“Non consegnerò il Leone”: opera che svela le aporie di Bergoglio ma che sembra presa “pari pari” da ciò che don Minutella grida da otto anni.
Nel suo “Non consegnerò il Leone – Il caso della Declaratio di Benedetto XVI: un’analisi canonico-storica“, il sacerdote Giorgio Maria Faré, dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, ha sottolineato come Bergoglio sia sincretista.
Per dovere di verità dobbiamo dire che le sue affermazioni non adducono nulla di nuovo alla questione di Bergoglio e del suo antipapato eretico.
Tutto ciò che si trova nel “Non consegnerò il Leone” è già stato detto, spiegato, analizzato e sviscerato dal fondatore del “Sodalizio Sacerdotale Mariano” e guida del “Piccolo Resto Cattolico“, don Alessandro Maria Minutella, che da otto anni va dicendo al mondo che Bergoglio non è il Papa.
È interessante vedere come un altro sacerdote – nonostante in modo ambiguo non ha voluto unirsi al “Sodalizio Sacerdotale Mariano” – ha puntato la sua attenzione sul sincretismo imbarazzante di Jorge Mario Bergoglio.
In modo particolare citeremo l’analisi sui “Culti pagani della ‘madre terra’“, nella quale padre Faré ha sottolineato che il “7 ottobre 2019, giorno della festa della Madonna del Rosario, all’apertura del Sinodo sull’Amazzonia, Bergoglio insieme ad alcuni Cardinali e Vescovi, ha portato in processione nella Basilica di San Pietro una statua di legno che rappresenta la divinità pagana della madre terra, chiamata Pachamama. Si è svolto un vero e proprio atto di culto idolatrico, che ha comportato la profanazione della Basilica di San Pietro“.
Ne avevamo già parlato nel passato ma è sempre bene tornare su quelli che sono stati gli atti più sacrileghi del falso pontificato di Bergoglio che, con tutta evidenza, è scismatico e fondatore di una “falsa chiesa” che possiamo tranquillamente chiamare “Sinagoga di Satana”.
Dietro ai sofismi e alle “virgole canoniche” – avocate dagli “una cum” che criticano Bergoglio, lo chiamano “il papa infelicemente regnante“, ma ci vanno a Messa in comunione di intenti – si cela una cosa sola: la codardia che per comodità, e per “avere la Messa sotto casa“, gli impedisce di riconoscere che l’ultimo Pontefice legittimo è stato Benedetto XVI.
Prendiamo comunque i fatti per quello che sono.
Il Carmelitano padre Giorgio Maria Faré continua dicendo che “Già il 4 ottobre del 2019, alla vigilia dell’apertura del Sinodo, l’idolo Pachamama aveva fatto la sua comparsa nei Giardini Vaticani, nel corso di una cerimonia ‘officiata’ da laici di origine andina svoltasi alla presenza di Bergoglio, di Cardinali e di Vescovi. In quell’occasione Bergoglio aveva benedetto la statua della Pachamama e l’aveva ricevuta in omaggio. Le immagini dell’evento mostrano religiosi e religiose che si prostrano con la faccia a terra di fronte all’idolo“.
Una simile scena è rimasta negli occhi di noi tutti che, con tutta evidenza, siamo rimasti scandalizzati.
“Grazie” a questa cerimonia eretica e sincretista, messa in scena da Bergoglio, moltissimi fedeli hanno smesso di andare a Messa “una cum” quello che si fa chiamare “Papa Francesco”.
Tantissimi giovani hanno capito che non si può essere “in unione” e “in comunione” con uno che non è il Romano Pontefice ma soprattutto – come ha detto a Savigliano (Cuneo), fra Celestino della Croce – non si può stimare “Satana seduto sul Trono di Pietro, e gli altri diavoli che gli stanno attorno“.
L’Ordine dei Carmelitani Scalzi, uno dei più gloriosi della Chiesa Cattolica, per mezzo del Preposito Generale, fra Miguel Marquez y Calle, ha scritto un Comunicato nel quale ha intimato a padre Giorgio Maria Faré di ravvedersi “per non incorrere nell’esclusione dalla Comunione con la Chiesa“.
Al momento padre Faré persevera per la sua strada, pur riconoscendo che i Sacramenti “una cum” Bergoglio sono praticabili, forse sperando di poter fare come i “cultori di pizzi, merletti e cappe magne” di Econe, Montalenghe, Gricigliano, … che dicono cose irripetibili su “don Rodrigo” ma vi celebrano allegramente in unione.
Sicuramente torneremo a trattare il tema che – per via di Vescovi e Cardinali che tacciono, pur sapendo come stanno realmente le cose – sta diventando una sorta di telenovela, non a caso argentina.
Il Signore ci ha creati liberi pertanto non vedo perchè Padre Giorgio Maria Farè non deve essere libero di non voler far parte di nessun gruppo o quant’altro. Prima di scrivere documentatevi bene sulle chiarissime spiegazioni che ha rilasciato Padre Farè sul fatto di non voler far parte del Sodalizio e soprattutto sul fatto che ha dichiarato ESPLICITAMENTE che non celebrerà e non celebra in comunione con il suddetto. Qui a me sembra che ce ne sono molti di “cultori di pizzi, merletti e cappe magne” ma non certo lui. Capisco che la sua stoffa pizzichi a molti. Per favore non scrivete notizie false.
Nei testi sacri e nelle profezie citate anche da Papa Benedetto si è sempre saputo che ci sarà UN piccolo resto, non alcuni; perciò auspico che i sacerdoti dissidenti si uniscano tutti insieme perché l’unione fa la forza. Questo voler stare ognuno a coltivare il proprio orticello mi sa tanto di orgoglio e di volontà di comparire, senza coltivare lo scopo di combattere la stessa battaglia e vincere sul male. Ora perché non va bene d. Minutella? Perché grida? I profeti DEVONO GRIDARE! ma nella realtà egli è mite e garbato. Peggio per chi non capisce; anche per d. Cornet che ha già messo in conto di andare a dormire sotto un ponte. Il popolo di Dio ama i suoi profeti, ma non devono avere paura e gridare la Verità tutti uniti e non fare i cani sciolti
Padre Fare’ ed il suo “coming out” sono falsi come e piu’ di Giuda! “come un cinghiale nella vigna” e’ stato istruito e sgiunzagliato probabilmente direttamente dalla falsa chiesa del vicario di satana bergoglio… Provo pena per quelli che erano nella Verita’ e si sono lasciati turlupinare cosi’ facilmente… “erano con noi ma non erano dei nostri”!
Dirimente rimane la questione della validità o no della “messa unacum”. Secondo padre Faré è valida, benché illecita (poiché in unione con antipapa materialmente eretico). Non sono teologo e perciò non mi pronuncio. Osservo tuttavia che gli argomenti addotti da padre Faré rispecchiano uno standard ecclesiologico del tutto incomponibile con l’odierno stato d’eccezione di un “papa” eretico ed apostata, cosa mai avvenuta nella storia (non erano eretici, sebbene siano caduti in occasionale errore, né Onorio I né Giovanni XXII, il quale ultimo pure ritrattò una volta ripreso dal collegio cardinalizio a cui aveva sottoposto la questione; né Pietro “tradì” mai Gesù una volta investito dell’ufficio – il che avvenne soltanto col triplice “pasci” proferito dopo la Resurrezione sulla riva del lago di Tiberiade, a Cesarea avendone ricevuto la mera promessa – né dopo che fu raggiunto dallo Spirito Santo, “alitato” da Gesù su di lui i discepoli e Maria la sera stessa del giorno di Resurrezione e poi su di loro effuso nel dì di Pentecoste: eloquente in proposito la risposta di san Pietro primo papa alla correzione di Paolo circa il trattamento dei cristiani provenienti dal paganesimo, di cui ad Atti 15, 28 ).
Osservo poi ancora che commettere un illecito, quale sarebbe partecipare alla “messa unacum” sapendo che Bergoglio non è papa e comunque non essendo in comunione con lui, è sempre una colpa grave quanto l’illecito compiuto salvo che non ricorrano le classiche esimenti della legittima difesa (qui non pertinente) e dello stato di necessità (salvare sé o altri da pericolo grave: ad es. partecipare a una “messa unacum” celebrata al fronte nell’imminenza di una battaglia onde salvarsi, con confessione e comunione, almeno l’anima). Invitare pertanto i fedeli in mezzo, per così dire, al guado a continuare come sempre nella frequentazione della “messa unacum” a cui siano abituati perché in ipotesi valida , ma senza che in concreto sussista l’esimente di cui sopra a giustificare il compimento dell’atto illecito, mi sembra incongruo con la premessa illiceità: la quale finisce così con l’essere privata di qualsiasi rilevanza morale e di fatto anzi viene cancellata. Tale dissonanza pratico-cognitiva viene recepita in definitiva dal fedele che vi si adegua come normale accettabilità della “messa unacum”, col relativo assopimento della coscienza di schierarsi con l’antipapa eretico ed apostata contro la Chiesa: esito di una scelta pastorale quanto meno foriera di confusione e perciò – mi sembra – piuttosto censurabile nonché, per il pastore, assai rischiosa (forse essendo invece il fedele coperto, in misericordiosa ipotesi, dal “supplet Ecclesia”).