Di Alessandro Mella
Si può essere eroi nella disperazione? Di fronte all’impossibilità di ribaltare il fato avverso? Quando il nemico irrimediabilmente incalza senza speranza di riscossa?
Parrebbero domande sciocche ma la risposta è senz’altro “Sì” e questa vicenda umana è una delle tante prove che la storia ci ha lasciato.
Quella di Mario Braghin iniziò lontano, ad Adria nei pressi di Rovigo, quando nacque il 25 novembre 1924, figlio di Giovanni e di Maria Rovaro. (1)
Di certo assai giovane si spostò con la famiglia a Vercelli ove crebbe negli anni difficili del ventennio fino ad essere travolto dal crollo del regime, dall’armistizio dell’8 settembre 1943 e dalla successiva nascita della Repubblica Sociale Italiana per la quale, di fronte alle imposizioni dei Bandi Graziani, egli non voleva affatto combattere.
Il 1° marzo del 1944, quindi, lasciò la città per recarsi in provincia alla ricerca delle “bande” cui voleva unirsi. Riuscì ad aggregarsi all’8ª Brigata partigiana Garibaldi “G. Boggiani” con la quale prese a combattere assumendo il nome di battaglia “Cip Cip” nel distaccamento detto “Dinamite”.
Vennero i mesi difficili con le poche risorse, vita e lotta clandestine, rifugi improbabili, sacrifici immensi ed i continui rastrellamenti.
Un patimento quotidiano da sopportare con stoicismo tanto più che la guerra non sarebbe certo durata in eterno e l’alba di quella libertà, che egli sognava, sarebbe giunta. Lui, tuttavia, non ebbe modo di vederla poiché il 12 gennaio 1945, a Riabella di San Paolo Cervo, Mario ed i suoi commilitoni furono incalzati dal sopraggiungere dei reparti nemici in risalita verso le loro posizioni.
La sua priorità divenne rallentare l’ascesa delle formazioni attaccanti per permettere ai suoi compagni di ripiegare e mettersi in salvo garantendo, così, la sopravvivenza della brigata partigiana cui appartenevano. Per questo si pose in posizione sicura e con il suo mitra prese a sparare per arrestare i persecutori in arrivo. Fu ferito, le munizioni presero poi a scarseggiare, i nemici si fecero più vicini ed allora, per salvare la propria dignità, egli prese una decisione estrema e con i pochi colpi rimasti freddò se stesso. In questo modo, tra l’altro, avrebbe evitato le torture cui certo i rastrellatori avrebbero fatto ricorso per farlo parlare. Quelle che rendevano a volte fragile anche il più saldo e stoico degli eroi.
Rivolse il suo mitragliatore contro il suo corpo e fece fuoco fulminandosi prima di essere sopraffatto.
Il suo coraggio, disperato ma limpido e magnifico, gli valse, tardivamente poiché giunta solo negli anni ’70, una medaglia d’argento al valore militare:
Giovane ardito e generoso, entrava volontario nelle prime formazioni partigiane e partecipava a numerose azioni, dimostrandosi valoroso combattente. Nel corso di un duro combattimento contro preponderanti e bene armate forze avversarie che tentavano di accerchiare il suo reparto, si portava su idonee posizioni riuscendo, con preciso fuoco della sua arma, a contenere l’attacco nemico e consentendo ai commilitoni di ripiegare. Ferito più volte non desisteva dalla generosa eroica azione finché, vistosi circondato dal nemico, si toglieva la vita con una scarica della propria arma piuttosto che arrendersi. (2)
Alla famiglia, ai suoi cari che tanti anni prima l’avevano perduto così drammaticamente, le insegne e l’attestato furono consegnati nel corso di una solenne cerimonia a Vercelli nel 1972:
Vercelli: onorificenze ai Caduti partigiani Vercelli, lunedì mattina. (w.n.) Alla caserma Scalise, sede del 131″ artiglieria corazzata Centauro, il comandante del presidio militare, gen. Gamalero, e il presidente dell’associazione Nastro Azzurro, rag. Basso, hanno consegnato ieri decorazioni al valor militare ad ex combattenti della guerra di Liberazione nella ricorrenza della giornata del decorato e dell’orfano di guerra.
Tre medaglie d’argento al valor militare alla memoria sono state consegnate ai familiari di Mario Braghin, di Adria; Evelino Chiarletti, di Cerrione, e Walter Perico, di S. Paolo Cervo. Una medaglia di bronzo al valor militare è stata consegnata alla memoria di Pierino Quagliotti di Villata.
Sono stati fregiati di onorificenze anche due ex partigiani: con medaglia di bronzo Primo Corbelletti, di Biella; e con croce di guerra Elvio Quinto Barbero, di Sala Biellese.
La manifestazione si è conclusa con la consegna di dodici croci di cavaliere di Vittorio Veneto ad altrettanti veterani della prima guerra mondiale. (3)
Oggi una targa sorge nel luogo ove Braghin ed i suoi due compagni caddero e periodicamente c’è chi si reca a rendere omaggio a quei giovani coraggiosi che diedero la vita, nel caso di Mario in particolare, sognando un’Italia migliore che i loro occhi non poterono vedere ed i loro cuori amare come avrebbero meritato di poter fare. (4)
Alessandro Mella
NOTE
1) Commissione Regionale Piemontese per l’accertamento delle qualifiche partigiane, scheda Braghin Mario tramite il portale Partigiani d’Italia. A differenza della maggior parte delle fonti la scheda riporta, tuttavia, come luogo di nascita Vercelli. Discordanza comprensibile a causa delle difficoltà di verifica dei dati in quel periodo.
2) Archivio Istituto del Nastro Azzurro tra Decorati al Valor Militare.
3) Stampa Sera del lunedì, 120, Anno CIV, 22 maggio 1972, p. 15.
4) Domenica 15 gennaio, nella frazione Riabella di San Paolo Cervo, sarà ricordato il 50° anniversario della morte dei partigiani Rubello Acquadro (Rus), Carlo Balzaretti (Intrepido) e Mario Braghin (Cip Cip), caduti durante il combattimento del 12 gennaio 1945. Il programma della manifestazione prevede il ritrovo dei partecipanti alle ore 10. nella sede della Pro Loco di Riabella. Alle 10.50. un omaggio floreale sarà deposto alle lapidi dei Caduti da parte della delegazione Anpi Valle Cervo (…). (Il Biellese, 2, Anno CIX, 6 gennaio 1995, p. 17).
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