Di Alessandro Mella
Il sovrano sabaudo, ultimo Re di Sardegna e primo Re d’Italia, doveva amare molto Novara od almeno sentirsi piuttosto legato a questa città.
Non tanto e soltanto perché vi aveva incontrato Napoleone III al tempo della campagna vittoriosa del 1859 ma, soprattutto, perché pur in una situazione difficile e dolorosa proprio qui egli era asceso al trono sardo al momento dell’abdicazione del padre Carlo Alberto nel 1849.
Alla saggezza del morigerato genitore seguì, dunque, lo spirito impetuoso del nuovo giovane sovrano, il quale aveva, allora, soli 29 anni.
L’epopea che seguì è nota, l’apostolato di Mazzini, la strategia di Camillo Cavour, l’impetuosità di Garibaldi, uniti alla maturata astuzia politica ed alla proverbiale pazienza di Vittorio Emanuele permisero il miracolo e di portare a termine “l’impresa” di fare l’Italia.
Quando morì prematuramente, dunque, nel 1878, il Re era al massimo della sua popolarità e molte amministrazioni comunali si prodigarono per ricordarlo e fissarne la memoria in opere e monumenti.
Così fece anche a Novara che avviò una sottoscrizione e scelse, tra i vari bozzetti, quello proposto dallo scultore Ambrogio Borghi grazie alla cui arte fu possibile innalzare la statua già nel 1881.
Il luogo scelto per collocarla fu oggetto di qualche borbottio poiché la piazza non pareva, allora, all’altezza dello scopo. E perfino la posizione fu oggetto di chiacchiericcio:
Novara, come sapete, inaugurerà fra non molto il monumento al Re Galantuomo. Si fu molto imbarazzati per la scelta della piazza, talché alcuni mesi or sono non era ancor definito il sito preciso ove dovesse sorgere il monumento.
Il luogo scelto non corrisponde molto ai desideri della maggioranza, ma è forse il meno cattivo, avuto riguardo alla possibilità dl sistemare la cosiddetta piazza Castello; purtroppo ora che si ha il monumento si dovrà fare la piazza, perché con tal nome non può veramente chiamarsi quel larghissimo tratto di nudo terreno che passa fra il castello ed il palazzo del mercato.
Il monumento ora è già collocato a posto. Sopra un basamento meschinissimo si erge la statua equestre del Gran Re, opera dello scultore Borghi.
Nei pochi momenti che la statua rimase scoperta se ne poté ammirare la discreta riuscita. Non piacque però molto la posizione del cavallo, il quale volge le parti posteriori alla città, quantunque alcuni la scusino, attribuendole un significato storico.
Venne testé nominata una Commissione con incarico di proporre il giorno in cui il momento dovrà inaugurarsi, e di stabilire sul da farsi in tale circostanza. (1)
Fortunatamente i pochi sguardi fugaci che colsero qualche dettaglio, durante le fasi della posa, notarono che la statua si presentava come graziosa e decisamente in linea con le aspettative:
Sul piedestallo già eretto in piazza Castello, fu collocata martedì la statua equestre di Vittorio Emanuele, opera del Borghi. Si dice ben riescita. Probabilmente verrà scoperta nel giorno 26 corr. ed un’apposita commissione, incaricata dal Sindaco, provvederà a qualche festa d’inaugurazione. (2)
Poco tempo dopo fu programmata, appunto, la cerimonia, la quale mandò in felice fibrillazione l’intera città con grande gioia e non poche speranze:
Inaugurazione del monumento al Re Vittorio Emanuele. — Quest’oggi, in Novara sarà in forma solenne inaugurato il monumento che quella cittadinanza ha voluto fosse eretto alla memoria del primo Re d’Italia (…).
Il monumento che sorge in Piazza Castello consiste in una statua equestre di bronzo, opera dello scultore Borghi e venne fusa nello stabilimento dei fratelli Barigozzi di Milano.
Ai fianchi stanno due bassorilievi, opera anch’essi del Borghi, rappresentante uno l’abdicazione di Re Carlo Alberto, l’altro l’incontro di Re Vittorio Emanuele con l’Imperatore Napoleone III il 3 giugno 1859.
Sono due fatti storici che successero in Novara.
Il monumento è opera d’arte pregevolissima, tale da far onore ed accrescere la fama del distintissimo artista che i novaresi prescelsero per un’opera la quale attesti i loro sentimenti di gratitudine pel Re liberatore. (3)
E l’evento riuscì assai bene con grande presenza di autorità e pubblico e rappresentanza della Casa Reale poiché il Re Umberto I si trovava presso un altro impegno pubblico:
La città di Novara ha inaugurato la domenica scorsa, con pompa solenne, il monumento che per sua iniziativa e per concorso generoso della Provincia, di Comuni e di privati venne dedicato alla memoria del gran Re Vittorio Emanuele II. Il Re scusandosi di non poter intervenire, delegò a rappresentarlo il conte generale Thaon di Revel, tenente-generale comandante il 2° Corpo d’armata. Il Presidente del Consiglio dei Ministri e della Camera dei Deputali si faceano rappresentare alla cerimonia, il primo dal Prefetto Senatore Pissavini, il secondo dall’on. Ricotti. Si trovarono inoltre presenti i senatori Tornielli, Brusati Giuseppe e Verga Comm. Carlo, e i Deputati Faldella, Franzosini, Morini, Mellerio, Serazzi e Curioni. Nonostante il tempo del tutto imbronciato, la festa riuscì splendida ed imponente, ed i Novaresi ne conserveranno per lungo tempo la gradita ricordanza (…). (4)
Non mancò anche in questo caso, tuttavia, qualche lagnanza campanilista. Secondo alcune cronache non venne alcuna rappresentanza da Vercelli e questo procurò dei mal di pancia:
La festa dell’inaugurazione del Monumento a Vittorio Emanuele, quantunque il tempo fosse piovviginoso, riuscì molto bene. Il concorso delle Autorità provinciali fu grande, si notò solamente con dispiacere dei Novaresi, la mancanza delle Autorità vercellesi. Rappresentava Sua Maestà il Re il Generale Thahon di Revel. Molti furono i discorsi applauditi dalla popolazione. (5)
Passò il tempo, la furia della guerra, il rancore dei militi della Repubblica Sociale Italiana i quali, in odio alla monarchia, sfregiarono i monumenti sabaudi in città.
Per questa ragione si rese necessario restaurare l’opera subito dopo l’ultima guerra mondiale.
Restauro opera di Eduardo Tantardini in un clima difficile perché l’iconoclastia antisabauda non era venuta meno ed anzi il defunto fascismo repubblicano l’aveva passata e ceduta in qualche modo alle sinistre ansiose di imporre la forma repubblicana a qualunque costo e di spazzare via la millenaria casa.
Si raggiunse una sorta di compromesso, la statua rimase al suo posto seppur voltata dal lato di Palazzo Venezia verso la Borsa con il castello alle spalle, ma il nome “piazza Vittorio Emanuele II” fu mutato in “piazza Martiri della Libertà”.
Oggi la bella statua equestre del “Re galantuomo” sorge ancora al suo posto a memoria delle glorie di una dinastia millenaria e del Risorgimento nazionale ed in armonia con il ricordo delle glorie della Resistenza. Sperando che rimanga ben al suo posto malgrado la famigerata “cancel culture” il cui cieco fanatismo non manca di suscitare legittime preoccupazioni. Per il momento si può essere ottimisti visto il recente restauro che ha dimostrato rispetto e sensibilità verso l’arte e la cultura di una magnifica città piena di storia e memoria da difendere.
Alessandro Mella
NOTE
1) Gazzetta Piemontese, 266, Anno XV, 27 settembre 1881, p. 1.
2) Corriere Eusebiano, 39, Anno VII, 25 settembre 1881, p. 3.
3) L’Eco dell’Industria, 86, Anno XVIII, 30 ottobre 1881, p. 2.
4) La Voce del Lago Maggiore, 45, Anno XVI, 4 novembre 1881, p. 3.
5) Corriere Eusebiano, 45, Anno VII, 6 novembre 1881, p. 3.
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