11 Novembre 2024

4 thoughts on ““Non consegnerò il Leone”, padre Giorgio Maria Farè e il sincretismo di Bergoglio

  1. Il Signore ci ha creati liberi pertanto non vedo perchè Padre Giorgio Maria Farè non deve essere libero di non voler far parte di nessun gruppo o quant’altro. Prima di scrivere documentatevi bene sulle chiarissime spiegazioni che ha rilasciato Padre Farè sul fatto di non voler far parte del Sodalizio e soprattutto sul fatto che ha dichiarato ESPLICITAMENTE che non celebrerà e non celebra in comunione con il suddetto. Qui a me sembra che ce ne sono molti di “cultori di pizzi, merletti e cappe magne” ma non certo lui. Capisco che la sua stoffa pizzichi a molti. Per favore non scrivete notizie false.

  2. Nei testi sacri e nelle profezie citate anche da Papa Benedetto si è sempre saputo che ci sarà UN piccolo resto, non alcuni; perciò auspico che i sacerdoti dissidenti si uniscano tutti insieme perché l’unione fa la forza. Questo voler stare ognuno a coltivare il proprio orticello mi sa tanto di orgoglio e di volontà di comparire, senza coltivare lo scopo di combattere la stessa battaglia e vincere sul male. Ora perché non va bene d. Minutella? Perché grida? I profeti DEVONO GRIDARE! ma nella realtà egli è mite e garbato. Peggio per chi non capisce; anche per d. Cornet che ha già messo in conto di andare a dormire sotto un ponte. Il popolo di Dio ama i suoi profeti, ma non devono avere paura e gridare la Verità tutti uniti e non fare i cani sciolti

  3. Padre Fare’ ed il suo “coming out” sono falsi come e piu’ di Giuda! “come un cinghiale nella vigna” e’ stato istruito e sgiunzagliato probabilmente direttamente dalla falsa chiesa del vicario di satana bergoglio… Provo pena per quelli che erano nella Verita’ e si sono lasciati turlupinare cosi’ facilmente… “erano con noi ma non erano dei nostri”!

  4. Dirimente rimane la questione della validità o no della “messa unacum”. Secondo padre Faré è valida, benché illecita (poiché in unione con antipapa materialmente eretico). Non sono teologo e perciò non mi pronuncio. Osservo tuttavia che gli argomenti addotti da padre Faré rispecchiano uno standard ecclesiologico del tutto incomponibile con l’odierno stato d’eccezione di un “papa” eretico ed apostata, cosa mai avvenuta nella storia (non erano eretici, sebbene siano caduti in occasionale errore, né Onorio I né Giovanni XXII, il quale ultimo pure ritrattò una volta ripreso dal collegio cardinalizio a cui aveva sottoposto la questione; né Pietro “tradì” mai Gesù una volta investito dell’ufficio – il che avvenne soltanto col triplice “pasci” proferito dopo la Resurrezione sulla riva del lago di Tiberiade, a Cesarea avendone ricevuto la mera promessa – né dopo che fu raggiunto dallo Spirito Santo, “alitato” da Gesù su di lui i discepoli e Maria la sera stessa del giorno di Resurrezione e poi su di loro effuso nel dì di Pentecoste: eloquente in proposito la risposta di san Pietro primo papa alla correzione di Paolo circa il trattamento dei cristiani provenienti dal paganesimo, di cui ad Atti 15, 28 ).
    Osservo poi ancora che commettere un illecito, quale sarebbe partecipare alla “messa unacum” sapendo che Bergoglio non è papa e comunque non essendo in comunione con lui, è sempre una colpa grave quanto l’illecito compiuto salvo che non ricorrano le classiche esimenti della legittima difesa (qui non pertinente) e dello stato di necessità (salvare sé o altri da pericolo grave: ad es. partecipare a una “messa unacum” celebrata al fronte nell’imminenza di una battaglia onde salvarsi, con confessione e comunione, almeno l’anima). Invitare pertanto i fedeli in mezzo, per così dire, al guado a continuare come sempre nella frequentazione della “messa unacum” a cui siano abituati perché in ipotesi valida , ma senza che in concreto sussista l’esimente di cui sopra a giustificare il compimento dell’atto illecito, mi sembra incongruo con la premessa illiceità: la quale finisce così con l’essere privata di qualsiasi rilevanza morale e di fatto anzi viene cancellata. Tale dissonanza pratico-cognitiva viene recepita in definitiva dal fedele che vi si adegua come normale accettabilità della “messa unacum”, col relativo assopimento della coscienza di schierarsi con l’antipapa eretico ed apostata contro la Chiesa: esito di una scelta pastorale quanto meno foriera di confusione e perciò – mi sembra – piuttosto censurabile nonché, per il pastore, assai rischiosa (forse essendo invece il fedele coperto, in misericordiosa ipotesi, dal “supplet Ecclesia”).

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