è risultata sgradita a Pechino, che non riconosce iniziative di Taiwan, ma sono soprattutto i motivi politici e strategici a disturbare il Dragone sempre meno dormiente, poiché la Cina intrattiene una forte cooperazione con l’attigua Somalia, dove ha insediato la sua unica base militare lontana dai propri confini.
Gli Stati Uniti invece, oltre a considerare Somaliland come punto di controllo verso l’espansione della Cina nel Corno d’Africa, hanno bisogno di rivedere la loro presenza militare nella regione anche per altri motivi e la cooperazione con uno Stato strategico come il Somaliland, risolverebbe più di un problema. Un insieme di tornaconti già manifestati dal neopresidente Donald Trump.
Grazie alla posizione geografica e le moderne strutture aeroportuali, il Somaliland incarna per Washington una base d’appoggio ideale, anche per il contrasto alle tensioni nell’area del Mar Rosso, sempre più zona di conflitto tra droni che partono dallo Yemen verso le navi che transitano nello stretto di Bab el-Mandeb e le risposte delle unità americane sulle postazioni Houthi; prove tecniche per procura di conflitto tra Iran, USA & altri attori non pervenuti, ma non per questo esenti.
Altrettanto interesse per il nuovo stato africano è stato manifestato dall’Australia, che vede nel Somaliland un ambito punto di approdo sull’Oceano Indiano, sicuro e raggiungibile da una breve e diretta rotta meridionale.
Dunque, niente di nuovo sulle contese contrade del pianeta Terra, le superpotenze di turno strizzano l’occhio ai piccoli Stati, in cerca di un pretesto e di un nuovo posto da dove potersi sfidare guardandosi in cagnesco. E il Mondo che lo sa, come sempre rotola nell’universo, girando su se stesso, chiedendosi il perché.
Una volta le guerre venivano dichiarate per difendere l’amore di di donne, per patriottismo, per imporre religioni. Oggi le guerre si fanno per delega, per questioni geopolitiche e per soldi. Allora faremo tutti una brutta fine, perché con i soldi non si scherza.
grazie Rodrigo per i commenti sempre e puntualmente centrati sull’argomento, e che contribuiscono ad ampliare il messaggio del medesimo. È questo il motivo che spinge a scrivere: la condivisione dei processi d’attenzione, soprattutto ora, in un momento molto importante per la storia stessa dell’umanità.