Di Alessandro Mella
Il Corpo delle Guardie di Città fu voluto dal ministro dell’interno Francesco Crispi nel dicembre 1890 e venne realizzato tramite l’unione, in un’unica amministrazione, delle guardie e milizie comunali e delle guardie di pubblica sicurezza. Un provvedimento piuttosto discusso ed a tratti impopolare:
L’on. Crispi, come era da aspettarsi, ha ottenuto che gli fosse accordata la facoltà di sciogliere le guardie municipali nelle città italiane dove si trova una questura e di pubblica sicurezza di affidare il servizio di esse alle guardie di città, alias di pubblica sicurezza.
Un nuovo atto di accentramento contrario alla libertà.
Eppure ciò avviene per opera di quel medesimo individuo, che fu un tempo il più eloquente difensore del decentramento che proclamò il principio: la monarchia al centro la repubblica alla periferia, ossia massima libertà alle provincie ed ai comuni conciliabile coll’unita dalla milizia, della marina e della giustizia.
Ma variare d’opinione, dice un proverbio, è segno di sapienza. (1)
Roma. Alla Camera dei deputati fu proseguita mercoledì la discussione sulla legge pel personale di pubblica sicurezza. Nella seduta antecedente si erano lasciati in sospeso gli articoli in forza dei quali le guardie municipali sarebbero state soppresse, per essere quindi incorporate coi questurini, assumendo il titolo di guardie di città.
La questione infatti era scottante, perché nelle città ove il servizio municipale funziona bene e sono quasi tutte le principali, la progettata soppressione darebbe forse argomento a turbamenti gravi nelle amministrazioni. Crispi, prevedendo quindi la fiera battaglia che sarebbesi su ciò impegnata, dichiarò nella seduta di mercoledì d’aver modificati quegli articoli, sicché si continuò la discussione e si approvarono gli altri articoli del progetto, rimettendo a venerdì la discussione di quelli in sospensione.
La vagheggiata soppressione è la causa precipua per cui si elaborò il progetto, per cui pochi credono che le modificazioni accennate siano di rilevante portata e che la lotta non è quindi scongiurata ma solo differita. E dire che vi sono ancora degli ingenui i quali credono che, allo scrutinio segreto, il complesso della legge sarà respinto. Poveri illusi! (2)
Fu sostanzialmente un corpo di polizia dagli organici assai limitati e quindi concentrato, nella sua opera, nei grandi e principali centri urbani. Al comando della struttura era previsto un colonnello con, scendendo nelle gerarchie, ufficiali, graduati, guardie ed ausiliari. Tuttavia, questa istituzione ebbe vita breve poiché l’istituzione fu soppressa poco dopo la Grande Guerra.
Personaggio interessante appartenuto a questo corpo fu il cav. Achille Cerreta fu Michelangelo, il quale nacque, a L’Aquila, il 24 marzo 1854 per poi prendere servizio nei corpi di polizia del Viminale il 4 ottobre 1871. (3)
Il nostro Cerreta era un valido poliziotto e presto fece carriera giungendo al comando della Scuole Allievi delle Guardie di Città a Roma. Anche in questa veste che egli accolse un felice momento di questo corpo:
Alle «Guardie di città». Nella caserma degli allievi guardie di città, in Roma, si è svolta iermattina una simpatica cerimonia: la consegna della medaglia d’oro che il ministro dell’interno assegnò al corpo delle guardie per gli eminenti servigi prestati nella catastrofe calabro sicula tre anni fa. La medaglia venne consegnata da S.E. Falcioni, sottosegretario di Stato per il ministero dell’interno, il quale pronunciò un patriottico ed elevato discorso d’elogio per gli eroici agenti che tanta abnegazione profusero nei luoghi colpiti dalla sventura: rispose a nome del corpo premiato con commosse parole il colonnello Achille Cerreta, comandante la scuola allievi (…). (4)
Ma in verità il Cerreta era già stato, da tempo, chiamato ad un più alto compito poiché, nel 1907, fu lui ad assumere il comando delle Guardie di Città quale successore del comandante Siglienti. Contestualmente il nostro ebbe la promozione a tenente colonello. (5)
La sua nomina non fu un caso, nel tempo egli si era guadagnato la stima e viva simpatia di tutti.
Solo pochi mesi prima aveva, infatti, ricevuto la medaglia d’oro al merito di servizio per il suo valore ed il suo zelo. (6)
Non fu questo l’unico onore di cui beneficiò poiché la sua professionalità gli valse l’ordine della Corona d’Italia e quello dei Santi Maurizio e Lazzaro nei gradi di ufficiale e cavaliere. (7)
Grande emozione dovette provare nel 1910 quando accompagnò il re Vittorio Emanuele III in visita alla scuola delle guardie:
S.M. il Re, accompagnato da S.E. il generale Brusati, dal contrammiraglio Gareli e dal maggiore Selb si recò ieri mattina in automobile, a visitare la scuola allievi guardie di città, a via Garibaldi. Ricevettero il Sovrano e lo accompagnarono nella visita il direttore tenente colonnello Cerreta, il vicedirettore capitano Cordopatri, S.E. il presidente del Consiglio, on. Luzzati, S.E. il sottosegretario di Stato Calissano, e il prefetto, senatore Annaratone.
S.M. il Re, dopo aver visitato tutti i locali della scuola ed espresso il suo compiacimento per l’ordine e la pulizia, passò in rivista gli allievi. All’uscita del Sovrano il concerto degli allievi intuonò la marcia Reale e la folla che si era riunita sulla via Garibaldi salutò rispettosamente l’Augusto visitatore. (8)
Nominato frattanto commendatore, per sopraggiunti limiti di età fu collocato a riposo nell’autunno del 1918 poco prima dello scioglimento del corpo a cui aveva dedicato tanti preziosi anni della sua vita. (9) Al suo posto fu istituita la Guardia Regia la quale ebbe a sua volta breve durata ma segnò profondamente la storia dell’Italia nei difficili anni ‘20:
Il Decreto che istituisce la Regia Guardia. Gli ispettori in investigazione. Roma, 7, notte. La Gazzetta Ufficiale pubblica un regio decreto che sopprime l’attuale corpo delle guardie di città e in sua vece istituisce il corpo della regia guardia per la pubblica sicurezza; ed un altro decreto che dà facoltà al Ministero degli Interni di affidare a determinati agenti funzioni direttive colla qualifica di Ispettore di investigazione. (Stefani). (10)
Terminarono insieme le storie di un’istituzione della nuova Italia e di uno dei suoi animatori appassionati e dediti. Il comm. Cerreta, cuore abruzzese e spirito indomito di valoroso funzionario dello Stato.
Alessandro Mella
NOTE
1) Gazzetta di Mondovì, 17, Anno XXII, 11 febbraio 1890, p. 1.
2) Gazzetta di Alba, 12, Anno IX, 8 febbraio 1890, pp. 2-3.
3) Ruolo di anzianità del personale delle amministrazioni dipendenti dal ministero dell’interno, Tipografia Cooperativa Sociale, Roma, 1907, p. 467.
4) Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, 276, 27 novembre 1911, pp. 7641-7642.
5) La Tribuna Illustrata, 48, Anno XIV, 1° dicembre 1907, p. 772.
6) Bollettino Ufficiale del Ministero dell’Interno, 11, Anno XVI, 11 aprile 1907, p. 584.
7) Del primo si trova riferimento in Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, 80, 5 aprile 1906, p. 1338 e del secondo si trova conferma in Ibid., 203, 31 agosto 1908, p. 5178.
8) Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, 304, 31 dicembre 1910, pp. 7074-7075.
9) Bollettino Ufficiale del Ministero dell’Interno, 35, Anno XXVII, 11 dicembre 1918, p. 2032.
10) La Stampa, 277, Anno LIII, 8 ottobre 1919, p. 1.
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